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Rassegna Stampa |
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La Gazzetta del Sud - domenica 30 dicembre 2007 at 10:44
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Il canonico allenamento del sabato, spostato a mezzogiorno per far "acclimatare" i giocatori all'orario d'inizio della gara di oggi, si è appena concluso. Gli atleti e lo staff tecnico lasciano il parquet improvvisando lazzi e frizzi, sotto lo sguardo compiaciuto del presidente Sindoni che in questo clima effervescente intravede buoni auspici perchè si compia l'imponderabile. Quasi a braccetto guadagnano lo spogliatoio Meo Sacchetti e Gianmarco Pozzecco, ossia il coach del miracolo ed il fantastico play. In questa inedita accoppiata si consuma il primo mistero gaudioso delle fortune dell'Orlandina che, conquistate le Final Eight di Bologna, adesso pensa a sgambettare la prima della classe per piazzarsi quantomeno al 4. posto e accedere così al tabellone delle teste di serie della manifestazione. Sacchetti e Poz: l'antidivo e il divo, il buon padre di famiglia e il figliol prodigo, insomma alfa e omega. Eppure Meo e Gianmarco sono riusciti a trovare una sorta di modus vivendi, un compromesso costruito sul rispetto reciproco e sull'osservanza di regole elementari, perchè senza disciplina non si crea un gruppo. Tra persone intelligenti ci si capisce al volo, e così l'allenatore pretende il massimo impegno in allenamento e la star lo asseconda senza fiatare, tanto da meritarsi una certa indulgenza quando l'istinto lo porta a prendere iniziative offensive "sanguinose". Per intenderci: niente plateali sermoni, ma un garbato: «sei stanco, riposati», e arriva puntuale la sostituzione. Il Poz è però uno dei "motori" di questa Pierrel, ed il tecnico non esita a tessere sinceri elogi: «Gianmarco è un giocatore intelligente, generoso, che sicuramente è maturato in questi ultimi anni. Penso che possa dare ancora di più all'Orlandina, non tanto in termini di punti ed assist, quanto di lettura di situazioni. Può far giocare ancora meglio la squadra. Non nascondo che all'inizio della stagione avevo qualche timore su come questo campione si sarebbe rapportato con gli americani, ma da subito ho conosciuto un giocatore che non aveva nulla da spartire con quello indolente rappresentato da una certa stampa. Il Poz si è meritato la mia fiducia sul parquet allenandosi duramente e con impegno in questo girone d'andata, e non vorrei pentirmi di quanto ho appena detto». Per il coach l'infortunio alla "mosca atomica" in pre-campionato, paradossalmente ha fatto capire alla squadra che poteva recitare un ruolo importante in questo torneo: «Vivendo lo spogliatoio posso dire con certezza che la svolta s'è avuta nelle prime sei giornate, quando senza il Poz ed in alcune partite rinunciando anche a Slay, abbiamo ugualmente vinto con Napoli, Treviso e Milano. La risposta del gruppo è stata al di là delle più ottimistiche previsioni, e in questo frangente si è forgiata l'Orlandina che tutti ammirano perchè, per un verso si è assistito alla crescita, proprio sul piano della personalità, di giocatori come Slay, Diener e Wallace; e Pozzecco ha capito che aveva compagni di squadra assolutamente affidabili». Se le fortune attuali della squadra sono nate dallo stato di necessità, quelle future passano da una maggiore applicazione di tutti i giocatori. Osserva Sacchetti: «Abbiamo ancora ampi margini di crescita. In attacco dobbiamo trovare maggiore equilibrio, cercando di più per linee interne Wojcik da alternare naturalmente al gioco perimetrale, mentre in difesa dobbiamo tenere meglio l'uno contro uno, non dimenticandoci mai che dobbiamo indossare la camicia da lavoro e non quella della festa».
Walter Mangano
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