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Vi racconto L'UPEA
di Sabrina Baronio

 

Il telefono è ormai un mezzo crudele e velocissimo nel regalare emozioni e aglmo nel regalare emozioni chei suoi inizi mi dica pure chi non è rimasto elegantemente e prudentemente a distanza da sentimenti e rossori e comunicazioni che correvano (e corrono) sul filo di sms e squilli con o senza risposta!

Il cellulare,per essere davvero precisi. Non un  telefono fisso,non un cordless. Uno di quegli aggeggetti colorati nei display con mille suoni e musichine che danno i brividi se rimani sospeso un fine settimana a goderti il sole...e si perché ti perdi la novità,la news. Guai a rimanere indietro...

E allora,emozioni e notizie,comunicazioni di ogni genere ogni giorno volano nella rete mediatica mondiale portandosi dietro persone cui cambiano un istante,un giorno o un lavoro e dopo nulla è più lo stesso.

 

La mattina che Giovanni mi ride allegramente (come suo solito) che posso avere l'intervista con la squadra di basket,io non lo sapevo ma poi dopo un istante (in cui lui saltella sulla sedia in ufficio,è evidente anche senza videotelefono...)le mie giornate son cambiate e hanno cominciato a girare diversamente.

 

Capita spesso ultimamente di trovarmi qua e là per l'Italia a parlare e comunicare con le persone per i motivi più disparati e non mi chiedo davvero come mettere a fuoco un'occasione del genere. Ho imparato nei miei pochi 32 anni che quando la vita la cavalchi senza la presunzione di voler capire,lei ti lascia giocare e sistemare,come in un puzzle,le tue tessere. Senza fretta,senza un disegno che cambia dopo un pezzetto ma...alla fine verrà fuori quello che è il tuo lavoro.

Capita spesso ultimamente di pensare con ordine a cosa porterò e cosa no su un treno,su un aereo o una macchina. Fondamentale non sbagliare su questo...guai a dimenticare un paio di pile per il lettore cd che ti consente di isolarti dallo spiacevole e chiacchierone compagno di viaggio. Guai e inutile anche a far viaggiare quel paio di scarpine deliziose che però,ragazza mia,non userai e neppure ne avrai voglia dopo le corse fisiche e mentali che intraprendi!

Inseparabile il quaderno zebrato da cui nascono progetti che ora se ne vanno soli (come fanno i figli quando crescono) per l'Europa a radunare gente nei teatri,negli spazi che trovano. Così come inseparabile è la penna...quella semplicissima biro blu che fa sorridere i bancari ma che è l'unica che scorre morbida fra le dita mentre cerco di fermare senza imbrigliarli i pensieri,le sensazioni,i dati,le persone per quello che dicono o fanno o guardano.

Lì c'è il mio universo e quello che è di tutti poi,perché non ha senso raccogliere raccogliere raccogliere senza lasciarlo di nuovo andare per il mondo a vivere dentro altre teste altri occhi altre labbra. Questo è scrivere. Fermare,raccogliere creando lo spazio più comodo possibile e lasciarlo ancora volare via. I flussi non si fermano nemmeno lo volessimo e così sarà meno fintamente traumatico e scioccamente drammatico.

Staccarsi da qualcosa non è mai separarsene ma donarlo. Se non lo tieni ben presente non ci sarà possibilità di uscita neppure di un briciolo di verità in quel che scrivi. Mai.

 

Arrivo un pò infreddolita dentro un palazzetto sportivo con un bel sole. Entro credo spaesata dal rumore dispersivo di voci che non si capisce da dove arrivino. Lo capisco due secondi dopo quando loro son lì che mi danno le spalle (ma dico io,a una signora???) mentre se ne stanno tutti assorti in gruppetto chiuso. Classico,gli uomini son tutti così.

