Il
telefono è ormai un mezzo crudele e velocissimo nel regalare
emozioni e aglmo nel
regalare emozioni chei suoi inizi mi dica pure chi non è
rimasto elegantemente e prudentemente a distanza da sentimenti e
rossori e comunicazioni che correvano (e corrono) sul filo di
sms e squilli con o senza risposta!
Il
cellulare,per essere davvero precisi. Non un
telefono fisso,non un cordless. Uno di quegli aggeggetti
colorati nei display con mille suoni e musichine che danno i
brividi se rimani sospeso un fine settimana a goderti il
sole...e si perché ti perdi la novità,la news. Guai a rimanere
indietro...
E
allora,emozioni e notizie,comunicazioni di ogni genere ogni
giorno volano nella rete mediatica mondiale portandosi dietro
persone cui cambiano un istante,un giorno o un lavoro e dopo
nulla è più lo stesso.
La
mattina che Giovanni mi ride allegramente (come suo solito) che
posso avere l'intervista con la squadra di basket,io non lo
sapevo ma poi dopo un istante (in cui lui saltella sulla sedia
in ufficio,è evidente anche senza videotelefono...)le mie
giornate son cambiate e hanno cominciato a girare diversamente.
Capita
spesso ultimamente di trovarmi qua e là per l'Italia a parlare
e comunicare con le persone per i motivi più disparati e non mi
chiedo davvero come mettere a fuoco un'occasione del genere. Ho
imparato nei miei pochi 32 anni che quando la vita la cavalchi
senza la presunzione di voler capire,lei ti lascia giocare e
sistemare,come in un puzzle,le tue tessere. Senza fretta,senza
un disegno che cambia dopo un pezzetto ma...alla fine verrà
fuori quello che è il tuo lavoro.
Capita
spesso ultimamente di pensare con ordine a cosa porterò e cosa
no su un treno,su un aereo o una macchina. Fondamentale non
sbagliare su questo...guai a dimenticare un paio di pile per il
lettore cd che ti consente di isolarti dallo spiacevole e
chiacchierone compagno di viaggio. Guai e inutile anche a far
viaggiare quel paio di scarpine deliziose che però,ragazza
mia,non userai e neppure ne avrai voglia dopo le corse fisiche e
mentali che intraprendi!
Inseparabile
il quaderno zebrato da cui nascono progetti che ora se ne vanno
soli (come fanno i figli quando crescono) per l'Europa a
radunare gente nei teatri,negli spazi che trovano. Così come
inseparabile è la penna...quella semplicissima biro blu che fa
sorridere i bancari ma che è l'unica che scorre morbida fra le
dita mentre cerco di fermare senza imbrigliarli i pensieri,le
sensazioni,i dati,le persone per quello che dicono o fanno o
guardano.
Lì
c'è il mio universo e quello che è di tutti poi,perché non ha
senso raccogliere raccogliere raccogliere senza lasciarlo di
nuovo andare per il mondo a vivere dentro altre teste altri
occhi altre labbra. Questo è scrivere. Fermare,raccogliere
creando lo spazio più comodo possibile e lasciarlo ancora
volare via. I flussi non si fermano nemmeno lo volessimo e così
sarà meno fintamente traumatico e scioccamente drammatico.
Staccarsi
da qualcosa non è mai separarsene ma donarlo. Se non lo tieni
ben presente non ci sarà possibilità di uscita neppure di un
briciolo di verità in quel che scrivi. Mai.
Arrivo
un pò infreddolita dentro un palazzetto sportivo con un bel
sole. Entro credo spaesata dal rumore dispersivo di voci che non
si capisce da dove arrivino. Lo capisco due secondi dopo quando
loro son lì che mi danno le spalle (ma dico io,a una
signora???) mentre se ne stanno tutti assorti in gruppetto
chiuso. Classico,gli uomini son tutti così.
Rido
da sola delle considerazioni evidentemente da quotidiano
femminile e cerco di trovare una posizione comoda su quei sedili
che,si vede,si che si vede,non son stati certo concepiti per
permettere ad una scrittrice girovaga di arrotolarsi e far
scorrere quella biro. Mi adatto,così si fa di solito.
