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L'UPEA ORLANDINA IN SERIE A venerdì 15 aprile 2005 at 10:42
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Spumante a fiumi, lacrime di gioia 15/04/2005 , 10.15.18 av La Nuova Ferrara Spumante a fiumi, lacrime di gioia, baci ed abbracci. Sono le cartoline da un angolo di Sicilia che, da ieri sera, è il centro più piccolo d’Europa rappresentato nella geografia più importante della palla a spicchi. «Abbiamo costruito questo successo dal primo giorno - dichiara il coach siciliano Perdichizzi - con fatica e sacrficio. I ragazzi sono stati magnifici per la loro dedizione al lavoro e la seriua A1 è il giusto premio per gli sforzi compiuti da tutti, cosietà in primis. Infine - conclude Perdichizzi - non smetterò mai di ringraziare il nostro magnifico pubblico che ci ha sempre seguiti con un amore sfrenato, in casa come nelle trasferte più lontane». In casa Ferrara si fa presto a lasciare il «Palafantozzi». C’è voglia di fuggire dalla festa per meditare sui propri errori e pensare subito al prossimo, difficile scoglio Trapani. Il commento della gara è affidato ai centimetri di esperienza di Claudio Pol Bodetto: «L’atmosfera che si respirava nell’impianto ci ha tagliato le gambe. Eravamo come bloccati sul campo da tutto quello che avveniva intorno, cosicchè la gara ha subito preso una piega precisa ed era quasi impossibile rimetterla sul binario giusto. Abbiamo provato poi a trovare qualche contromisura, gli arbitri hanno concesso pure qualche scontro di troppo, ma davvero non c’è stato nulla da fare contro questa Upea».
Tifosi 15/04/2005 , 9.15.38 av Giornale di Sicilia Tifosi "impazziti", in strada fino a notte fonda Perdichizzi: "Dedicato a chi ha creduto in noi" Il sindaco: "Saremo come il Chievo E ad agosto amplieremo il palazzetto fino a 3.500 posti"
CAPO D'ORLANDO. "Dedico questa vittoria a una persona che non c'è più, a questo splendido ambiente e a tutti quelli che hanno creduto in noi". Giovanni Perdichizzi da Barcellona Pozzo di Gotto, coach tutto schemi e cervello, guarda dal basso in alto i suoi giocatori che saltano da una parte all'altra del parquet. Un'ombra di commozione negli occhi, abbracci e baci allo staff, al presidente Enzo Sindoni, ai tifosi che lo sommergono. "Non è stato facile riuscire a mantenere la giusta tranquillità e la concentrazione necessaria per affrontare al meglio questa gara - ammette il tecnico -. Contro il Ferrara per noi non è stata una finale, il salto di categoria lo abbiamo fatto qualche mese fa. Verso dicembre abbiamo perso sul campo dello Scafati, era una partita difficile contro un avversario tosto ma, nonostante il punteggio finale, abbiamo dimostrato carattere. E' stato allora che ho percepito che avevamo i numeri per fare il sorpasso. Quando, poi, abbiamo battuto la Virtus Bologna tutti hanno cominciato a crederci sul serio". E lui, che il salto nel basket che conta lo ha fatto proprio in una città che dista solo qualche chilometro da casa sua, è consapevole di essere arrivato lontano. Barcellona, Messina, Capo d'Orlando: la costa tirrenica avanti e indietro con l'ostinazione di chi sa che prima o poi ce la farà. E alla fine ha avuto ragione. Ma l'esplosione di gioia del palazzetto coinvolge tutta la città. "Credo che solo se hai il coraggio di fissare grandi obiettivi puoi fare bene - torna a ripetere Sindoni -. Abbiamo unito dietro questa squadra gente di ogni estrazione sociale ed ogni età. E' un grande esempio". "Dobbiamo fare tesoro delle esperienze di realtà sportive come il Chievo - spiega il sindaco Massimo Carrello -, impegnarci per realizzare le condizioni ideali per ospitare la serie A. Per quanto riguarda il Comune, ad agosto l'adeguamento del palazzetto a 3.500 posti sarà garantito. Abbiamo già predisposto tutto, non ci saranno ritardi. La prima gara nel massimo campionato si giocherà a Capo d'Orlando: di questo i tifosi possono essere certi". Una città impazzita per l'Upea, come il "fiume" di gente che si è riversato per le strade a risultato acquisito, come i tifosi che di notte hanno riempito di altre scritte mura e strade e piazzato "A" formato gigante nelle piazze e davanti alla stazione. Qualcuno si è spinto fuori dalle righe, fino a lasciare un'epigrafe davanti al cimitero: "14/05/2005, non sapete cosa vi siete persi". V. G.
