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Gazzetta del Sud lunedì 9 ottobre 2006 at 08:28
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I biancazzurri approfittano dei problemi di Avellino e debuttano con una preziosa vittoria in trasferta L'Orlandina diventa bella all'improvviso Partita senza storia grazie ad una eccellente performance nel tiro da tre: 9 su 15
Gara senza storia. L'Orlandina fa un sol boccone del malcapitato Avellino, ci gioca come il gatto col topo, concede agli avversari solo i due minuti iniziali per poi andargli via con la moto. Ballano e cantano sugli spalti a ritmo incessante dei tamburi gli irriducibili Supporters biancoblù. E ne hanno pienamente ragione: è festa grande per i siciliani. Il "Paladelmauro" porta bene a Capo d'Orlando. Dopo tutte le perplessità e le critiche registrate in precampionato, restituisce a Giovanni Perdichizzi i primi due punti che valgono forse il doppio, e ancor di più un gruppo ben assortito, tonico e determinato. Troppo forte l'Orlandina o troppo debole Avellino? La verità probabilmente, come sempre, è nel mezzo. Inguardabile il gruppo di Boniciolli, sia per le condizioni di forma delle individualità ma, cosa ancora più grave, per l'assoluta latitanza di un accettabile gioco di squadra. Che le cose non andassero per il verso giusto lo si era percepito ancor prima di cominciare. Aria tesa al "Paladelmauro". La tifoseria locale, miracolata dagli storici nemici di Roseto, non sembra aver dimenticato. Il knock-out incassato lo scorso anno ad opera dei paladini è una ferita ancora aperta. Una lezione durissima che provocò la precipitosa fuga di Giuliani e l'apertura di una crisi irreversibile, conclusasi poi con un'inevitabile retrocessione. Ma è storia di ieri. L'ultima defezione inaspettata di capitan Esposito non sembra scomporre più di tanto Perdichizzi, che propone un quintetto base tutto di colore, mentre in area irpina spicca la bionda chioma di Andrea Pecile. Partenza sciolta e difese aperte. Per Freeman è subito centro al primo tentativo dalla grande distanza, immediatamente imitato da Strong. È tiro a bersaglio, e vanno a canestro anche Young e Pecile. Ma per Avellino finisce qui. Tap-in volante di Mokongo ed è subito vantaggio (6-10 a -8'01"). Jamison, dal suo canto, dichiara senza mezzi termini la propria incompetenza dalla lunetta spedendo a ripetizione sul ferro. Ma è tutto Avellino a sbagliare troppo. Tuona il vocione di Boniciolli, ma serve a poco. Mokongo e Young battono sistematicamente sui tagli gli avversari, anticipandoli sempre. Si riprende sul parziale di 17-25, ma in area biancoverde continua a regnare sovrana la confusione. Freeman e Capel, l'ombra del giocatore visto a Roseto, si fanno sorprendere da un ispirato Toure e da un sorprendente Rabaglietti, che alzano il distacco sul 17-31 a -7'32". Darby e Curry provano a riordinare le idee, ma sono Mokongo e Young a spadroneggiare. Il primo vince sistematicamente il contrasto con Darby, va a sfidare l'avversario, arresta, tira e va a canestro. Mentre il secondo con freddezza glaciale mette dentro a ripetizione. Lo svantaggio è ormai incolmabile (31-49 a -2'07") e a nulla vale il tardivo risveglio di Capel. Primo tempo fissato con una bomba di Wells sul 36-53. Si riprende, ma nulla cambia. È sempre l'Orlandina a condurre le danze, con uno Young ancor più ispirato e con un Mokongo che continua ad incantare, producendosi in gesti tecnici di elevata fattura. Una semplice formalità il finale di una gara che, per molti, era già segnata ancor prima di essere disputata.
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