Ok,li
posso guardare e osservare senza che loro notino la mia presenza
e dopo avere salutato un paio di persone dello staff (la solita
distrazione femminile fa ora si che io...non ricordi nulla!).
A
vederli sembra di essere nel backstage di Space Jam. Inutile
dire che questi ragazzi lunghi,lunghissimi che scoppiano di
salute e sport,ispirano sani principi alle mamme come me. E
forse anche alle altre.
Belli
e puliti ma sarebbe banale definirli così solo in riferimento
ad un fisico evidentemente bello e atletico. Puliti nei
movimenti,senza fronzoli né eccessi,anche quando rimangono
fermi ad ascoltare.
Ascoltano
un altro uomo,piccolo,che però,udite udite,rimane tranquillo
fra quei giganti e li dirige con un
piglio davvero ammirabile!
Sorrido,inutile negarlo,continuando a guardare quelle autostrade
di uomini muoversi e saltare così come da istruzioni del
“piccolo” determinato e fermo allenatore. Accidenti!
Rincorro
gli ultimi appunti,le ultime interviste nelle pagine che si
susseguono (parlo sempre della "zebra" su cui scrivo)
.E li osservo con i miei occhi,con la lucidità di dover fare un
resoconto e con il bagaglio emotivo che mi appartiene e da cui
non solo non devo separarmi ma,anzi,usarlo per buttarla giù
questa pagina.
Diciamolo
pure allora che questa è una squadra che gioca in A2
(corrisponde alla serie B del calcio).
Diciamo
anche che il pensiero immediato è che il paragone stona e non
regge. Non certo a sfavore dei 10 che stò guardando adesso.
Il
calcio rende quei ragazzi meno umani meno veri,spesso molto
attenti a come voltarsi e fare smorfie rispetto le telecamere e
gli obiettivi o,sempre più frequentemente,rispetto
veline,letterine,schedine e affini.
Qui
quello che traspare è concentrazione e voglia di capire di
imparare e giocare. Non c’è un Cassano che si irrita,scalcia
e se ne va. Non c’è nemmeno uno Shevchenko che poco si sente
capito (“In Italia sembrano tutti fissati col goal” qualcuno
gli ricordi per favore che lui è un centravanti e lo fa per
lavoro,grazie).Insomma niente capricci,niente telecamere,niente
gossip o ragazze sorridenti al limite del fastidio agli zigomi.
Nulla di tutto questo…
Li
osservo ancora e ancora e ancora .Cerco di capire di vedere e mi
rendo conto che finalmente sono davanti (dopo mesi) a delle
persone di sesso maschile che giocano e vivono dando un valore a
quello che fanno e che sono! Risulta davvero immediato ed
evidente tanto da sconvolgere le domande di rito che faccio
successivamente in albergo.
Ce
n’è uno e poi due e poi tutti che sembrano freddi e
distaccati e invece poi sono semplicemente lì,davvero presenti
a quel che fanno e cercano di dare il meglio all’omino
“piccolo” che si aggira fra questi sinuosi e innocentissimi
bronzi.
Eggià,l’allenatore!
Veloce,sa quel che dice e cosa vuole da loro. Interrompe le mie
riflessioni sul sedile da odissea sorridendomi con una
disponibilità senza stuccature ipocrite e di circostanza. Non
capisco e non so se abbia davvero voglia di dedicarmi il suo
tempo ma probabilmente conta il fatto che me lo ritrovo
tranquillamente seduto accanto pronto e per nulla
impaziente,frettoloso.
E
salta subito evidente che basso non è per nulla! Anzi! Altro
che omino! A questo punto mi chiedo quanto lunghi siano gli
altri…
Perdichizzi.Comincio
con le mie curiosità facendo presente che la mia cultura in
materia tecnica è più che ridotta e lui continua a sorridermi.
Mi chiedo dove sia la famosa diffidenza nei confronti della
stampa ammesso che appartenga anche a lui.
