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Rassegna Stampa |
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La Repubblica - mercoledì 26 settembre 2007 at 09:16
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IERI biancoblù Fortitudo, in estate bianconero per un giorno, oggi di nuovo biancoblù, ma quello siculo dell´ Orlandina, Gianmarco Pozzecco, manco ci fosse un regista dietro, apre il suo campionato, sabato sera anche su Sky, contro la Virtus. Doveva guidarla, quest´anno, Sabatini l´aveva già preso, poi Gianmarco ci ripensò e ribaltò, sulle attonite platee, il clamoroso colpo di scena. Battuta due volte nell´ultima stagione di incroci (2002-03, 80-71 all´andata, dilagando poi sul sigaro di Tanjevic, 82-70 al ritorno, e c´era già Bianchini), l´uomo tornato dalla Russia, con amore, e per amore, giura lui, è l´odierno spauracchio della Virtus, tirato a lucido da un precampionato d´altri tempi. Ehi, Poz, sei tornato a segnare venti punti a partita? «Ma quali venti? Trenta». Facciamo 24.2 in 11 amichevoli. Quant´è che non segnavi tanto? «Almeno dieci anni. E´ incredibile. E strano. Ma ci sono dei motivi. Ad esempio, non m´ero mai presentato a un raduno dopo aver lavorato tanto da solo. Poi altre coincidenze: il fatto di giocare come voglio io, il calore e l´affetto della gente che ho conosciuto qui, una persona d´altri tempi come Meo Sacchetti in panchina, una squadra giovane che vuole lottare ogni giorno. Una miscela esplosiva». Andiamo, per fare 20 punti aiuta pure il livello più basso. «Ehi, segnarne 30 è sempre difficile. Forse ora lo è meno, ma mica tanto. C´è meno talento in attacco, ma poi affronti spesso cinque neri. Che poi il dramma vero, in estate, era proprio questo pensiero: sarò in grado di farlo? Ebbene sì. Tanto che, se potessi, mi ibernerei da qui a sabato. Firmerei per restare in forma come sono oggi. Non ho più la rapidità dei 25 anni, ma ci sono vicino, e compenso con l´esperienza. E le responsabilità che ho qui. Ma anche se sono uno che ama la pressione, l´ansia per sabato mi sta logorando». Sembra fatto apposta: la Virtus e Pillastrini. Ci hai più pensato a quando ti fulminò il pentimento sulla strada di Milano Marittima? «Ovviamente. Ma sto bene così. Se le cose si mettono bene possiamo fare un buon campionato, e io giocare alla mia maniera. Lo so, in questo basket per farlo ho dovuto scendere di livello, ma io sono questo, come lo ero nello scudetto di Varese o in quello a 27 di media con Dado Lombardi. Non lo ero alla Fortitudo e benché non rimpianga assolutamente il passato, forse ho sbagliato a pormi in un´altra maniera, intendo come tipo di gioco. Quando Boniciolli mi metteva in panca l´accettavo, qui, anche se non mi ci mettono, farei fatica. Perché io sono così, uno che vuole la palla in mano e che vuole tutte le responsabilità. E capisco che ad alto livello, come alla Virtus, non sarebbe stato possibile. Così sono già teso per sabato. Se vinco, un po´ mi dispiace per Pilla. Se perdo, il contrario». Per l´Upea è una gara storica. «Ma ci pensi? Upea-Virtus, prima di campionato, Sky. C´è aspettativa, voglia, entusiasmo, cose che si cancellano con tre partite orrende, ma che ora ci sono e si respirano. E io sento la responsabilità, perché con questa gente, da Sindoni a Vacirca a Sacchetti, mi sento già in debito. Ecco, rimpiango quando ero giovane ed incosciente. Non che me ne fregassi, ma ‘sta tensione per le partite non l´avevo». Giocate per la salvezza. Non facile, quest´anno. «Davvero. Il livello sarà anche sceso, ma squadre scarse non ce ne sono. Tutti hanno 5-6 buoni giocatori. Non so, leggo che Napoli non sarebbe come gli anni scorsi, ma oh, ragazzi, hanno Raicevic, che stava alla Dynamo Mosca. Poi Biella, Cantù, Avellino, tutte buone. Noi siamo lì, una buona squadra come le altre, in cui io sono il più vecchio e il riferimento. Sento la responsabilità, ma amo quest´ambiente e i miei compagni. Sono tutti più giovani, ma ad esempio prendo Drake Diener, il nostro tiratore bianco: è uno che due anni fa, quando gli hanno trovato il morbo di Chron, che prende l´intestino, ha esultato, perché temeva di avere un tumore. E´ un ragazzo splendido, che ora cerca di riprendere con lo sport, dopo aver rischiato la vita: come fai a non aiutarlo? Poi Howell, Slay, gente che vuole ricostruirsi. Non conoscevo il ds Vacirca, super, ma ci sono cose che a me fanno impazzire. Come guidare il pullmino o andare a fare la spesa se ne hanno bisogno...». Una grande famiglia, insomma, in un paese di 13 mila anime. «E´ un´oasi. Non conoscevo la Sicilia e m´ha colpito. Ho una casa sul mare, due balconi: se scendo trovo il mio amico Orsini, se faccio un altro piano siamo già sul bagnasciuga. Ora, io ho dichiarato che a fine stagione smetto, ed è probabile. Ma di certo, se continuo non lo farò al freddo, né al nord, e sicuramente con un coach come Meo. Basta slavi o maniaci. Oh, poi non è che Sacchetti non lavori: anzi, ci alleniamo un casino, più di quello che pensavo, e infatti è l´unica rottura di coglioni. Ma non c´è maniacalità, bensì fiducia, così se ho male alla caviglia nessuno pensa che voglia fregarli. Poi per certe cose di qui vado giù di testa. Per dirti, la gente lascia le chiavi dell´auto nel cruscotto, tanto la criminalità è zero. E il mio padrone di casa dorme con la chiave sull´uscio. Oppure, faccio un incidente, spacco gli specchietti della mia macchina, e Sindoni, che dopo cinque minuti già lo sapeva, mi chiede se ho bisogno dell´autista...».
MARCO MARTELLI
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