UPEA: il sogno ora è realtà 15/04/2005 , 9.14.29 av Giornale di Sicilia Capo d'Orlando, il sogno ora è realtà In tremila accompagnano in "A" l'Upea
CAPO D'ORLANDO. Tremila urla: "L'Orlandina è in serie A". Il parquet del palazzetto è una distesa di tifosi a fine gara. C'è una gioia incontenibile per un traguardo che sa tanto di miracolo. Facce biancoazzurre, bandieroni e giocatori portati a spalla. Il match che ha consegnato l'Upea alla storia del basket siciliano, terza squadra ad aver varcato la soglia della massima serie, è un batticuore continuo, quaranta minuti in apnea fino all'ultima sirena. La certezza di avercela fatta, di essere sicuri che il sogno si è avverato, è nelle braccia alzate del presidente Enzo Sindoni e di Brian Oliver. Il "profeta" americano l'aveva detto che a Capo d'Orlando era venuto per fare il grande salto. E così è stato. L'avvio è identico a come tutti se lo sarebbero immaginato. Il primo canestro lo segna Oliver, poi arriva la "bomba" di Hoover che dalla linea da tre trova il canestro ad occhi chiusi. E' un sogno che si realizza: il distacco dei padroni di casa cresce ancora con Howell. Dall'altra parte, invece, qualcosa non va sin da subito. Non è facile giocare in una "bolgia" biancazzurra e così le conclusioni di Zucchetti, Whisby e Thomas finiscono costantemente sul ferro. Tutto secondo copione. Al 4' è già 11-0, perfetto. L'Upea, però, ha ancora fame e manda a raccogliere palloni Terrel Mc Intyre. Il "folletto" americano ha mani veloci e buona mira, ne esce una serie di contropiedi brucianti. Il playmaker divide in due la difesa ferrarese e scarica palloni facili per Montonati o decide lui stesso di andare a canestro. Il digiuno degli ospiti viene rotto al 6' sul 14-3 che porta la firma di Thomas. La risposta, immediata, è del "profeta" Oliver. Gli equilibri perfetti dello starting five dell'Upea si rompono al secondo fallo di Mc Intyre. Al suo posto calca il parquet Caprai e la differenza si vede subito. L'Orlandina raggiunge il 21-3, gli ospiti però cominciano a rosicchiare punti. La tripla di Rossi allo scadere del primo parziale fa segnare il 24-10. Subito dopo Claudio Pol Bodetto, pivot dai pochi ma affidabili fondamentali, dà più di un fastidio sotto canestro. I due tiri liberi di Oliver che valgono il 29-14 inchiodano il punteggio per troppi minuti. Gli ultimi due quarti, però, sono un'altra storia. Il quintetto che più piace a Perdichizzi torna a girare a dovere e lo score torna a premiare gli orlandini. E i protagonisti sono ancora gli stessi: il gelido Hoover, e ancora Oliver, Montonati e Mc Intyre. La squadra si trova a memoria, sa quello che deve fare e lo fa bene. Al 29' la schiacciata di Montonati fa crollare le ultime speranze degli ospiti, poi c'è la stoppata di Howell che blinda il punteggio sul 53-31. E' un margine largo, nessuno se la sente ancora di festeggiare. Eppure da quel momento in poi l'Upea dilagherà. L'ultima immagine prima del delirio di fine gara è il canestro di Mc Intyre che inchioda l'85-68.