Rido da sola delle considerazioni evidentemente da quotidiano femminile e cerco di trovare una posizione comoda su quei sedili che,si vede,si che si vede,non son stati certo concepiti per permettere ad una scrittrice girovaga di arrotolarsi e far scorrere quella biro. Mi adatto,così si fa di solito.

Ok,li posso guardare e osservare senza che loro notino la mia presenza e dopo avere salutato un paio di persone dello staff (la solita distrazione femminile fa ora si che io...non ricordi nulla!).

 

A vederli sembra di essere nel backstage di Space Jam. Inutile dire che questi ragazzi lunghi,lunghissimi che scoppiano di salute e sport,ispirano sani principi alle mamme come me. E forse anche alle altre.

Belli e puliti ma sarebbe banale definirli così solo in riferimento ad un fisico evidentemente bello e atletico. Puliti nei movimenti,senza fronzoli né eccessi,anche quando rimangono fermi ad ascoltare.

Ascoltano un altro uomo,piccolo,che però,udite udite,rimane tranquillo fra quei giganti e li dirige con un  piglio davvero ammirabile!
Sorrido,inutile negarlo,continuando a guardare quelle autostrade di uomini muoversi e saltare così come da istruzioni del “piccolo” determinato e fermo allenatore. Accidenti!

 

Rincorro gli ultimi appunti,le ultime interviste nelle pagine che si susseguono (parlo sempre della "zebra" su cui scrivo) .E li osservo con i miei occhi,con la lucidità di dover fare un resoconto e con il bagaglio emotivo che mi appartiene e da cui non solo non devo separarmi ma,anzi,usarlo per buttarla giù questa pagina.

Diciamolo pure allora che questa è una squadra che gioca in A2 (corrisponde alla serie B del calcio).

Diciamo anche che il pensiero immediato è che il paragone stona e non regge. Non certo a sfavore dei 10 che stò guardando adesso.

Il calcio rende quei ragazzi meno umani meno veri,spesso molto attenti a come voltarsi e fare smorfie rispetto le telecamere e gli obiettivi o,sempre più frequentemente,rispetto veline,letterine,schedine e affini.

Qui quello che traspare è concentrazione e voglia di capire di imparare e giocare. Non c’è un Cassano che si irrita,scalcia e se ne va. Non c’è nemmeno uno Shevchenko che poco si sente capito (“In Italia sembrano tutti fissati col goal” qualcuno gli ricordi per favore che lui è un centravanti e lo fa per lavoro,grazie).Insomma niente capricci,niente telecamere,niente gossip o ragazze sorridenti al limite del fastidio agli zigomi. Nulla di tutto questo…

Li osservo ancora e ancora e ancora .Cerco di capire di vedere e mi rendo conto che finalmente sono davanti (dopo mesi) a delle persone di sesso maschile che giocano e vivono dando un valore a quello che fanno e che sono! Risulta davvero immediato ed evidente tanto da sconvolgere le domande di rito che faccio successivamente in albergo.

Ce n’è uno e poi due e poi tutti che sembrano freddi e distaccati e invece poi sono semplicemente lì,davvero presenti a quel che fanno e cercano di dare il meglio all’omino “piccolo” che si aggira fra questi sinuosi e innocentissimi bronzi.

 

Eggià,l’allenatore! Veloce,sa quel che dice e cosa vuole da loro. Interrompe le mie riflessioni sul sedile da odissea sorridendomi con una disponibilità senza stuccature ipocrite e di circostanza. Non capisco e non so se abbia davvero voglia di dedicarmi il suo tempo ma probabilmente conta il fatto che me lo ritrovo tranquillamente seduto accanto pronto e per nulla impaziente,frettoloso.

E salta subito evidente che basso non è per nulla! Anzi! Altro che omino! A questo punto mi chiedo quanto lunghi siano gli altri…

Perdichizzi.Comincio con le mie curiosità facendo presente che la mia cultura in materia tecnica è più che ridotta e lui continua a sorridermi. Mi chiedo dove sia la famosa diffidenza nei confronti della stampa ammesso che appartenga anche a lui.

