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Gazzetta del Sud martedì 27 febbraio 2007 at 09:44
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Alzi la mano chi l'aveva previsto (fermi, gli "ultrà" biancazzurri non contano!): dieci vittorie in venti giornate, una paciosa posizione di centro classifica, otto punti di margine sulle penultime e una quota playoff tornata vicina. Per non parlare delle Final Eight di Coppa Italia mancate solo per la differenza canestri. Parlare di "miracolo" sembra persino ingeneroso nei confronti di questa Orlandina, che ha costruito ogni singola vittoria giocando alla morte, lottando per 40' filati, recuperando parziali pesantissimi e, anzi, ha perso più di una partita nel finale non senza un pizzico (o più) di sfortuna. Niente male, per una squadra circondata in estate dalla perplessità generale degli addetti ai lavori e che ha risposto sul campo a tutti i rilievi di ordine tecnico-tattico emersi in sede di previsione. Anche perché, a ben vedere – e per quanto possa sembrare un paradosso – gran parte di quei rilievi si è rivelata fondata. Qualche esempio? I limiti del play francese Mokongo (29', 7.4 punti e 3.1 assist col 31% da due e il 37% da tre), dovuti principalmente all'inesperienza ma anche a un tipo di gioco monocorde. Fondamentale, da questo punto di vista, l'addizione di Leo Busca (19', 3.9 punti e 1.8 assist col 57% da tre) che fa ragionare l'Orlandina quando serve. Anche su Freeman, comprimario di talento e non certo "stella" di prima grandezza (11.7 punti e 4 rimbalzi in 31', 54% da due e 36% dall'arco), erano stati avanzati dubbi nel complesso confermati dalla sua stagione. Lo stesso dicasi per l'incognita Francis (5.7 punti in 18' con 4.4 rimbalzi, il 56% da due e il 52% ai liberi) e per una panchina impalpabile, mentre i punti fermi Wells (13.5 punti e 5.8 rimbalzi in 30' col 64% da due e il 40% da tre) e Tourè (9.0+5.0 in 20') si sono espressi su livelli più che soddisfacenti. Su Alvin Young, invece, hanno sbagliato tutti gli addetti ai lavori: ma prevedere che il capitano fosse il miglior realizzatore della serie A (20.8 punti, 5 rimbalzi, 2.6 assist e 2 recuperi in 35' ) ma soprattutto un leader e un vincente vero, onestamente, non era per niente facile. E allora, se a fronte di tante perplessità rivelatesi in sostanza fondate (Young a parte, per carità) l'Orlandina è lassù e può già festeggiare una salvezza anticipata, non si può non rendere merito allo straordinario stratega di questa squadra, che regala continue gioie al centro più piccolo dell'intera sere A: Giovanni Perdichizzi ha dimostrato, quest'anno forse più che mai, tutte le proprie qualità di allenatore e di uomo. Sì, perché al di là della meticolosa preparazione delle partite e di una gestione esemplare delle rotazioni e dei finali di partita (quando è stato possibile), lo "sceriffo" ha dimostrato di saper dare alle sue squadre quel quid in più, la cosiddetta "chimica", ovvero di saper creare le condizioni perché ogni singolo giocatore renda al meglio. Aiutato in questo dalla società e soprattutto dall'ambiente sano ed entusiasta di Capo d'Orlando. La favola continua. Max Passalcqua |
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