Vincenzo Giannetto
Schiantata anche Ferrara 15/04/2005 , 8.44.45 av Gazzetta del Sud Una squadra modello Phoenix diventata imbattibile correndo
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Schiantata anche Ferrara: per gli “invincibili” è Serie A. La promozione è arrivata tutta d'un fiato, veloce come una macchina di Formula 1. Ed a Capo d'Orlando è l'apoteosi, il giorno più bello. La festa è appena cominciata e chissà quanto durerà. Dopo Barcellona e Messina, la provincia resta protagonista nell'Olimpo dei canestri. Dal 1999 questa ascesa continua ad entusiasmare sull'esempio dell'araba fenice. Quando “muore” una realtà di alto livello, subito ne rinasce un'altra ancora più grande. Come nel caso dell'Orlandina, nuova rivelazione di una disciplina unica per emozioni e spettacolo. Troppo bello, quasi da non credere. Un sogno che si realizza, una favola che resterà per tutta la vita nei ricordi di chi l'ha vissuta da vicino. Con i suoi 12.000 abitanti, il centro più piccolo d'Europa del basket d'élite approda trionfalmente nel massimo campionato. Lì, dove sono di casa alcuni tra i più importanti gruppi imprenditoriali d'Italia: da Benetton, al Montepaschi, da Toti a Seragnoli, da Armani e Galliani alla Scavolini, da Snaidero a Castiglioni. Capo d'Orlando, l'Upea, il presidente-tifoso Sindoni, una società modello, un paese ricco e turisticamente evoluto, sorretto da un meraviglioso scenario naturale, un comprensorio che vive di orgoglio e ammirazione: è la loro vittoria. Perché per affermarsi o dominare come ha fatto la squadra biancazzurra non servono tanti soldi. Ma solo la capacità di saperli spendere bene, di gestire le risorse con intelligenza e competenza, di unire le forze, di creare un gruppo che quando è diventato una famiglia ha vinto sempre. 18 successi consecutivi, tre soli ko esterni e in volata, un gioco moderno e brillante da 93 punti a partita, la capacità di sgretolare la resistenza degli avversari correndo a mille all'ora. Soffocandoli con transizioni, contropiede e tiro da tre. I ritmi vertiginosi hanno distrutto le difese, il pressing a tutto campo ha spesso spezzato gli equilibri. Insomma questa Orlandina, che Giovanni Perdichizzi ha fatto giocare assecondandone le naturali caratteristiche, ci ha ricordato - fatte le debite proporzioni - un'altra rivelazione stagionale, i Phoenix Suns guidati da Mike D'Antoni, vincitori a sorpresa della regular season Nba. Una squadra in cui Steve Nash è l'imprendibile Terrell McIntyre, il costruttore dei tempi offensivi asfissianti, ottimo realizzatore e distributore di assist; in cui Amare Stoudemire, possibile Mvp della stagione, è l'immenso Rolando Howell, il vero perno del gioco e del miracolo biancazzurro; in cui Shawn Marion è il fuoriclasse Brian Oliver, l'uomo ovunque, colui che dall'alto di una classe purissima può risolvere, anche a 37 anni, le situazioni più difficili; in cui Quentin Richardson è Ryan Hoover, il “killer silenzioso”, che ben si integra accanto alle stelle, ma che quando serve può vincere le partite da solo con prestazioni-record, come le 12 triple realizzate alla Pepsi Caserta. In pochi mesi si è passati dall'allestimento di una squadra competitiva per la B1, ad una macchina perfetta di Legadue. Un organico che grazie ad un quintetto base bilanciato ha stroncato le velleità di promozione diretta della gloriosa Virtus Bologna che, è bene non dimenticarlo, ha una squadra fortissima, con due big sul perimetro: Corey Brewer e A.J. Guyton. Con l'aggiunta in uscita dalla panchina di un lungo di esperienza come Cristiano Grappasonni, anche da noi invocato (dopo un paio di mesi di campionato) per rafforzare le ambizioni da primo posto, il cerchio si è chiuso e con la continuità di rendimento di Montonati, Caprari e Pilotti, l'Orlandina è diventata la squadra delle meraviglie. Un gioiellino imbattibile, destinato a strappare applausi su tutti i campi, a brillare per cinismo e carattere. Ieri l'apoteosi. Meritata, travolgente, commovente. Che la festa continui, senza dimenticare che per la serie A è necessario l'ampliamento del “PalaFantozzi” e che i lavori, per arrivare nei tempi previsti e senza stress, sarebbe importante iniziassero il 26 aprile, dopo l'ultimo applauso a questa Orlandina da favola.
