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La Gazzetta del Sud giovedì 30 agosto 2007 at 11:42
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Ha costruito la squadra attorno al "fenomeno" Pozzecco. Adesso attende l'esito dei primi test. Quella di Gian Maria Vacirca è una sfida con la "S" maiuscola. Giovane ma ambizioso, 36 anni e un passato da giornalista, il nuovo direttore sportivo dell'Orlandina vuole cominciare con il piede giusto un'avventura stimolante dietro una scrivania dopo aver costruito una "macchina" che fa sognare Capo d'Orlando. «Siamo fiduciosi perché crediamo di esserci mossi bene sul mercato – afferma Vacirca – però deve parlare il campo. Per questo i tanti tornei all'orizzonte prima del campionato ci daranno importanti risposte». Squadra rivoluzionata e affidata alle sapienti mani di Meo Sacchetti, un pezzo di storia della pallacanestro italiana e personaggio che Vacirca conosce molto bene. «A Castelletto abbiamo fatto un piccolo miracolo – continua il giovane manager milanese – e in Sicilia si può proseguire un discorso importante. La sfida è affascinante: la serie A in un piccolo centro che vuole continuare a stupire tra i giganti del basket. Meo ha esperienza e conoscenze, sembra la persona giusta al posto giusto». La "follia" si chiama Pozzecco, stregato dal presidente Sindoni e attorno al quale è stata costruita la nuova squadra. «Logico che fosse così e vi posso assicurare che Gianmarco ha l'entusiasmo di un ragazzino e la voglia di tornare grande in Italia. È un punto di riferimento per tutti i compagni e non vede l'ora di iniziare». Giovane ma ambiziosa è anche la squadra, pronta a prendere parte al suo terzo campionato di serie A. Non solo il Poz, ma un gruppo che ha tutto per stupire. «Mi aspetto grandi cose da tutti – continua Vacirca – Wallace e Slay sono due che possono fare la differenza. CJ era la mia prima scelta, lo seguo da tanto: è un giocatore che ha grinta e grandi qualità di passatore. Sull'ex Princeton e garantisco io. Tamar è un giocatore di livello superiore: ha atletismo, talento e può giocare in due ruoli. In un certo senso il suo infortunio ci ha favorito, perché probabilmente non sarebbe stato prendibile per le nostre casse. Diener lo conosco bene e sa essere determinante e continuo nella stagione». Già, e Howell? «Lo aspettiamo. Rolando ha vissuto a Varese due anni al di sotto del suo potenziale, specie il secondo. Se tornasse a produrre le cifre del primo anno varesino, andrebbe già bene». E poi c'è il resto del gruppo, desideroso di imporsi in una realtà che vive di pane e basket. «C'è entusiasmo, ma mi aspettavo più abbonamenti. La società ha fatto tanti sforzi allestendo un roster importante. Però fino ad oggi i numeri delle tessere sottoscritte non sono da urlo». Mercato chiuso? «Dobbiamo capire cosa può darci Howell per decidere se prendere un comunitario come cambio del centro o di Pozzecco, visto che DeRogatis è certamente una guardia».
Marco Capuano |
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