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Rassegna Stampa |
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Corriere della Sera - lunedì 24 dicembre 2007 at 09:50
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Dalla Russia con amore. A Capo d'Orlando si sono ritrovati un Pozz, molto profondo: «Giovedì tornerò a Varese per l'ultima volta come giocatore di basket: sarà la partita della mia vita. Non sarà poi così dura entrare, so quello che devo fare, per prima cosa salutare nonna Alba, la mamma del Toto Bulgheroni, e poi avrò ancora 40 minuti per godermi Masnago. Il dramma sarà quando uscirò dal campo, sapendo che Gianmarco Pozzecco non camminerà mai più sopra quel legno». Sentimentale? «Vivo di ricordi e sono contento di farlo. Sono stato bene dovunque il vento mi ha portato: Udine, Bologna, Mosca. Ma Varese è il giardino dell'Eden e giovedì ne verrò cacciato per sempre. Mi conosco: ci scapperà una lacrima ». Soltanto lei si obbliga a lasciare, quando è ancora il leader dello spettacolo e degli assist... «Odio l'inverno. E quelli che cercano un posto dove svernare. Confesso: ho sempre avuto voglia di essere il più forte, e questo mi ha dannato. All'inizio della stagione ero terrorizzato dall'idea di non finire in bellezza. Non prendetemi per presuntuoso, ma vorrei smettere come hanno fatto Platini o Danilovic, ancora al massimo delle soddisfazioni ». Certo che il clima di Capo d'Orlando non sarebbe male per prolungare: «Un posto spettacolare, 13 mila abitanti e 4 mila li trovi al palazzetto. Potrei, sì che potrei firmare per altri 5 anni garantendo 8 punti e almeno 5 assist a partita: chi non terrebbe uno così come cambio del regista? Però, a 35 anni, prima di ogni partita devo immergermi in una vasca di ghiaccio per vascolarizzare le gambe... Quello che sogno adesso è un anno da stipendiato del Comune». Di...? «Capo d'Orlando, ovvio. Sarei raccomandato: il mio presidente, Enzo Sindoni, è anche il sindaco». Nel frattempo, però, si prepara a tornare a Varese con la faccia dell'amico e il cuore di pietra, magari per aggravare la situazione della «sua» squadra che, ultima, si dibatte sull'orlo di una fossa. Bell'amico, non c'è che dire: «Già — una lunga pausa - : avevo preso in considerazione di non giocarla, questa maledetta partita. E se proprio volete saperlo, Sindoni era disposto a comprendere la tempesta che mi agita. Poi Meo Sacchetti, l'allenatore che condivide con me questo tormentoso viaggio, essendo a sua volta un ex di Varese, mi ha convinto del dovere di lealtà verso le altre squadre. Dovrò cercare di vincere, e se ci riuscirò, mai vittoria sarà stata più amara. Lo capite, adesso, perché sono l'ultimo della stirpe dei dannati?». Werther Pedrazzi
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