Paolo Cuomo
Oliver: «Non l'avevo detto... 15/04/2005 , 8.43.30 av gazzetta del Sud Perdichizzi: «È stato un anno straordinario». Oliver: «Non l'avevo detto in estate che volevo vincere il campionato?» Sindoni euforico: grazie ai nostri meravigliosi tifosi
Giuseppe Lazzaro
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CAPO D'ORLANDO – Esplode l'euforia ed è impossibile entrare anche in sala stampa. «Grazie a questi meravigliosi tifosi - dice il presidente Enzo Sindoni travolto dall'entusiasmo della gente -. Capo d'Orlando firma una pagina storica e non solo a livello sportivo. Abbiamo inseguito questo sogno assieme ai miei collaboratori. Un progetto in cui ho sempre creduto. Anche quando, due anni fa, avevamo conosciuto l'amarezza della retrocessione in B1. In questa fantastica notte il nostro lavoro si è realizzato, quello di Ciccio Venza e Diego Pastori, del nostro eccezionale staff tecnico, con una citazione particolare per il nostro grande allenatore Giovanni Perdichizzi e per questi splendidi giocatori. È una grande festa che l' Orlandina ha sognato sin dal 1996 quando rilevai la società in serie C2, dopo una retrocessione. I sacrifici sono stati ripagati». - In questo momento di gioia collettiva cosa vuol dire per il futuro? «Non è il momento di parlarne ma, certamente, aspettiamo risposte importanti anche da altri, a cominciare da chi deve pensare all'ampliamento del “PalaFantozzi”. Il tempo dei proclami è finito, adesso ci vogliono i fatti. Sindoni ha mantenuto la promessa e questa serie A è il nostro punto di arrivo». Giacca e cravatta finiti chissà dove, coach Giovanni Perdichizzi è in estasi mentre i tifosi lo portano in triondo per il giro di campo. «È stato un anno straordinario - afferma il tecnico barcellonese alla quinta promozione in 12 anni tra Barcellona e Capo d'Orlando - che ci ha visto vincere meritatamente il campionato. Ci siamo imposti in 25 partite su 28, in un torneo difficile ed equilibrato, partendo da outsider e ripescati. L'Orlandina è imbattuta in casa; le uniche tre sconfitte sono arrivate dopo che ce la siamo giocata sino all'ultimo minuto; non ricordo un match dove siamo andati sotto nettamente e nei momenti difficili che, ovviamente, ci sono stati, abbiamo sempre recuperato con il carattere. Volevo un gruppo compatto, capace di dare sempre tutto per recuperare anche una palla a metà campo. Siamo andati oltre perchè credo che abbiamo mostrato una bella pallacanestro, con un gioco vincente e spettacolare». - Hai anche centrato l'obiettivo di ridestare l'entusiasmo in un ambiente un po' demoralizzato dopo due annate negative. «È questa l'altra mia vittoria che si è resa possibile grazie all'operato di questa grande società, del suo straordinario presidente Enzo Sindoni e alla serietà di dirigenti come Venza e Pastori. Ma un ringraziamento va anche ai miei assistenti Coppolino e Ducarello, al preparatore atletico Ferrarotto, allo staff medico e sanitario, al nostro massaggiatore Tatonetti. Tutti, in base al loro ruolo, hanno recitato una parte importante perchè un gruppo vincente non è formato solo dal presidente, dall'allenatore e dai giocatori. Chiaramente l'emozione più grande è stato assistere a questo strepitoso spettacolo di pubblico e a questa esaltazione collettiva». Nel momento della festa, piange di gioia lo storico dirigente Pippo Munafò che ha avuto il merito insieme ad Andrea Giuffrè e al compianto Daniele Di Noto di tenere in piedi, seppur in C2, il nome dell'Orlandina Basket sino all'avvento di Sindoni: «Le lacrime. Non posso non trattenerle. Io sono stato presidente, giocatore, direttore sportivo, segretario, allenatore, persino cassiere ed oggi raggiungo il massimo traguardo». Impossibile raggiungere i giocatori sommersi dall'abbraccio del pubblico. Al volo Brian Oliver dopo il canonico bacio alla moglie che applaude dalla tribuna dice: «È uno dei giorni più belli della mia carriera e l'ho realizzato a 36 anni e con tanta voglia ancora di giocare. Ma di cosa vi sorprendete? Non lo avevo detto al mio arrivo in estate che io ero venuto a Capo d'Orlando per vincere il campionato? Da solo non potevo farlo. Quindi grazie a tutti, al super allenatore, ai compagni, alla società, al nostro eccezionale presidente».