 

Il sud è calore e lui si trova davvero bene a Capo d’Orlando. Aveva cominciato pensando fosse poco utile far trasferire la sua famiglia ma ora anche le sue figlie sono integrate e soprattutto si muovono con disinvoltura,tanto da esserci nonostante il papà giochi o meno in casa,un pensierino ce lo ha fatto.Questo perché l’ambiente è sano,pulito e accogliente senza risultare finto o,peggio,invadente.

Parecchi ex giocatori tornano periodicamente anche perché è davvero tutto bellissimo di questa terra…le persone,il mare,il cielo.

Insegna anche alla facoltà di medicina ed è laureato in economia e commercio.

Da contratto si ferma 3 anni con l’Orlandina Basket.

Secondo quest’uomo è importante fare sempre meglio e dare sempre il massimo,il successo non è un obiettivo ma una tappa o si scivola facilmente.

 - “Il consolidamento della squadra è crescere tutti insieme ed è una filosofia da trasmettere ai ragazzi. Il gruppo cresce con me,si lavora davvero senza risparmiarsi e allora migliora la squadra. Credo sia importante crescere umanamente di pari passo alla parte tecnica del gioco,solo così è reale un team che può pensare di andare avanti e vincere.”

 - A suo parere i ragazzi son contenti di lei come allenatore e come rapporto umano che si stabilisce?

 - “Non ho proprio idea di cosa pensino davvero ma credo debbano essere fieri di avere un allenatore giusto ed imparziale nei loro confronti”

 - Colpisce moltissimo il suo atteggiamento nei loro confronti e viceversa,seguono davvero quello che lei dice?

 - “I ragazzi si stanno impegnando omogeneamente e quello che dico fanno. Del resto è così che funziona e la leadership è qualcosa che si vede,si sente. Credo sia necessaria come trainante in un progetto che ha intenzione di fare un percorso sul serio! Mi è capitato spesso di dire a questo o a quel giocatore di passare una palla a chi e dove ritenevo più opportuno,anche se non si sarebbe riusciti a segnare il punto,anche se si rischiava di prenderli invece i punti. Non è passività ma collaborazione questa ed è fondamentale che si sia sulla stessa lunghezza d’onda in tal senso!Io so quello sto facendo e sono fuori dal campo,ho una visione d’insieme certamente diversa da quella di chi è a giocare e inoltre ognuno ha il suo ruolo,io alleno e creo degli schemi di gioco adatti di volta in volta ai miei ragazzi rispetto i vari avversari. Se non mi seguissero fidandosi il risultato non sarebbe quello che vediamo oggi,una squadra stabile che avanza gradualmente con una crescita tecnica e un affiatamento come ce ne sono pochi probabilmente.”

 - Ricordate un po’ il Chievo che improvvisamente è arrivato agli onori della ribalta anche se poi a ben guardare c’è stato anche lì un avanzare preciso senza fretta.

 - “Esatto. Il Chievo è un esempio positivo di scalata perché hanno saputo,si,avanzare insieme ma senza poi perdersi in scelte di mercato azzardate e improbabili per la società. Questo può fare la differenza in modo rilevante e schiacciante come si può ben vedere per altri team che invece hanno agito senza tener presente i canoni di cui parlavamo prima. E proprio per questo i giovani sono molto seguiti e curati fin dai 13 anni così come le foresterie che si vagliano e studiano attentamente”

 - Insomma un rapporto che apparentemente potrebbe sembrare impari o gerarchico (allenatore-giocatore) si rivela il punto di partenza per poter avanzare con una linea e un senso.

“Esattamente. Loro lo sanno,l’hanno capito benissimo e non abbiamo davanti giocatori capricciosi ma solo uomini che lavorano seriamente con costanza e determinazione seguendomi. Non mancano i momenti di tensione o di rimproveri,se così vogliamo definirli,ma certo ci sono anche le gratificazioni ed entrambi servono perché è importante capire. E capire conviene!”