Il
sud è calore e lui si trova davvero bene a Capo d’Orlando.
Aveva cominciato pensando fosse poco utile far trasferire la sua
famiglia ma ora anche le sue figlie sono integrate e soprattutto
si muovono con disinvoltura,tanto da esserci nonostante il papà
giochi o meno in casa,un pensierino ce lo ha fatto.Questo perché
l’ambiente è sano,pulito e accogliente senza risultare finto
o,peggio,invadente.
Parecchi
ex giocatori tornano periodicamente anche perché è davvero
tutto bellissimo di questa terra…le persone,il mare,il cielo.
Insegna
anche alla facoltà di medicina ed è laureato in economia e
commercio.
Da
contratto si ferma 3 anni con l’Orlandina Basket.
Secondo
quest’uomo è importante fare sempre meglio e dare sempre il
massimo,il successo non è un obiettivo ma una tappa o si
scivola facilmente.
-
“Il consolidamento della squadra è crescere tutti insieme ed
è una filosofia da trasmettere ai ragazzi. Il gruppo cresce con
me,si lavora davvero senza risparmiarsi e allora migliora la
squadra. Credo sia importante crescere umanamente di pari passo
alla parte tecnica del gioco,solo così è reale un team che può
pensare di andare avanti e vincere.”
-
A suo parere i ragazzi son contenti di lei come allenatore e
come rapporto umano che si stabilisce?
-
“Non ho proprio idea di cosa pensino davvero ma credo debbano
essere fieri di avere un allenatore giusto ed imparziale nei
loro confronti”
-
Colpisce moltissimo il suo atteggiamento nei loro confronti e
viceversa,seguono davvero quello che lei dice?
-
“I ragazzi si stanno impegnando omogeneamente e quello che
dico fanno. Del resto è così che funziona e la leadership è
qualcosa che si vede,si sente. Credo sia necessaria come
trainante in un progetto che ha intenzione di fare un percorso
sul serio! Mi è capitato spesso di dire a questo o a quel
giocatore di passare una palla a chi e dove ritenevo più
opportuno,anche se non si sarebbe riusciti a segnare il
punto,anche se si rischiava di prenderli invece i punti. Non è
passività ma collaborazione questa ed è fondamentale che si
sia sulla stessa lunghezza d’onda in tal senso!Io so quello
sto facendo e sono fuori dal campo,ho una visione d’insieme
certamente diversa da quella di chi è a giocare e inoltre
ognuno ha il suo ruolo,io alleno e creo degli schemi di gioco
adatti di volta in volta ai miei ragazzi rispetto i vari
avversari. Se non mi seguissero fidandosi il risultato non
sarebbe quello che vediamo oggi,una squadra stabile che avanza
gradualmente con una crescita tecnica e un affiatamento come ce
ne sono pochi probabilmente.”
-
Ricordate un po’ il Chievo che improvvisamente è arrivato
agli onori della ribalta anche se poi a ben guardare c’è
stato anche lì un avanzare preciso senza fretta.
-
“Esatto. Il Chievo è un esempio positivo di scalata perché
hanno saputo,si,avanzare insieme ma senza poi perdersi in scelte
di mercato azzardate e improbabili per la società. Questo può
fare la differenza in modo rilevante e schiacciante come si può
ben vedere per altri team che invece hanno agito senza tener
presente i canoni di cui parlavamo prima. E proprio per questo i
giovani sono molto seguiti e curati fin dai 13 anni così come
le foresterie che si vagliano e studiano attentamente”
-
Insomma un rapporto che apparentemente potrebbe sembrare impari
o gerarchico (allenatore-giocatore) si rivela il punto di
partenza per poter avanzare con una linea e un senso.
“Esattamente.
Loro lo sanno,l’hanno capito benissimo e non abbiamo davanti
giocatori capricciosi ma solo uomini che lavorano seriamente con
costanza e determinazione seguendomi. Non mancano i momenti di
tensione o di rimproveri,se così vogliamo definirli,ma certo ci
sono anche le gratificazioni ed entrambi servono perché è
importante capire. E capire conviene!”