Festa grande in una notte 15/04/2005 , 8.41.43 av Gazzetta del Sud Brividi alla presentazione della squadra, poi un unico grido: «Serie A, Serie A»
La promozione dell'Orlandina “PalaFantozzi” esaurito già un'ora prima dell'inizio: oltre 3000 tifosi hanno gioito e si sono emozionati Festa grande in una notte indimenticabile
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Brividi, brividi, infiniti brividi. Sono brividi che tolgono il fiato, brividi che riempiono il cuore, brividi che contagiano i tremila spettatori che più di un'ora prima della gara affollano il PalaFantozzi in ogni ordine di posto. Uomini, donne, bambini, giovani, anziani di Capo d'Orlando e di tutto il comprensorio: non vuole mancare nessuno alla notte delle favole, alla notte che rimarrà per sempre nella storia di un paese intero che attorno ad una palla a spicchi, ad un cesto e ad un gruppo di “eroi” ha costruito una magia bellissima. E così sono applausi, solo applausi, quando arrivano i protagonisti: Oliver passa da un'entrata secondaria, ma al popolo paladino nella notte delle favole non sfugge nulla. Questa volta a spingere il leader di mille battaglie è il mare biancazzurro. Lo accompagnano nello spogliatoio, lo coccolano, lo vogliono “re”, al pari degli altri. Ed è una muraglia biancazzurra quella che accoglie le squadre al momento dell'entrata sul parquet per il riscaldamento e che impedisce a Ferrara di vedere la luce. Un boato tutto per campioni che sanno di non poter deludere e non deludono. Non lo hanno mai fatto, non avrebbero potuto certo farlo nell'occasione più attesa, nella notte dove le stelle di Capo d'Orlando riflettono bagliori bianco e azzurri. Così come non tradisce il “PalaFantozzi”, palcoscenico di mille partite, scrigno di emozioni, dolori del passato e infinite gioie di gioie. Non tradisce dopo essere stato fortino inespugnabile per una stagione intera. Il palasport di piazza Bontempo trema quando il presidente Enzo Sindoni, il condottiero di una squadra imbattibile, alle 19.38 alza le braccia in alto al centro del parquet. Un boato accomuna tremila e più anime che in una notte di metà aprile vivono un sogno chiamato “serie A”. Il palasport trema una seconda volta quando alle 20.27 la squadra va in passerella per la presentazione. Lo speaker urla la gioia di un popolo intero: «Ognuno di noi è testimone, ognuno di noi è protagonista, siamo invincibili perché crediamo nei sogni, perché con la nostra forza il sogno diventa realtà. Non un istante di pausa, non un secondo di silenzio, perché oggi in campo ci siamo anche noi, perché oggi non si gioca solo una partita, perché oggi si scrive la storia. E la storia siamo noi…». Non c'è più aria, Ferrara soffoca in avvio (zero punti nei primi cinque minuti) stretta dalla morsa paladina. È subito festa, fino agli istanti finali quando è l'apoteosi, con una splendida invasione di campo. Tutti al centro del campo, tutti osannati e portati in trionfo. E poi tutti in piazza Matteotti dove, tra la standing ovation della gente, c'è stata la meritata passerella della squadra, mentre venivano proiettate le immagini di un'annata indimenticabili. È la notte della festa, la notte dei sogni, la notte del miracolo. È gioia grande, gioia che ti entra dentro in ogni momento, che unisce persone che forse prima non si sono mai viste. C'è un popolo che non ha alcuna voglia di andare a dormire. Troppa la voglia di brividi lunghi, di emozioni forti, di sbornie. Troppa la paura di svegliarsi e di scoprire che è tutto un sogno. Tranquillo popolo paladino, non è così. Il sogno è realtà. È l'alba di un nuovo giorno. Il sole di Capo d'Orlando oggi è biancazzurro e sta tutto dentro un canestro.
Mauro Cucè
Tornare in Serie A così è meraviglioso 15/04/2005 , 8.38.48 av BasketGround Upea: Giovanni Perdichizzi a Basketground "Tornare in Serie A così è meraviglioso" Giovanni Perdichizzi Giovanni Perdichizzi è un uomo felice: probabilmente è questa la definizione che più si addice al coach dell’ Upea Capo d’Orlando . Non è una società come le altre: solo lì un giocatore ( Fantozzi ) ha potuto giocare su un palasport a lui dedicato, solo lì si poteva pensare che una cittadina di 12.000 anime sarebbe stata in grado di arrivare, un giorno, a toccare la Serie A, quando solo immaginarla era un’esagerazione.
