LA
SPERANZA CHE VA OLTRE LA FINE
poesia di Karol Woitjla
Nel
tempo giusto
la
speranza s'innalza
da
tutti i luoghi soggetti alla morte -
la
speranza ne è il contrappeso -
in
essa il mondo, che muore,
di
nuovo rivela la vita.
Nelle
strade i passanti dai corti giubbotti
e
dai capelli spioventi sul collo
tagliano
con la lama del passo
lo
spazio del grande mistero
che
in ognuno di loro
si
estende tra morte e speranza:
uno
spazio che scorre verso l'alto
come
la pietra di luce solare
rovesciata
all'ingresso del sepolcro.
In
questo spazio,
la
più perfetta misura del mondo
TU
SEI
e
dunque ho un senso,
e
scivolare nella tomba, passare nella morte,
disfarmi
nella polvere d'irripetibili atomi
è
per me parte della Tua Pasqua.
Sono
un viandante
sullo
stretto marciapiede della terra,
in
mezzo corrono macchine,
partono
razzi interplanetari...
Dappertutto
un moto centrifugo,
(l'uomo...
Sola scheggia di mondo
che
abbia un moto diverso...)
sono
un viandante
sullo
stretto marciapiede della terra,
e
non distolgo il pensiero dal Tuo volto
che
il mondo non mi svela.
Ma
la morte è un'esperienza finale
ed
ha sapore d'annientamento,
con
la speranza le strappo il mio "io",
glielo
devo strappare,
superare
così l'annientamento...
allora,
d'intorno, si levano grida,
si
leveranno di nuovo:
"Sei
pazzo, Paolo, sei pazzo!"
ed
ecco contro me stesso e contro una moltitudine
combatto
per la mia speranza -
in
me non la sostiene nessuno strato di memoria,
nello
specchio in cui tutto passa non trova un riflesso
ma
soltanto nel Tuo PASSAGGIO pasquale,
a
cui si lega l'iscrizione più profonda del mio essere.
E
così m'iscrive in Te la mia speranza,
fuori
di Te non posso esistere, -
quando
innalzo il mio "io" sopra la morte
svellendolo
da un suolo di sterminio -
questo
avviene
perché
esso sta in Te
come
nel Corpo
che
dispiega la sua potenza
sopra
ogni corpo umano
e
rinnova il mio "io",
cogliendolo
da un suolo di morte
in
figura diversa eppure tanto fedele,
dove
il corpo della mia anima
e
l'anima del mio corpo
ritornano
a congiungersi fondando sulla parola,
per
sempre, la vita
fondata
prima sulla terra,
dimenticando
ogni affanno,
come
al levarsi, nel cuore,
d'un
Vento improvviso
al
quale nessun uomo vivente può resistere
nè
le cime dei boschi, nè in basso le radici che si fendono.
Il
vento mosso dalla Tua mano,
ecco,
diviene Silenzio.
Gli
atomi dell'uomo antico
fanno
compatta la gleba primordiale del mondo
ch'io
raggiungo con la mia morte,
li
innesto in me definitivamente
per
trasformarli nella Tua Pasqua –
che
è il Tuo PASSAGGIO.
...questa SPERANZA ci lascia il nostro Papa,
"Speranza che non delude";
Speranza che chiediamo gli
uni per gli altri, a Dio per la sua intercessione...
Viviamo insieme questo
DONO che Dio ci ha fatto in Giovanni Paolo II.
Ti benedico di cuore
In Gesù e Maria
p. Dino
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