-
Conviene???
-
“Si,assolutamente!Conviene perché si vince e non parlo
soltanto di una vittoria ma di vincere nella crescita. La
sconfitta è qualcosa che accade e che non è proprio evitabile
eppure consideriamo quello che abbiamo dato in campo alla fine
del gioco. Se possiamo tornare a casa pensando che abbiamo dato
il massimo allora è andata bene,sarebbe assurdo e illusorio
pensare non ci siano avversari che possano rivelarsi più forti
di noi! E’ fondamentale dare il massimo.”
-
Sembra tutto perfetto,armonioso,costruttivo…è sul serio così?
-
“Pare proprio di si!” e ride.
-
Il basket rispetto il mondo del calcio (mi perdonerà se scivolo
ancora nella comparazione?lo spero…) gode di meno rilievo dal
punto di vista dei media e del gossip,perché secondo lei?
-
“Perché tanto per cominciare il basket è un campo,uno
sport,di cui se ne può parlare solo se lo si conosce”
-
Quindi poco spazio per ragazze più o meno appollaiate su
sgabelli a cercare di seguire un calcio d’angolo o un fuori
gioco.
-
“Appunto. Poi…cosa devo dirle?Va benissimo così secondo me
anche se bisogna sottolineare che il nostro è il secondo sport
nazionale in Italia quindi l’attenzione che riceve non è poi
così poca. Magari è quella più sana,vogliamo dirlo?”
-
Diciamolo. Si,diciamolo. Ho avuto davanti delle persone di cui
traspariva la chiarezza l’essere sportivamente sani e non mi
riferisco certo alle loro analisi del sangue!
-
“Posso dirle che nel basket vedo tantissima voglia di
praticarlo sul serio questo sport e non è certo poca cosa in un
periodo in cui di sportività vera ce n’è sempre più
bisogno”
Concordo
con lui e lo lascio andar via considerandomi davvero molto
soddisfatta del nostro colloquio,lui di rimando mi stringe la
mano mentre si alza (confermo,qui l’unica bassa sul serio sono
io!) e lascia spazio ai suoi ragazzi.
Mi
sposto sui divani bianchi nella hall decisamente più informali.
E arriva Stefano Marisi,21 anni di Forlì. Bello e sorridente
ammette con una sfacciata disinvoltura di non avere un buon
rapporto con la stampa. Accidenti,cominciamo bene. La cosa credo
mi scoraggi un pochino ma ormai son lì e certo non gli
risparmio nulla al ragazzetto,mica crederà di mettermi in
difficoltà???
-
Perché questa diffidenza?
-
“ Semplicemente perché voi giornalisti spesso cercate
solo conferme a quello che avete già in mente di scrivere
o,peggio,ad un’opinione. Se poi non si dice quel che vi fa
contenti allora lo scrivete ugualmente. Sono stato in un paio di
trasmissioni e si è cercato di estorcermi commenti feroci sui
colleghi durante il fuori onda. Non mi piace la scorrettezza,non
sono qui per parlare degli altri o per giudicarli e nemmeno
scendo in campo per affermare una superiorità. Io gioco e
basta. Il rispetto è fondamentale.”
-
Capisco. Giusto (cosa volete che dica che ha ragione?sono
qui in veste di giornalista! uff che momento…).
-
“Il rispetto e le regole sono fondamentali o non si
arriva da nessuna parte e non credo la cosa valga solo per il
basket,anzi. Vengo da una famiglia dove questo sport è
quotidiano (…) ma prima di tutto i miei mi hanno trasmesso con
l’esempio che una guida è importante e preziosa quando
intraprendi una strada. Le regole non sono un impedimento allo
sviluppo della personalità né un qualcosa che toglie. Invece
riesce a farti conquistare autonomia e risultato! Ognuno ha il
suo ruolo e io credo molto nell’allenatore,nella sua figura e
nello specifico in quello con cui ho l’opportunità di giocare
adesso (Perdichizzi). Si può pensare quel che si vuole ma seguo
quel che mi dice anche se magari al momento posso non capire,non
è importante capire ma fare!”