Solo lì il presidente, Enzo Sindoni , è anche e simbolo della città: non poteva essere che li, quindi, che il 43enne nativo di Barcellona Pozzo di Gotto centrasse l’impresa di vincere il campionato di LegAdue, per di più partendo dal ripescaggio e dalla miracolosa salvezza in B1 della scorsa stagione.
“Sono felice, ho già assaggiato la Serie A con Messina, ma da ripescato. Arrivarci vincendo il campionato ha tutto un altro sapore. E come quella mia prima esperienza mi fu guastata da dei dirigenti inadeguati, come è stato dimostrato, qui so che non corro questo problema. L’Orlandina non sarà una meteora, stavolta la A me la gioco per davvero”.
Un tentativo con Barcellona Pozzo di Gotto e due con la Pallacanestro Messina non gli sono bastati per conquistare la promozione sul campo, e probabilmente è giusto che sia arrivata adesso, quando il coach ha raggiunto la piena maturità ed è il più vincente della LegAdue, da quando esiste ( 81 vittorie e 35 sconfitte tra regular season e playoff dal 2001/02).
La coreografia dei tifosi dell’Upea prima del match contro Ferrara “Quello che più mi è piaciuto della partita con Ferrara è stato l’ardore dei ragazzi, la loro fame di vincere, come se invece che per la promozione giocassimo per la salvezza. Credo di poter dire che si è vista la migliore Upea della stagione, almeno nell’aggressività e l’intensità difensiva”, dice Perdichizzi.
18 vittorie consecutive, 8 punti di vantaggio sulla Virtus Bologna , il miglior attacco del torneo: Giovanni, cos’è che ha fatto di quella che sembrava essere una buona squadra in una corazzata inarrestabile?
“Il gruppo, e non è una frase fatta: la mentalità che anche io sono riuscito a trasmettere, la voglia di arrivare, la capacità di mantenere la concentrazione su un periodo lunghissimo di tempo, la maturità nei momenti difficili. Ho sempre detto ai ragazzi di rapportarsi a Bologna, che era l’unica squadra che ci sembrava avere dei valori tecnici superiori: una volta scavaltaca, ho detto loro di rapportarci a noi stessi, e a non accontentarci mai di quanto bene facevamo, ma di cercare sempre il meglio. E loro mi hanno seguito”.
Quanto è stato importante Brian Oliver in tutto questo? Dopo averlo allenato a Messina l’hai voluto fortemente sia per le doti tecniche, che per la sua capacità di essere leader.
“Si, e qui a Capo d’Orlando è stato formidabile: mi ha aiutato a tenere sempre alto il livello di concentrazione dei ragazzi. Vi rendete conto cosa significa essere sempre al top dell’attenzione per vincere 18 partite consecutive? È un’impresa clamorosa, e per questo bisognava essere forti in campo e fortissimi fuori. Brian lo è stato, ed ha dato l’esempio. Inoltre è stato fondamentale nell’ambientamento di Rolando Howell”.
Già, Howell: inutile citare i numeri. Ha dominato tutti i lunghi che ha incontrato. Riuscirete a trattenerlo anche per la prossima stagione?
“Di sicuro ci proverò: Rolando è migliorato molto in questa stagione, dentro e fuori dal campo, ed ha capito che era la chance della sua vita per rimettere in piedi una carriera che sembrava compromessa al college, per via di qualche problema extra-cestistico. Sono stato subito molto chiaro con lui: gli ho detto che se avesse creato dei problemi probabilmente avrebbe faticato a trovare un lavoro, per via della reputazione che si sarebbe fatto. Lui ha recepito, ha lavorato duro fino a diventare quel giocatore che oggi ammiriamo. Gli dirò che qui potrà crescere ancora, giocando una Serie A e confrontandosi con alcuni dei giocatori più forti d’Italia e d’Europa, con un coach che ha fiducia in lui e una società e una città che lo amano. Spero di convincerlo a restare”.
Il presidente dell’Orlandina, Enzo Sindoni Dopo la tua amara parentesi in Serie A nella scorsa stagione hai potuto anche tu rilanciarti e rifarti un nome.
