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Corriere dello Sport- Stadio giovedì 20 ottobre 2005 at 09:02
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di Sergio Granata
CAPO D’ORLANDO - Per i suoi modi, a volte duri, si è conquistato l’appellativo di “sceriffo”. Ma dietro ogni suo atteggiamento rigido c’è soprattutto la voglia di dare un esempio di professionalità a chi lo circonda. Pignolo e meticoloso nella preparazione di ogni partita, Giovanni Perdichizzi, ha saputo ritagliarsi in pochi anni un posto di rilievo tra gli allenatori italiani di prima fascia. Ma, e forse questo è l’aspetto più singolare, ci è riuscito alla guida di formazioni di provincia, affamate di pallacanestro e della grande ribalta. Barcellonese purosangue, è cresciuto prima giocando e poi allenando le squadre della sua città. Poi ha sposato l’ambizioso progetto di Edo Capizzi ed ha portato il Barcellona in A2. In Serie A ci è arrivato con Messina, anche se alla fine l’esperimento di acquisire in città l’ex Cestistica non è stato particolarmente felice. Ma il record ineguagliabile di Perdichizzi è certamente il doppio salto di categoria in una sola stagione, quella scorsa. Arrivato a Capo d’Orlando (appena 60 chilometri da casa sua) ha prima ottenuto il ripescaggio in Legadue, e poi guidato col piglio di un condottiero l’outsider Upea alla conquista della massima serie con una striscia di 20 vittorie consecutive e soltanto tre sconfitte nel corso del campionato. “L’approccio con la massima serie è sempre difficile ma non era la nostra principale preoccupazione- spiega Perdichizzi- piuttosto è complicato riuscire a dare un volto ad una squadra senza avere il tempo necessario per allenarsi a causa degli impegni troppo ravvicinati. Dopo gli europei sarebbe stato meglio diluire l’avvio per completare gli organici e la preparazione delle squadre”. Girando in moto per le strade di Capo d’Orlando, Perdichizzi non si sottrae al confronto con i tifosi ed al contatto diretto con gli appassionati. “Capo d’Orlando vive di basket e questo è straordinario- dice- l’avventura dello scorso anno ha dell’incredibile e questo dà tanti stimoli ad un professionista. Qui sono stato subito ben voluto ed accettato e soprattutto ho trovato una società che, sebbene piccola nella struttura, è un modello di efficienza. E’ organizzata e guidata da una dirigenza pari alle grandi società di questo campionato”. Fuori dall’ambiente cestistico, comunque, Perdichizzi si dedica solo alla famiglia. “Il tempo libero è tutto per mia moglie e le mie due bambine”. In questo frenetico avvio di stagione di tempo ne rimane davvero poco. Dopo la prima storica vittoria in A contro Livorno stasera arriva Cantù e Perdichizzi ha un conto aperto con i lombardi. “Quando allenavo Messina- ricorda- fummo sconfitti da un fallo fischiato a 2 secondi dalla fine (per ironia della sorte dall’arbitro Pozzana che stasera sarà uno dei tre direttori di gara ndc). E’ ovvio che loro hanno fatto la storia della pallacanestro, ma ho detto detto ai ragazzi di continuare a guardare partita per partita senza badare all’avversario di turno. Contro Siena e Bologna abbiamo già dimostrato di poter tenere testa senza timori reverenziali”. |
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