-
Certo ma non contesti mai?Fai sul serio sempre quel che
decide il mister o è successo di aver fatto di testa tua?
-
“Scherza? No. Ricordo una volta che mi sono sentito
dire di giocare in una posizione in cui era quasi certo avremmo
preso dei punti. Nonostante questo ho eseguito perché ho
pensato che a qualcosa serviva anche se non nell’immediato.”
-
E quei punti li avete presi?
-
“Si. Ma il bello non era certo prendere 10 punti in 10
minuti.”
-
Non capisco…
-
“Da mettere a fuoco era che l’allenatore stava
provando un paio di giocatori della squadra avversaria e aveva
bisogno di quei 10 minuti giocati così. Quello che dimostra che
i punti presi non erano persi ma qualcosa di acquisito nella
tecnica e nel gioco di comprensione dell’avversario è stato
realizzarne poi subito dopo 15!”
-
Caspita!
-
“L’allenatore ha le proprie idee e le sue tecniche su
come portare avanti una squadra dentro e fuori dal campo,dalla
partita ufficiale e io non discuto,mai. Sono sicuro che quello
che mi si chiede è per il bene mio e della squadra,solo così
cresco sempre di più e do il massimo. E’ qualcosa che ho nel
comportamento e nel modo di vivere,deriva da come sono
cresciuto. Ho sempre tenuto presente che un genitore parla e
agisce per il tuo bene anche se alcuni punti puoi non capirli
subito ma l’esperto non sei tu! Non significa essere passivi o
soldatini senza testa,se c’è da discutere si può fare ma
prima faccio e ne parlo soltanto se la tattica si è rivelata
non adatta ma non secondo me,si parla di dati. Non faccio certo
di testa mia per apparire migliore o più di un compagno di
squadra!”
Lo
guardo in silenzio e mi rendo conto di rimanere così per
qualche secondo in più,se ne rende conto e riprende il discorso
lui.
-
“Mi guardi come se stessi dicendo un sacco di cose
finte,è vero può sembrare,lo so ma questa è la mia filosofia
di vita e non certo parole di circostanza per leggere un
articolo carino su di me”
-
Si,ti rendi conto di sembrare un frullato di verdure
vero?Una cosa che fa solo tanto bene.Ti faccio una domanda da
mamma,come mai se noi genitori diciamo fai questo,è per il tuo
bene si fatica a seguire e poi invece arriva il gioco del basket
e voi siete tutti meravigliosamente disponibili,costruttivi e
fiduciosi?
-
“Non so cosa rispondere ma credo invece che sai
qualcosa che fai nel gioco solo se la vivi anche in famiglia o
comunque risulta molto più naturale. Io poi mi ritengo davvero
fortunato ad avere una famiglia forte che mi ha lasciato molta
indipendenza nello sport ma non solo riferita agli spostamenti.
L’autonomia è anche e soprattutto una responsabilità che ti
assumi ed è altro che far quello che mi pare e piace! In
qualche momento del mio passato,quando ero giovane (e certo
adesso è a metà strada secondo lui???e io allora???no comment…)
ho anche pensato che i miei amici facevano più cose di me ma
poi mi rendevo conto che non erano nemmeno contenti davvero di
uscire e fare tardissimo o di sbronzarsi e tutto il resto.
Autonomia e indipendenza è qualcosa che gestisci e da cui
derivano poi i risultati di quel che scegli di fare nella
vita,nel lavoro come nel tempo libero.”
-
Con che cosa
hai fatto colazione stamattina?Avete una dieta da seguire
qualcosa che non si può fare?
-
“Ho preso cornetto e cappuccino ma non abbiamo regole
ferree,probabilmente perché siamo noi a renderci conto di
quando abbiamo bisogno di perdere o acquistare in peso.”
-
Insomma esce fuori un quadro positivo.