 - Conviene???

 - “Si,assolutamente!Conviene perché si vince e non parlo soltanto di una vittoria ma di vincere nella crescita. La sconfitta è qualcosa che accade e che non è proprio evitabile eppure consideriamo quello che abbiamo dato in campo alla fine del gioco. Se possiamo tornare a casa pensando che abbiamo dato il massimo allora è andata bene,sarebbe assurdo e illusorio pensare non ci siano avversari che possano rivelarsi più forti di noi! E’ fondamentale dare il massimo.”

 - Sembra tutto perfetto,armonioso,costruttivo…è sul serio così?

 - “Pare proprio di si!” e ride.

 - Il basket rispetto il mondo del calcio (mi perdonerà se scivolo ancora nella comparazione?lo spero…) gode di meno rilievo dal punto di vista dei media e del gossip,perché secondo lei?

 - “Perché tanto per cominciare il basket è un campo,uno sport,di cui se ne può parlare solo se lo si conosce”

 - Quindi poco spazio per ragazze più o meno appollaiate su sgabelli a cercare di seguire un calcio d’angolo o un fuori gioco.

 - “Appunto. Poi…cosa devo dirle?Va benissimo così secondo me anche se bisogna sottolineare che il nostro è il secondo sport nazionale in Italia quindi l’attenzione che riceve non è poi così poca. Magari è quella più sana,vogliamo dirlo?”

 - Diciamolo. Si,diciamolo. Ho avuto davanti delle persone di cui traspariva la chiarezza l’essere sportivamente sani e non mi riferisco certo alle loro analisi del sangue!

 - “Posso dirle che nel basket vedo tantissima voglia di praticarlo sul serio questo sport e non è certo poca cosa in un periodo in cui di sportività vera ce n’è sempre più bisogno”

Concordo con lui e lo lascio andar via considerandomi davvero molto soddisfatta del nostro colloquio,lui di rimando mi stringe la mano mentre si alza (confermo,qui l’unica bassa sul serio sono io!) e lascia spazio ai suoi ragazzi.

 

Mi sposto sui divani bianchi nella hall decisamente più informali. E arriva Stefano Marisi,21 anni di Forlì. Bello e sorridente ammette con una sfacciata disinvoltura di non avere un buon rapporto con la stampa. Accidenti,cominciamo bene. La cosa credo mi scoraggi un pochino ma ormai son lì e certo non gli risparmio nulla al ragazzetto,mica crederà di mettermi in difficoltà???

-          Perché questa diffidenza?

-          “ Semplicemente perché voi giornalisti spesso cercate solo conferme a quello che avete già in mente di scrivere o,peggio,ad un’opinione. Se poi non si dice quel che vi fa contenti allora lo scrivete ugualmente. Sono stato in un paio di trasmissioni e si è cercato di estorcermi commenti feroci sui colleghi durante il fuori onda. Non mi piace la scorrettezza,non sono qui per parlare degli altri o per giudicarli e nemmeno scendo in campo per affermare una superiorità. Io gioco e basta. Il rispetto è fondamentale.”

-          Capisco. Giusto (cosa volete che dica che ha ragione?sono qui in veste di giornalista! uff che momento…).

-          “Il rispetto e le regole sono fondamentali o non si arriva da nessuna parte e non credo la cosa valga solo per il basket,anzi. Vengo da una famiglia dove questo sport è quotidiano (…) ma prima di tutto i miei mi hanno trasmesso con l’esempio che una guida è importante e preziosa quando intraprendi una strada. Le regole non sono un impedimento allo sviluppo della personalità né un qualcosa che toglie. Invece riesce a farti conquistare autonomia e risultato! Ognuno ha il suo ruolo e io credo molto nell’allenatore,nella sua figura e nello specifico in quello con cui ho l’opportunità di giocare adesso (Perdichizzi). Si può pensare quel che si vuole ma seguo quel che mi dice anche se magari al momento posso non capire,non è importante capire ma fare!”

