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Basketground venerdì 20 ottobre 2006 at 09:15
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Non è il caso di illudersi con troppo anticipo, anche perché la Virtus, semmai, sta cercando soprattutto di conoscere se stessa. La vittoria di oggi, a volersela trovare così, ha offerto ulteriori indizi.
Magari, nella tonnara, la mano di Vukcevic è servita più di quella di Markovski, o anche solo il tronco: vero che le traiettorie delle trame cercate sono imprevedibili, ma parcheggiare in area sagoma e stazza di Lang qualche luce l'ha pure spenta. E si è vinto, ancora una volta, prima di tutto in difesa. Chiedendo aiuto ai suoi veterani, e ritrovando nel primo quintetto cinque approdi sicuri, Zare Markovski batte l'Upea e allunga una delle poche serie fin qui sopravvissute alle legge dell'equilibrio: 3-0. Perchè domenica, a Roma, avrà forse un altro tipo match.
Intanto, nei suoi poco tormentati slalom di inizio stagione, la Vu Nera manda a dire che una squadra ce l'ha ancora, benché, senza Michelori (che comunque stia bene lo canta anche la curva), debba sempre vincere in riserva. Avanti di 15 punti al 25’´, ne conserva spesso più di venti quando la serata le agita davanti lo striscione d’arrivo.
A sto giro finalmente l’avvio consegna una Virtus affamata, con Blizzard ad aprire e Best ad armare i lunghi: 7-0 in meno di due minuti. Visto lo spirito pareva poter incagliarsi solo con le proprie mani: a metà quarto, intanto, han già segnato in quattro. Poche le crepe, ma qualcosa c’è.
Da lontano la VidiVici non ha gli occhiali giusti (li metterà) e pure dietro, contro gli spunti di Mokongo, Markovski deve rivedere qualcosa alternando zone pari e dispari. Anche perché a falli si stava 8-1 contro. Con quel modo di giocare, svelto e leggero, il play ex Chalon è un timbro stuzzicante. Tempo due azioni ed anche il Capo si sarebbe adeguato con ugual difesa ma resta che senza mira pesante è una Vu Nera costretta a guardare i propri lunghi (21-13 al 9’).
Senza mira, ma con baldanza e lucidità, la VidiVici costruisce ogni azione, perfezionando pure la tripla di Gugliotta che sarebbe fin lì valsa il massimo vantaggio (26-16), aprendo di fatto il lungo boulevard di continui pick and roll verso il ferro siciliano. Giocarlo sull’asse Drejer-Lang significa giocarlo con la coppia più alta dell’intera Lega. Scusate i centimetri. Il tranciante parziale (10-6) non era certo di quelli in grado di rovinare la serata, ma utile per un confortante cuscino, sì. Alzato il ponte levatoio nella propria area, Markovski stava lentamente devastando quella avversaria fino all’incoraggiante +14 del minuto sedici.
Col fiato grosso, l’Upea trova canestri di puro furore, fra le pieghe di una Virtus che, dopo lo sforzo, tende a staccare la spina. Si sarebbe tornati entro le dieci lunghezze, e lo si sarebbe fatto in maniera univoca, giocando cioè sulla fisicità di Toure contro la zona dispari. In compenso le frustrazioni dell’1/9 da tre e del 7/15 ai liberi portano all’intervallo una Upea ancora lontanuccio.
Dalle viscere entra ancora una Vu Nera da strappo. E stavolta è quello grosso: +15 raggiunto e ripetuto. Poi tutti a nanna. disinnescare il tiepido secondo tempo (quasi tre minuti piantati sul 50-35), serve allora un tecnico a Rush.
Rinunciando stavolta a frenetiche rotazioni, Markovski punta su quintetti più bloccati, trovando però anche menti allentate, un match giocato sottoritmo e quasi un intero quarto da sbadiglio. Ci sarà modo di rifarsi nell’ultimo periodo, quando la Virtus prenderà per fame un avversario ormai alle corde, scoperto e sguarnito nelle propria zona sul frullo bianconero.
Poi solo minuti utili agli archivi. Si riparte ora per la capitale, dunque, e sarà dura far finta di nulla. La botta alla classifica è stata secca, nella sostanza e pure nei modi. Servirà entrare bene in partita, per prendere fiducia e smascherare subito eventuali presunzioni. Tempi e giocatori cambieranno, e cambieranno pure le rivali più rognose per una Virtus che sta imparando a conoscersi.
Alessio Torri - Jarring.it |
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