Gli
giro la domanda sulla poca attenzione dei media e del gossip sui
giocatori di basket e gli chiedo se gli mancano le veline
insomma!
-
“No che non mi mancano! Non sono nemmeno il mio tipo
ideale di donna e la notorietà su alcuni tipi di giornali non
solo non la cerco ma lasciamo stare qualsiasi commento! Poi le
persone che ci seguono tendono sempre a farci sentire supportati
e sostenuti ed è questo che conta di più nel rapporto umano
con le persone.”
Mi
descrive una sua giornata tipo che si evolve fra
colazione,pesi,allenamento,fondamentale per ruoli o atletica e
poi riposa e poi mangia (pure!) e poi esce. Insomma fa tutto
quel che fa una persona normale. Ma legge?
-
“Si leggo e l’ultimo libro è “L’ultimo cavaliere” di
S.King”
-
Stefano,ti do del tu,c’è qualche domanda che non ti ho fatto
e che invece avresti voluto ti facessi?C’è qualcosa di cui
avresti voluto parlarmi?
-
“Si. Della mia vita sentimentale,del mio privato”
Ma…ma…non
aveva un brutto rapporto con la stampa?
Ma…ma…non
è la sfera su cui noi poveri giornalisti bisogna sempre stare
attenti anche nel semplice sfiorare? Chi li capisce è bravo.
Gli
manifesto ridendo i miei pensieri.
-
Bene,la tua sfera privata. Cosa fai stasera dopo la
partita?
Nel
dirlo mi rendo conto che suona come un invito,spero di non
arrossire e lui serio serio mi dice che è fidanzatissimo da due
anni,innamoratissimo. Una ragazza di Capo d’Orlando.
Me
ne parla un po’ ma in realtà non si sbilancia troppo e
concludo ringraziandolo per la disponibilità. Mi stupisce
allora perché era davvero a proprio agio e ride e sembra non
volersene andare!
Non
sono tanto presuntuosa da pensare di aver cambiato il suo
rapporto con la stampa in generale ma siamo riusciti a fidarci e
parlare davvero senza filtri di diffidenza.
Rimane
lì intorno mentre arriva a sedersi Marco,Caprari,28 anni.
Anche
lui molto alto,anche lui molto disponibile anche se il pranzo è
ormai imminente e mi confermano che gli statunitensi non
scenderanno per qualche domanda,loro la domenica,prima della
partita non rilasciano dichiarazioni,neppure non inerenti al
basket. Nessun problema,non si rischia un conflitto
internazionale per due domande curiose che andranno in chissà
quali righe di testi e canzoni dei tanti progetti multimediali a
cui diamo vita…
-
Allora,Marco,posso darti del tu?
Non
aspetto la risposta e proseguo ponendogli più o meno le stesse
domande alle quali risponde anche lui in modo diretto e
spontaneo.
-
“I rapporti fra noi sono amichevoli davvero e a volte
capita di vedersi anche fuori dall’attività sportiva. Gelosie
non ce ne sono anche perché i ruoli sono diversi e ben
definiti,inoltre il nostro allenatore tende a dar spazio
opportuno a tutti sempre però decidendo autonomamente tempi e
modi.”
-
Come ti trovi con lui?
-
“Di lui mi fido ciecamente e faccio senza problemi quel
che dispone di attuare sia in campo durante la partita che negli
allenamenti. La regola è questa,credo sia sano questo modo di
agire per noi atleti anche se sembra forse un po’
contraddittorio poi dire che così si esalta la nostra
prestazione e l’autonomia nel gioco.”
-
Il calcio è un gioco di squadra,gruppo,ma come mai qui
questo spirito lo si respira in modo evidente e palese e invece
dall’altra parte si nota spesso una tendenza ad aumentare le
proprie quotazioni personali?
-
“Non saprei cosa dirti ma certo nel basket se non hai
davvero voglia di far gioco di squadra non arrivi a giocare da
professionista. Si ha bisogno di sapere che su di te si può
contare per creare un team che può scalare e andare avanti,o ci
si sgretola per strada. Sarebbero fatiche e anche soldi buttati
via!”
