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basketground.it mercoledì 8 marzo 2006 at 11:32
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Se la soddisfazione è diffusa a Capo d’Orlando, nonostante la battuta d’arresto, peraltro logica, contro l’Armani Jeans Milano, una buona ragione ha sicuramente un nome e un cognome: quello di Kristaps Janicenoks, guardia/ala lettone classe ’83, una delle piacevoli sorprese di questo campionato di Serie A.
Nelle ultime tre partite, a conferma dei miglioramenti suoi e della formazione siciliana, le cifre parlano di 19.0 punti, 7/12 da 2, 11/18 da 3, 10/11 ai liberi, 3.0 rimbalzi, 2.6 recuperi, 3.3 assist, 20.6 valutazione. Un bottino da straniero “vero”, di quelli che fanno la differenza.
“Ma la cosa importante è che tutti insieme stiamo finalmente migliorando anche nei risultati, che ci sono mancati per gran parte della stagione, anche per colpa di sfortunati episodi”.
In effetti avete perso molte partite con margini molto stretti, come te lo spieghi? Sfortuna?
“No, non può essere solo quello. Abbiamo avuto tanti problemi, ma io non sono l’allenatore e io devo cercare di fare al meglio ciò che mi viene chiesto. A volte, però, un pò di fortuna in più ci avrebbe permesso di vincere e oggi saremmo in una situazione più tranquilla, penso alle gare perse al supplementare con Biella e Roma e a quella di Reggio Emilia”.
Che tu avevi quasi fatto vincere alla tua squadra con quell’incredibile tripla con il fallo subito.
“Già, abbiamo solo accarezzato la vittoria, poi però sul -1 ho sbagliato io il tiro decisivo”. Molti furono sorpresi proprio da quel tiro, nel senso che ci si aspettava di più un Carter o un Perry prendere quell’ultima responsabilità. Fu una scelta precisa?
“Si, abbiamo preparato quell’uscita dai blocchi per me durante il time-out, il coach aveva affidato a me quell’ultima possibilità. Purtroppo è andata male”.
Da un punto di vista personale come valuti la tua stagione?
“Devo dire che posso fare certamente meglio, e sto lavorando ogni giorno per quello, anche grazie agli assistenti con i quali cerco sempre di migliorarmi. Finora sono abbastanza soddisfatto, anche perchè è la prima stagione in una grande lega europea”.
In effetti tu hai girato già tanto, nonostante la tua giovane età: oltre alla Lettonia (Skonto Riga), anche Belgio (Liegi) e Germania (Bonn) sono già nel tuo curriculum.
“È vero, e sono contento di queste esperienze perchè ogni volta posso imparare qualcosa di diverso: adesso qui in Italia sto imparando a misurarmi ogni settimana contro avversari molto forti, e basti pensare che gioco in un campionato che esprime ogni anno quattro formazioni di Eurolega, questo da la misura del livello. Per questo anche i duelli individuali che devo affrontare sono sempre molto stimolanti”. Dicevamo dei miglioramenti, hai giocato da poco quella che probabilmente è stata la tua miglior partita dal punto di vista personale e statistico, quella di Cantù.
“È vero, probabilmente lo è stata, ma quello che mi piace sottolineare di quel match è intanto la vittoria, poi il modo in cui abbiamo giocato. Inoltre quella sera ho trovato il ritmo giusto e ho ricevuto ottimi palloni da sfruttare da parte dei miei compagni”.
Su di te però, si è letto e si è scritto di un interesse della Climamio campione d’Italia, che cercava un tiratore.
“Non so nulla di questo: ovviamente fa piacere sentire il proprio nome accanto a quello di una formazione così prestigiosa, ma tutto quello che so adesso è che sarò un giocatore dell’Upea fino alla fine della stagione, e come tale darò il meglio per dare la salvezza a questo club”.
A proposito della tua scelta di andare a Capo d’Orlando: ti aspettavi una formazione più competitiva per lottare non solo per la salvezza o eri consapevole del tipo di obiettivo che questa formazione aveva?
“Diciamo che per me questa è una tappa, molto importante: come ho detto prima ogni anno cerco di giocare ad un livello più alto, e l’Upea per me rappresentava un’ottima opportunità, perchè mi dava la possibilità di competere in uno dei principali campionati in Europa e, soprattutto, mi garantiva la possibilità di giocare tanto. Questo è stato fondamentale nella mia scelta”.
Pietro Scibetta |
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