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Repubblica venerdì 27 luglio 2007 at 10:30
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«Un altro anno a Capo d´Orlando. E poi smetto». Ma chi si attende che Gianmarco Pozzecco venga in Sicilia a svernare e prendere comodamente l´ultimo ingaggio della sua carriera, si tolga subito quest´idea dalla mente. Poco prima di saltare su un aereo che lo ha portato in vacanza a Formentera non ha esitato a mostrare tutte le ragioni della sua decisione. «Ho sempre inteso la pallacanestro come una sfida. Una sfida personale che deve servire a misurarmi. Certo, la Virtus è un grande club e giocare lì sarebbe stata una bella esperienza: venti o venticinque minuti a partita, senza incidere più di tanto. Se Pozzecco gioca bene, applausi. Se gioca male, nessun dramma. A Capo d´Orlando, invece, sarà diverso. I risultati della squadra dipenderanno moto di più dal mio rendimento. Ed è molto stimolante». Se la ride, quando gli si chiede, a lui che è goriziano, cosa prova a giocare così al Sud. «Da quando ho conosciuto Mimmo Morena (un cestista napoletano, N.d.R.), ho capito che è meglio essere terroni. Poi, adesso, al mio fianco c´è una ragazza splendida, appena conosciuta, di Lamezia Terme. Come non essere a favore del Sud?». Viene fuori l´anima irriverente, spavalda, estroversa, di un giocatore che, come tanti talenti purissimi, ha sempre diviso i tifosi a metà. Lo si odia o lo si ama. Così, Boscia Tanjevic non lo convocò in Nazionale quando era al massimo della suo fulgore agonistico ma tre anni fa, ad Atene, con il Charlie Recalcati, diede il suo contributo all´argento olimpico. Naturale che speri di poter essere alle Olimpiadi di Pechino, il prossimo anno, a difendere quel metallo prezioso. Ma non ci pensa, non ne parla. Dopo uno scudetto vinto a Varese, le tre stagioni a Bologna (sponda Fortitudo) e i due anni a Mosca, trentaquattro anni sono pochi e tanti. Tanti per progettare il futuro: «Oggi penso che la prossima sarà l´ultima stagione, tra un mese chissà cosa mi passerà per la testa». Pochi per smettere di sognare. Sono quelli giusti anche per capire cosa rappresenti, al di là del basket, per i tifosi. «Capo d´Orlando è l´unica squadra di alto livello rimasta in Sicilia. So che costituirò un riferimento fondamentale per tutti gli appassionati di basket dell´isola. Ne sono orgoglioso, sarà un altro stimolo entusiasmante. Nei due anni trascorsi a Mosca, ero uno dei tanti e mi andava bene così. Adesso, ho accettato Capo d´Orlando anche perché voglio ritornare al mio animo da zingaro, voglio giocare per divertirmi, come so fare. Certo, negli ultimi anni sono cambiato, sono diventato un po´ più metodico, ordinato. Forse, ci metterò del tempo per essere capace delle mie antiche scorribande sul parquet. Certo che la società di Capo d´Orlando ha avuto un gran coraggio a prendermi. E Meo (Sacchetti, il coach dell´Upea, N.d.R.) ha avuto un gran coraggio ad accettare di allenare uno come me. Anche questa sarà una grande responsabilità». Ride ancora. «Ma ho una responsabilità anche verso quella bionda di Lamezia Terme. Chiudiamo l´intervista altrimenti mi scappa». FABIO TARTAMELLA |
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