-          Certo ma non contesti mai?Fai sul serio sempre quel che decide il mister o è successo di aver fatto di testa tua?

-          “Scherza? No. Ricordo una volta che mi sono sentito dire di giocare in una posizione in cui era quasi certo avremmo preso dei punti. Nonostante questo ho eseguito perché ho pensato che a qualcosa serviva anche se non nell’immediato.”

-          E quei punti li avete presi?

-          “Si. Ma il bello non era certo prendere 10 punti in 10 minuti.”

-          Non capisco…

-          “Da mettere a fuoco era che l’allenatore stava provando un paio di giocatori della squadra avversaria e aveva bisogno di quei 10 minuti giocati così. Quello che dimostra che i punti presi non erano persi ma qualcosa di acquisito nella tecnica e nel gioco di comprensione dell’avversario è stato realizzarne poi subito dopo 15!”

-          Caspita!

-          “L’allenatore ha le proprie idee e le sue tecniche su come portare avanti una squadra dentro e fuori dal campo,dalla partita ufficiale e io non discuto,mai. Sono sicuro che quello che mi si chiede è per il bene mio e della squadra,solo così cresco sempre di più e do il massimo. E’ qualcosa che ho nel comportamento e nel modo di vivere,deriva da come sono cresciuto. Ho sempre tenuto presente che un genitore parla e agisce per il tuo bene anche se alcuni punti puoi non capirli subito ma l’esperto non sei tu! Non significa essere passivi o soldatini senza testa,se c’è da discutere si può fare ma prima faccio e ne parlo soltanto se la tattica si è rivelata non adatta ma non secondo me,si parla di dati. Non faccio certo di testa mia per apparire migliore o più di un compagno di squadra!”

Lo guardo in silenzio e mi rendo conto di rimanere così per qualche secondo in più,se ne rende conto e riprende il discorso lui.

-          “Mi guardi come se stessi dicendo un sacco di cose finte,è vero può sembrare,lo so ma questa è la mia filosofia di vita e non certo parole di circostanza per leggere un articolo carino su di me”

-          Si,ti rendi conto di sembrare un frullato di verdure vero?Una cosa che fa solo tanto bene.Ti faccio una domanda da mamma,come mai se noi genitori diciamo fai questo,è per il tuo bene si fatica a seguire e poi invece arriva il gioco del basket e voi siete tutti meravigliosamente disponibili,costruttivi e fiduciosi?

-          “Non so cosa rispondere ma credo invece che sai qualcosa che fai nel gioco solo se la vivi anche in famiglia o comunque risulta molto più naturale. Io poi mi ritengo davvero fortunato ad avere una famiglia forte che mi ha lasciato molta indipendenza nello sport ma non solo riferita agli spostamenti. L’autonomia è anche e soprattutto una responsabilità che ti assumi ed è altro che far quello che mi pare e piace! In qualche momento del mio passato,quando ero giovane (e certo adesso è a metà strada secondo lui???e io allora???no comment…) ho anche pensato che i miei amici facevano più cose di me ma poi mi rendevo conto che non erano nemmeno contenti davvero di uscire e fare tardissimo o di sbronzarsi e tutto il resto. Autonomia e indipendenza è qualcosa che gestisci e da cui derivano poi i risultati di quel che scegli di fare nella vita,nel lavoro come nel tempo libero.”

-           Con che cosa hai fatto colazione stamattina?Avete una dieta da seguire qualcosa che non si può fare?

-          “Ho preso cornetto e cappuccino ma non abbiamo regole ferree,probabilmente perché siamo noi a renderci conto di quando abbiamo bisogno di perdere o acquistare in peso.”

-          Insomma esce fuori un quadro positivo.

