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Gazzetta del Sud
domenica 5 febbraio 2006 at 10:06


Sconfitta inevitabile e pesante per l'Upea Capo d'Orlando che ha dovuto inchinarsi al cospetto di una straripante Virtus Bologna che ha dominato sui due lati del campo dimostrando tutto il suo valore di squadra equilibratissima, che potrebbe rappresentare la grande sorpresa nel prosieguo del torneo. I paladini hanno tenuto botta fino a metà della 2. frazione, quando schierati con i 4/5 dello starting five (Perry, Carter, Nanamaka e Praskevicius) sono riusciti a contenere il passivo entro 5 lunghezze (30-35), poi la Virtus allunga prepotentemente facendo valere il tiro dall'arco di un immenso Bluthenthal, che trova il canestro anche con l'avversario addosso, e il dinamismo sotto le plance di un giocatore esplosivo come Lang, vanamente contrastato dal generoso Nnamaka e da un Praskevicius assolutamente da rivedere anche in attacco (-1 di valutazione, con 3 punti e 2 rimbalzi in 28'). Il crollo dell'Orlandina prima dell'intervallo lungo è la risultante dei cambi operati dal coach Perdichizzi per far rifiatare prima Perry (rilevato da Levin), quindi lo stoico Carter (che cuore! 32 punti con 40 di valutazione), al quale è subentrato un Moltedo fuori condizione fisica e mentale. Con in campo un quintetto sicuramente non da serie A (Levin, Moltedo, Janicenoks, Nnamaka e Praskevicius), la squadra biancazzurra va, dunque, in barca accusando dopo 20' un passivo di 13 lunghezze (32-46) che non riuscirà più a ridurre nelle successive frazioni. L'osservazione fa capire che sull'esito dell'incontro ha influito il diverso apporto dei cambi delle due formazioni: infatti, mentre l'Orlandina ha avuto dalla sua panchina la miseria di 8 punti (6 di Janicenoks e 2 di Levin), la Virtus, che ha ruotato 9 giocatori di qualità, ne ha attinto ben 20. Sul piano tattico tutto è filato liscio per la compagine allenata da Markovski: senza opposizione i giochi per il centro Lang, e nessuna valida contromisura per impedire i tiri mortiferi in isolamento di Bluthenthal ed English. Le raccomandazioni di Perdichizzi di difendere forte senza palla sono rimaste inascoltate. A completare il quadro le scorribande di uno scatenato Dusan Vukcevic, partito play e, poi, utilizzato come guardia “apriscatole” della difesa locale. All'Orlandina va rimproverato di non avere nemmeno tentato di portare la partita sul terreno a lei più congeniale, cioè quello del ritmo elevato e del contropiede: Perry ha confermato che non è il play capace di far correre la squadra, e la situazione non cambia quando va in campo Levin. L'ultimo sussulto di vitalità la formazione paladina l'ha avuto a metà del 3. quarto, quando sul punteggio di 40-57 la Virtus aveva esaurito il bonus e palesava qualche difficoltà a “bucare” la zona biancazzurra: i locali rosicchiano un paio di punti ma poi vengono ricacciati indietro dalle triplone di Bluthenthal e di Vukcevic che, con Moltedo, gioca al gatto col topo. Virtus a +20 (48-68) dopo 30'; l'ultimo quarto è accademia con gli ultras dell'Orlandina che fischiano la squadra, rimproverando scarso impegno. Diagnosi sbagliata. La malattia, purtroppo, è più grave: tra i giocatori affiora la sindrome della sfiducia. Che va immediatamente esorcizzata.
Walter Mangano
 

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