Ieri
su La Repubblica è apparsa questa lettera di
Luigi Vittorio Berliri (Consigliere comunale
di Roma), padre adottivo di un bimbo disabile,
a proposito del medico che in Olanda pratica
l'eutanasia a bambini handicappati. Si tratta
di una bella e istruttiva lettura che
proponiamo a tutti i nostri utenti. Sul
prossimo numero di Vita magazine (in edicola
dal 10 settembre) proporremo ai nostri lettori
un approfondimento e un intervista a Luigi
Vittorio Berliri.
Caro Direttore,
sdraiato sul letto, mio figlio mi dorme a
fianco, stringe tra le mani il suo cagnolino.
Siamo appena tornati dal teatro di Villa
Borghese, dove un gruppo di ragazzi africani
recitava uno splendido “Pinocchio nero”.
Lui ha seguito lo spettacolo riconoscendo i
personaggi, chiedendo della balena e di
Geppetto, della scuola che anche lui, come
Pinocchio, dovrà iniziare tra pochi giorni.
Prima elementare.
Anche lui camminava come Pinocchio. I lunghi
tutori di metallo, dalla coscia al piede,
snodati al ginocchio, gli davano
quell'andatura caratteristica delle
marionette. Oggi lui stesso ride nel vedere
Pinocchio che cammina così. E' nato con una
grave malformazione che si chiama spina
bifida. Si é appena addormentato. Io leggo
“Repubblica” di giovedì 2 settembre e mi
fermo all'articolo in cui si intervista il
medico che in Olanda pratica l'eutanasia ai
bambini. Leggo: “Ha mai visto un bambino con
spina bifida? Ecco, questo è uno di quelli
che abbiamo ucciso”.
Poso il giornale, mi fermo lì, a pagina 13.
Prendo il libro sul comodino, inizio a leggere
mentre lui continua a dormire. Il libro mi
prende, leggo trenta pagine, ma non ce la
faccio, dentro di me cresce rabbia e sgomento.
E penso: ma come? Avete mai visto un bambino
con spina bifida? Io sì. E' mio figlio. Ed è
bellissimo, vivace e intelligente. Ha due
occhi neri neri. Dorme tenerissimo con la sua
schiena appoggiata alla mia. La mamma e la
sorella sono fuori e ha quindi il permesso di
stare nel lettone. E' un bimbo come tutti gli
altri. Va a scuola, ha degli amici che lo
cercano per giocare assieme.
Quel medico pensa che bambini così non
meritino di vivere. Io penso il contrario. Lo
penso perché è mio figlio. E quando lo
incontrammo per la prima volta in quella
stanza di ospedale, dove da troppi mesi
aspettava una mamma e un papà adottivi, le
gambe ingessate e gli occhioni neri che mi
scrutavano dritti e silenziosi, non ho pensato
di cercare un medico che gli desse la dolce
morte. Ho pensato solo che da quel giorno
sarebbe diventato nostro figlio. E il medico
che abbiamo incontrato, i tanti medici, gli
hanno regalato la “dolce vita”.
L'ortopedico pian piano gli ha raddrizzato i
piedi. Il neurochirurgo gli ha inserito una
piccola valvola per drenare dalla testa
l'acqua in eccesso, evitando che diventasse
idrocefalo e l'urologo gli ha evitato che
potesse avere gravi infezioni per la difficoltà
di urinare. Sono questi i medici di cui ha
avuto bisogno mio figlio. E non di chi gli
regalasse la morte. E ora vi prego, non
immaginate mio figlio come un bimbo infelice
che vive in ospedale. Perché lui oggi vive
esattamente come i suoi coetanei. Con le sue
nuove scarpe ortopediche corre salta e gioca.
E' felice, come sua sorella, che di handicap
non ne ha.
Mi spaventa l'eutanasia, l'aborto terapeutico,
l'eugenetica. A chi fanno paura i diversi? Chi
soffre davvero, i sani o gli handicappati?
Siamo davvero sicuri che dare loro la morte è
fare la loro felicità? O vogliamo solo una
società di sani? Io credo che si debba
lavorare per costruire città a misura di
tutti, a partire dai bisogni di chi ha più
difficoltà. Ospedali in cui siano medici e
infermieri capaci di guardare negli occhi i
loro pazienti, di capire che hanno di fronte
una persona, che potrebbe essere il loro
figlio… e io a mio figlio non voglio
regalare la morte.
Per fortuna viviamo in uno Stato in cui
secondo la Corte di Cassazione (sentenza
numero 14.488 dell'agosto 2004) “sostenere
che il concepito abbia un diritto a non
nascere, sia pure in determinate situazioni di
malformazione, significare affermare
l'esistenza di un principio di eutanasia o di
eugenesi prenatale, che è in contrasto con i
principi di solidarietà dell'articolo 2 della
Costituzione”. E quando mio figlio avrà
l'età per farlo, scriverà lui stesso cosa ne
pensa e vi dirà se avrebbe preferito nascere
in Olanda.
Luigi Vittorio Berliri
-
La vita non può essere messa ai voti -
Ti
benedico
p.
Dino