Gli giro la domanda sulla poca attenzione dei media e del gossip sui giocatori di basket e gli chiedo se gli mancano le veline insomma!

-          “No che non mi mancano! Non sono nemmeno il mio tipo ideale di donna e la notorietà su alcuni tipi di giornali non solo non la cerco ma lasciamo stare qualsiasi commento! Poi le persone che ci seguono tendono sempre a farci sentire supportati e sostenuti ed è questo che conta di più nel rapporto umano con le persone.”

Mi descrive una sua giornata tipo che si evolve fra colazione,pesi,allenamento,fondamentale per ruoli o atletica e poi riposa e poi mangia (pure!) e poi esce. Insomma fa tutto quel che fa una persona normale. Ma legge?

 - “Si leggo e l’ultimo libro è “L’ultimo cavaliere” di S.King”

 - Stefano,ti do del tu,c’è qualche domanda che non ti ho fatto e che invece avresti voluto ti facessi?C’è qualcosa di cui avresti voluto parlarmi?

 - “Si. Della mia vita sentimentale,del mio privato”

Ma…ma…non aveva un brutto rapporto con la stampa?

Ma…ma…non è la sfera su cui noi poveri giornalisti bisogna sempre stare attenti anche nel semplice sfiorare? Chi li capisce è bravo.

Gli manifesto ridendo i miei pensieri.

-          Bene,la tua sfera privata. Cosa fai stasera dopo la partita?

Nel dirlo mi rendo conto che suona come un invito,spero di non arrossire e lui serio serio mi dice che è fidanzatissimo da due anni,innamoratissimo. Una ragazza di Capo d’Orlando.

Me ne parla un po’ ma in realtà non si sbilancia troppo e concludo ringraziandolo per la disponibilità. Mi stupisce allora perché era davvero a proprio agio e ride e sembra non volersene andare!

Non sono tanto presuntuosa da pensare di aver cambiato il suo rapporto con la stampa in generale ma siamo riusciti a fidarci e parlare davvero senza filtri di diffidenza.

Rimane lì intorno mentre arriva a sedersi Marco,Caprari,28 anni.

Anche lui molto alto,anche lui molto disponibile anche se il pranzo è ormai imminente e mi confermano che gli statunitensi non scenderanno per qualche domanda,loro la domenica,prima della partita non rilasciano dichiarazioni,neppure non inerenti al basket. Nessun problema,non si rischia un conflitto internazionale per due domande curiose che andranno in chissà quali righe di testi e canzoni dei tanti progetti multimediali a cui diamo vita…

- Allora,Marco,posso darti del tu?

Non aspetto la risposta e proseguo ponendogli più o meno le stesse domande alle quali risponde anche lui in modo diretto e spontaneo.

-          “I rapporti fra noi sono amichevoli davvero e a volte capita di vedersi anche fuori dall’attività sportiva. Gelosie non ce ne sono anche perché i ruoli sono diversi e ben definiti,inoltre il nostro allenatore tende a dar spazio opportuno a tutti sempre però decidendo autonomamente tempi e modi.”

-          Come ti trovi con lui?

-          “Di lui mi fido ciecamente e faccio senza problemi quel che dispone di attuare sia in campo durante la partita che negli allenamenti. La regola è questa,credo sia sano questo modo di agire per noi atleti anche se sembra forse un po’ contraddittorio poi dire che così si esalta la nostra prestazione e l’autonomia nel gioco.”

-          Il calcio è un gioco di squadra,gruppo,ma come mai qui questo spirito lo si respira in modo evidente e palese e invece dall’altra parte si nota spesso una tendenza ad aumentare le proprie quotazioni personali?

-          “Non saprei cosa dirti ma certo nel basket se non hai davvero voglia di far gioco di squadra non arrivi a giocare da professionista. Si ha bisogno di sapere che su di te si può contare per creare un team che può scalare e andare avanti,o ci si sgretola per strada. Sarebbero fatiche e anche soldi buttati via!”

