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La Gazzetta del Sud
giovedì 26 luglio 2007 at 10:09


C'è chi, ed è la maggioranza sia chiaro, lo considera troppo simpatico e chi lo ritiene troppo e basta. Cioé eccessivo. Chi sostiene sia un formidabile giocatore e chi non lo reputa affatto tale, anzi ai limiti del dannoso. Di sicuro l'unico errore che puoi commettere con Gianmarco Pozzecco, ovvero la mosca atomica, più semplicemente il Poz, è provare a cambiarlo. Inutile e - questo sì dannoso - per tutti. Alle soglie dei 35 anni Poz non avrà più tritolo nei polpacci. Eppure divide, come sempre. E come sempre sorprenderà. Certo, divertirà.
È assai probabile che al solito risulterà decisivo. Assai più nel bene che nel male. Perché se non puoi discutere l'entità del personaggio, tuttora il più interessante sottocanestro, nemmeno puoi commettere l'errore di catalogare il play nel novero degli ottimi, o grandi, giocatori.
Poz è speciale. Il fatto è che per rendere al massimo deve sentire la fiducia attorno a sè. E amando il ruolo di pierino spesso per gli altri non è così facile accordargliene. Ma Poz è arguto e ti dà sempre un titolo. Perciò è perlomeno ben voluto dalla maggior parte dei giornalisti (gli altri lo odiano). E se gli accordi fiducia, finirà che lo stimerai.
Intanto perché Poz è uno vero, con i suoi difetti, la propria autoindulgenza, ma anche la generosità. Poz sarebbe un ottimo giornalista, lo abbiamo verificato quando ha scritto per Tuttosport anche grazie all'amicizia che ci lega (credo sia tale, vero Gianmarco?). E, almeno in un caso, gli è costato parecchio. Doveva commentare l'Europeo della sua prima clamorosa esclusione. Lui all'apice dopo la stella di Varese che rimane una favola, eppure lui escluso da Tanjevic perché i due non potevano legare e nel rapporto col ct (va detto, uomo eccezionale come pochissimi) sta l'errore che Poz mai ammetterà. E l'Italia che alla fine vince. Ovvio, nei suoi pezzi la mosca atomica avrà citato un paio di volte Boscia, ma per il resto negava nulla.
Poz, soprattutto, sa ridere. Innanzitutto di se stesso. E questa è dote più che rara nel mondo attuale che troppo si prende sul serio. Perché non conosce l'ironia. Ciò non significa che quella faccia da eterno ragazzo non consideri o, peggio, non accetti il sacrificio. È che non devi costringerlo con diktat. Devi convincerlo, devi entrarci in sintonia. Insomma. Il suo rapporto con la Nazionale sarebbe un romanzo da scrivere.
Basti pensare al suo maestro-amico Recalcati che lo esclude dall'Euro 2003. E poi lo chiama per il capolavoro delle Olimpiadi d'argento. Laddove lo usa a perfezione. Salvo che in quella finale in cui forse la mosca atomica avrebbe potuto, nel marasma, dare ancora qualcosa. Guarda caso, Poz è stato adorato da due delle tifoserie più calienti del basket italiano, Varese e Fortitudo. Che pure ha vinto il secondo scudetto quandoRepesa lo ha escluso.
Gianmarco regala emozioni, in primo luogo. Vede ciò che altri non immaginano. E perciò a volte sbaglia perché nel mondo dei sogni ci sono anche allucinazioni. Certo, la difesa è quella che è, molto naif, mai costante. Però considerate anche quel fisico da mosca. E non è questo il punto. Non è neppure che Poz condizioni lo spogliatoio. Sarebbe normale, pensateci, che anche in quel caso dividesse, anche se accade molto-molto di meno. Il punto, insomma, è che Poz devi prenderlo per quello che è. Per chi è. Magari non facendoglielo capire. In fondo Recalcati era un maestro. In questo. E allora scoprirete il Poz che non si arrende, che non molla. Che sa superare ostacoli all'apparenza insormontabili.
Del resto ne ha passate quel piccolo playmaker. Anche in campo affettivo. dove sarà pure un rubacuori. Ma dal cuor tenero.
E, dicevamo, in campo lo vedrete vincere sfide impensabili, salvo poi toreare Allen Iverson, uno dei suoi idoli, nel trionfo di Colonia. Perché un sorriso vale un tesoro. Per Poz. Al di là del ritorno in termini di mercato, per Capo d'Orlando, l'investimento sarà riuscito. Ma ci pensate? Nel piccolo centro siciliano uno degli eori di Nantes che allena uno dei miti di Atene. Pazzesco. Anzi, come piace a lui, il Gianmarco, Pozzesco. Di ritorno dalla Russia per l'ultimo valzer. In riva al mare.

Piero Guerrini
 

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