“Si, e per questo ringrazio la società, il presidente Sindoni che è sempre stato vicino a me e ai ragazzi. È vero che l’anno scorso è andata male, ma chi conosce come me la situazione di quella società sa bene che non c’erano le condizioni per fare di meglio. Non ero neanche riuscito a godermi la vittoria sulla Benetton, perchè già allora avevo capito come sarebbe andata a finire. E adesso che tutti conoscono i fatti sanno che le mie responsabilità erano quelle di un allenatore di una buona squadra in mano a dei dilettanti allo sbaraglio. Qui c'è una società seria, dirigenti competenti come Venza e Pastori, che sono stati straordinari per tutta la stagione. È un'altra cosa”.
Hai citato il presidente Sindoni, ti ha detto qualcosa di particolare dopo la partita?
“Mi ha semplicemente ringraziato: è stato lui il primo a credere in tutto questo”.
un altro show, è Serie A! 15/04/2005 , 8.32.55 av BasketGround Orlandina: un altro show, è Serie A! Tifosi Upea Era una serata attesa per settimane, ma che nessuno a Capo d’Orlando avrebbe mai pensato di vivere: quella in cui l’Upea avrebbe festeggiato la vittoria del campionato di LegAdue. Ci hanno creduto più di tutti i giocatori paladini, che hanno affrontato l’impegno contro Ferrara con la rabbia agonistica di chi è concentrato solo sull’obbiettivo di vincere, che le feste le rimanda al momento opportuno.
14-0 dopo cinque minuti, Carife in bambola e pubblico del PalaFantozzi in visibilio e che poteva praticamente già inneggiare al traguardo raggiunto: uno spettacolo di energia e colori che gli estensi sembrano ben assorbire. Dopo il 21-3 firmato da Montonati, Leo Busca e compagni reagiscono fino al -9 (29-20 dopo un antisportivo a Grappasonni), dando l’impressione di voler comunque dare un segno nella partita.
Durerà poco: Howell strappa dalle mani un rimbalzo a Maioli, Hoover mette una tripla clamorosa, e ancora Howell schiaccia un alley-hoop per il 36-20 su assist di Pilotti. Rispedita al mittente, tutti a casa. La partita in senso agonistico è finita qui: da adesso in poi ci sarà solo spazio per le schiacciate e le stoppate di Howell, i lampi di talento straordinario di Mc Intyre, i tiri di Hoover e i sorrisoni di capitan Oliver.
Ferrara non c’è più e a dire il vero non ci prova neanche a levare il palcoscenico ai padroni di casa, difficile commentare tecnicamente la partita: per la cronaca annotiamo il massimo vantaggio (67-38 al 29’) con l’ennesima tripla di Ryan Hoover. Capo d’Orlando si gode la diciottesima vittoria consecutiva, un campo ancora inviolato (solo Trapani, nell’ultima partita, può ancora farlo capitolare) e la vittoria del campionato arrivata per Perdichizzi, Oliver e Howell Grappasonni, che insieme al ferrarese Busca ci sono andati vicini a Messina.
Seconda promozione consecutiva per Brian Montonati, che stupì a Jesi lo scorso anno ed evidentemente porta bene alle sue squadre. Seconda anche per Ryan Hoover, che con la Sanic Teramo insieme a Mario Boni e coach Gramenzi, che ha vinto la B1 con l’Upea, diede un grosso dispiacere al suo attuale coach, vincendo in cinque gare la serie finale della stagione 2002/2003.
Domenica l’Orlandina è di scena al PalaMalaguti contro la Caffè Maxim Virtus Bologna: doveva essere la partita dell’anno, sarà invece un gran gala della LegAdue, con le due squadre più forti della stagione: una con già in tasca il biglietto per la Serie A, l’altra testa di serie n°1 del tabellone dei playoff. Chissà se l’avrebbero mai pensato.
Upea Capo d'Orlando - Carife Ferrara 85-68 (24-10; 41-24; 69-43)
Upea: Oliver 25 (11/14, 0/1), Hoover 23 (0/2, 6/8), Howell 13 (6/7), 7 rim., Mc Intyre 10 (2/4, 2/8), 8 ass., Montonati 9 (4/6), 7 rim., Caprari 5 (1/2, 1/1). All. Perdichizzi
Carife: Rossi 14 (1/1, 4/7), Ivory 14 (3/5, 2/7), 5 rim., Williams 11 (2/6, 2/6), Pol Bodetto 10 (4/6), 6 rim., Thomas 8 (1/4, 2/4), Whisby 8 (4/8), Faggiano 2 (1/3), Maioli 1 (0/1 da 3). All. Dalmonte
Pietro Scibetta |
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