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Rassegna Stampa

La Gazzetta del Sud - giovedì 8 novembre 2007 at 10:17

Sacchetti-Bianchi per la prima volta di fronte in serie A in panchina. Due protagonisti sul parquet tra gli anni '80 e '90, il primo fuoriclasse di Torino e Varese, il secondo leader della Viola Reggio Calabria, saranno gli strateghi domenica della sfida tra Pierrel Capo d'Orlando e Siviglia Teramo per la nona giornata del massimo torneo.
Entrambi meditano la rivincita per dimenticare la debacle di Avellino (il Meo nazionale) e l'inattesa sconfitta interna contro Scafati (il tecnico degli abruzzesi). «Certamente non abbiamo giocato la nostra migliore partita - dice Sacchetti facendo un'analisi a freddo della sconfitta subita in Irpinia -. Anzi, aggiungo che anche quando siamo stati avanti di dodici lunghezze nel primo quarto e di sette nella terza frazione, la squadra non mi piaceva ugualmente. Poi è esploso Marques Green e non c'è stato niente da fare perché quando un giocatore è capace di realizzare 33 punti, con 56 di valutazione, cosa ci può essere da analizzare?».
- Ma cosa è venuto meno, anche in altri giocatori e perché Gugliotta ha giocato solo 7 minuti?

«Per la prima volta Wallace ha preso pochi rimbalzi e non i soliti 13-15 delle altre partite. È un fatto che abbiamo pagato anche se ci sta, visto il suo elevato rendimento. Gugliotta ha giocato poco perché è andata così. Altre volte, ad esempio, era stato sul parquet tanti minuti. Sicuramente non rinnego le mie scelte».
- Come giudica la prova di Pozzecco?
«L'esordio casalingo è stato entusiasmante, si giocava in casa, c'era la carica del pubblico e l'adrenalina addosso cresce. Ad Avellino, Gianmarco non ha giocato come ci attendiamo e lui lo sa per primo. Il problema è semplice: non è ancora al massimo della condizione. Non è facile tornare subito ad alti livelli quando a 35 anni stai fuori quasi un mese e mezzo».
- Domenica finalmente lei dovrebbe schierare per la prima volta il quintetto-base con Slay e il "Poz".
«Speriamo, ma siamo un gruppo completo e tutti hanno saputo rispondere quando sono stati chiamati in causa. Basta vedere quello che Wojcik ha fatto ad Avellino con il mio collega Boniciolli che lo ha definito un giocatore clamoroso».
Massimo Bianchi, classe 1955, dal 5 febbraio scorso è l'head-coach di Teramo. Inizialmente era l'assistente di Dalmonte (adesso a Cantù). Dopo l'esonero del tecnico emiliano, al suo posto il presidente Antonetti preferì la soluzione interna, con buoni risultati. Teramo non solo ha raggiunto la salvezza ma in questa stagione è partita alla grande tanto da occupare, con un ruolino di 5-3, il secondo posto in classifica con 10 punti. E se non fosse stato per lo scivolone contro Scafati».
I ricordi di Bianchi a Capo d'Orlando sono datati 4 marzo 2007, 88-84 per l'Orlandina ma con gli abruzzesi in grande recupero nel finale (erano stati sotto anche di 20). «L'anno scorso - dice l'ex play della Viola - siamo stati sconfitti due volte dai siciliani. All'andata, ma in panchina c'era Dalmonte, subimmo un'incredibile rimonta davanti al nostro pubblico. E anche al ritorno, malgrado la buona applicazione, rimanemmo a mani vuote. Sarà una trasferta durissima anche stavolta».
E Capo d'Orlando avrà un Pozzecco in più. «Innanzitutto dobbiamo essere felici per il fatto che un ottimo giocatore e un grande personaggio come il "Poz" sia tornato in Italia dopo l'esperienza in Russia. Conosco l'Italia del Sud, mia moglie è reggina ed io ho giocato tanti anni a Reggio Calabria e so quanto sia generosa la gente meridionale. Dal punto di vista umano Pozzecco riceverà da Capo d'Orlando quello che non ha mai avuto. Lui rappresenta un'intera comunità. Noi di Teramo sappiamo cosa significa perché, e lo sottolineo con orgoglio, tutti i giorni sentiamo di appartenere a qualcosa. I nostri giocatori non vanno in campo solo per i soldi. Li abbiamo scelti tenendo presente prima la persona. Possiamo dire di aver visto giusto».
Giuseppe Lazzaro

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