Sentiamo
cosa ne pensa del gossip che non li menziona mai e delle veline
che probabilmente neppure sanno cosa sia un (qui ci va scritto
un ruolo che però non so,uno qualsiasi)
-
“Non mi mancano le veline!Nemmeno le schedine o le
letterine!”
Gli
faccio notare che però sa elencare tutte le categorie di rito e
lui ride assicurandomi che la tv la segue (non è mica un
extraterrestre) ma il suo tipo di donna ha altre caratteristiche
che non siano soltanto magrezza senza curve o sorriso fisso.
-
“Senza nulla togliere a quelle ragazze per altro molto
belle (appare in modo evidente lo siano). Mi piace uscire con
gli amici e giocare a poker,mi piace la mia compagna (non
convivo ancora però) e leggo ma l’argomento che adoro è
sempre attinente al basket. L’ultimo libro letto è “Black
Jesus” non so se hai presente”
No
che non ho presente,ho iniziato tutto sottolineando la mia
scarsa cultura in materia.
Ecco
il punto,più che intervista sembra una piacevole discussione
dove si ride,si parla e ci si può muovere senza clichet (al
punto che io mi sono appollaiata sul divano e c’è chi si fa
persino versacci e faccine da comica!). Questo permette alla
loro umanità,alla loro verità di persone di venir fuori senza
diffidenza né schermi o peggio ancora frasi fatte.
Questo
è quello che mi consente di arricchire questi appunti di vite
che volano qua e la per il globo in modo pulito,sereno e
impegnato.
Ci
fanno segno che è il momento di andare a pranzare e mi
permettono di vederli tutti a tavola. Belli. Davvero. E vado
via.
La
partita inizia fra un’ora più o meno e i ragazzi sono con i
loro colori. Di nuovo penso che son belli e sorridenti,sorridono
davvero.
Dentro.
Spariscono. Musica.
Escono
fra gli applausi i padroni di casa. Mi sto appassionando? Sul
serio bastano le risate di ragazzi alti impegnati e
sereni?Bisognerebbe dirlo in giro e parecchi mali di vivere
passerebbero almeno per un pomeriggio a settimana…in fondo è
questo l’effetto che fa la passione per la vita. E loro ce
l’hanno,si vede. La distribuiscono senza avarizia con
gesti,parole,sorrisi e risate,anche giocando.
No,non
si è appassionati e felici se si è fortunati! La dichiarazione
che le loro vite fanno è che felice e vivo ci diventi se hai la
passione di esserci,esserci davvero sempre e comunque,allora hai
già vinto. Allora arriva un passo dopo l’altro quello che hai
volontà e voglia di realizzare. E loro non si sentono
arrivati,nemmeno stanchi di sapere che non si finisce mai di
fare un altro passo ancora.
Ci
sono. Nello spazio della minoranza che risulta di gran lunga più
gioiosa decisa e forte. E loro sdraiati a terra raccolti che si
allungano…andresti lì a guardare quel sorriso,quella vita,a
baciarli con gratitudine…danno tantissimo.
“Qual
sorriso e qual luce c’è ora”. Hanno già vinto.
Start.
Veloci. Precisi. In vantaggio per ora. No,pari.
Mi
piace e non traspare né esce fuori violenza e intolleranza.
Invece c’è,si. Uno spettatore che si gonfia rosso contro un
altro uomo,un altro ragazzo.
I
carabinieri stretti nelle divise dopo il pranzo domenicale
preferiscono andare dall’unico siciliano che suona per far le
loro raccomandazioni piuttosto che dall’urlante provocatore
contornato da centinaia dei suoi. Cose di ordinaria visione ma
non oggi per favore…giro la testa perché oggi ho solo voglia
di vedere lo sport,la vita che corre,salta,passa la palla e poi
la porta avanti e indietro con uno scopo preciso:farla scorrere
fra le trame di quella retina. Allora tutti urlano euforici. E
stasera si urla davvero tanto.
Arrivederci.
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