Sentiamo cosa ne pensa del gossip che non li menziona mai e delle veline che probabilmente neppure sanno cosa sia un (qui ci va scritto un ruolo che però non so,uno qualsiasi)

-          “Non mi mancano le veline!Nemmeno le schedine o le letterine!”

Gli faccio notare che però sa elencare tutte le categorie di rito e lui ride assicurandomi che la tv la segue (non è mica un extraterrestre) ma il suo tipo di donna ha altre caratteristiche che non siano soltanto magrezza senza curve o sorriso fisso.

-          “Senza nulla togliere a quelle ragazze per altro molto belle (appare in modo evidente lo siano). Mi piace uscire con gli amici e giocare a poker,mi piace la mia compagna (non convivo ancora però) e leggo ma l’argomento che adoro è sempre attinente al basket. L’ultimo libro letto è “Black Jesus” non so se hai presente”

No che non ho presente,ho iniziato tutto sottolineando la mia scarsa cultura in materia.

Ecco il punto,più che intervista sembra una piacevole discussione dove si ride,si parla e ci si può muovere senza clichet (al punto che io mi sono appollaiata sul divano e c’è chi si fa persino versacci e faccine da comica!). Questo permette alla loro umanità,alla loro verità di persone di venir fuori senza diffidenza né schermi o peggio ancora frasi fatte.

Questo è quello che mi consente di arricchire questi appunti di vite che volano qua e la per il globo in modo pulito,sereno e impegnato.

Ci fanno segno che è il momento di andare a pranzare e mi permettono di vederli tutti a tavola. Belli. Davvero. E vado via.

 

La partita inizia fra un’ora più o meno e i ragazzi sono con i loro colori. Di nuovo penso che son belli e sorridenti,sorridono davvero.

Dentro. Spariscono. Musica.

Escono fra gli applausi i padroni di casa. Mi sto appassionando? Sul serio bastano le risate di ragazzi alti impegnati e sereni?Bisognerebbe dirlo in giro e parecchi mali di vivere passerebbero almeno per un pomeriggio a settimana…in fondo è questo l’effetto che fa la passione per la vita. E loro ce l’hanno,si vede. La distribuiscono senza avarizia con gesti,parole,sorrisi e risate,anche giocando.

No,non si è appassionati e felici se si è fortunati! La dichiarazione che le loro vite fanno è che felice e vivo ci diventi se hai la passione di esserci,esserci davvero sempre e comunque,allora hai già vinto. Allora arriva un passo dopo l’altro quello che hai volontà e voglia di realizzare. E loro non si sentono arrivati,nemmeno stanchi di sapere che non si finisce mai di fare un altro passo ancora.

Ci sono. Nello spazio della minoranza che risulta di gran lunga più gioiosa decisa e forte. E loro sdraiati a terra raccolti che si allungano…andresti lì a guardare quel sorriso,quella vita,a baciarli con gratitudine…danno tantissimo.

“Qual sorriso e qual luce c’è ora”. Hanno già vinto.

Start. Veloci. Precisi. In vantaggio per ora. No,pari.

Mi piace e non traspare né esce fuori violenza e intolleranza. Invece c’è,si. Uno spettatore che si gonfia rosso contro un altro uomo,un altro ragazzo.

I carabinieri stretti nelle divise dopo il pranzo domenicale preferiscono andare dall’unico siciliano che suona per far le loro raccomandazioni piuttosto che dall’urlante provocatore contornato da centinaia dei suoi. Cose di ordinaria visione ma non oggi per favore…giro la testa perché oggi ho solo voglia di vedere lo sport,la vita che corre,salta,passa la palla e poi la porta avanti e indietro con uno scopo preciso:farla scorrere fra le trame di quella retina. Allora tutti urlano euforici. E stasera si urla davvero tanto.

Arrivederci.

 

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