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basketground.it
giovedì 20 aprile 2006 at 18:47


Nuovamente turlupinata da un atteggiamento della Federazione Pallacanestro divenuto ormai difficilmente commentabile, la Lega Basket è giunta al termine d’una estenuante assemblea sull’orlo del lock out con evidenti fratture, forse insanabili, che ne minano la conduzione futura. Come già accadde lo scorso autunno, con la Fip che improvvisamente cambiò rotta sulla comune direzione intrapresa nella querelle-stranieri, anche a primavera le carte in tavola sono state cambiate e ad incassare il voltagabbana federale questa volta sono stati i tre “mediatori”, Toti, Maione e Antonetti, inviati dai club a parlamentare.

I fatti: dopo lunghi conciliaboli, società e Federbasket arrivano all’intesa sui 6 visti e 4 extracomunitari in campo. Stante alle carte lette e sventolate ieri dal presidente di Lega Enrico Prandi, la Fip avrebbe inviato due diverse lettere, una al Coni e una ai club, dai contenuti discordanti. «Il 9 marzo, al Coni, ha confermato la volontà di proseguire con i 5 visti con al massimo 3 extra a referto. Il 13 marzo, alla Lega, la Fip ha invece ribadito il nuovo accordo, con 6 visti e 4 extra in campo».

Una situazione bizzarra, che solo dopo alcuni minuti Prandi riesce a definire «tragicomica». Accertati i fatti durante il colloquio avuto con il presidente del Coni Gianni Petrucci il 31 marzo scorso, a Prandi non resta che incassare l’ennesimo cambiamento di rotta della Federazione, giustificato in seguito con un sospetto «errore di scrittura».

Nella sostanza, da ottobre ad oggi nulla s’è mosso, la situazione s’è notevolmente intorbidita e i buoni propositi finiti a donnacce. Il risultato è una Lega spaccata, il cui portavoce non può far altro che ammettere: «Siamo sbigottiti e dispersi di fronte all’atteggiamento della Fip. Francamente non si comprende perché chi governa il basket debba creare queste situazioni che generano solo confusione e disamoramento dei proprietari. L’unica decisione comune che è stata presa all’unanimità riguarda il rifiuto di firmare qualsiasi convenzione con la Federazione da ora in avanti».

Tradotto, non esisterà alcun documento e dunque alcun vincolo: ogni club potrà tutelarsi privatamente, intraprendendo qualsiasi azione individuale. Cadranno, dunque, i laccioli legati al numero minimo di italiani, all’utilizzo dei comunitari e degli italiani “di passaporto”, norme facilmente aggirabili attraverso il ricorso a un tribunale ordinario. Tutto ciò in attesa della risposta del Coni, che potrebbe addirittura tirare totalmente la cinghia riguardo alla presenza di extracomunitari.

Resta, nel marasma, la netta sensazione d’una Lega delegittimata, senza obiettivi da raggiungere, incapace d’alzare un muro comune. All’uscita dopo ore di discussioni e baruffe, i commenti sono stati unanimi: «Velo pietoso» per Mario Ghiacci, «Giornata inutile» per molti altri. Chiarissimo Giorgio Corbelli: «Ci sono poche idee e ben confuse». E’ lì che si scopre il tentativo estremo nei confronti del mezzo golpe della Fip: ai punti all’ordine del giorno è stata aggiunta la proposta di una serrata totale dei club, a partire dalle gare di domani sera. I voti, 5 favorevoli, 5 contrari e 5 astenuti, fotografano perfettamente le posizioni dell’assemblea.

E per una Virtus Bologna contraria a tutte le proposte di Prandi (Claudio Sabatini ha avanzato anche un voto di sfiducia al presidente di Lega, ottenendo 8 astensioni), c’era una chiara volontà di alcune società importanti (Treviso e Siena, sempre astenute) a non continuare su questi sentieri, mentre tutti sono ormai mosso solo da interessi privati. «Io ero per la serrata – annuncia Sabatini – ma visto che stiamo perdendo tempo, meglio seguire alla lettera le indicazioni di Petrucci. Per quanto riguarda la Virtus, confermo che non daremo le deleghe per i diritti tv, internet e wireless».

Ecco l’altro nodo: i club non hanno trovato alcun accordo sui diritti tv e sulle sponsorizzazioni. La Virtus e Capo d’Orlando hanno confermato che non cederanno la delega alla Lega, gli altri club hanno preso tempo ma appare chiaro che l’accordo con Sky è tutto in salita. Da un lato, sta prendendo corpo in molte società l’opportunità di trovare strade alternative, dall’altro la vendita solo parziale dei diritti non incontra l’interesse del network – che ha avanzato una proposta triennale – e nella migliore delle ipotesi potrebbe a introiti ribassati del 30-40%. Alto mare anche per quanto riguarda il rinnovo con Tim, attuale sponsor del campionato, mentre sono state per ora rigettate le proposte di Sabatini per introdurre un logo “Playoff” e un salary cap per i giocatori italiani.

Daniele Labanti - Jarring.it
 

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