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Rassegna Stampa

Tuttosport - giovedì 3 gennaio 2008 at 16:59

GIOVANNI TEPPA
DI FAVOLE quando sei bambi­no te ne raccontano tante. Poi, crescendo, ti accorgi che nella realtà le storie non sempre hanno un lieto fine, anzi. Ma non è sempre così, perché per fortuna di fiabe ne esistono per davvero, come quella che ha per protagonista l’ala della Pierrel Capo d’Orlando, Klau­dio
Ndoja, il primo giocatore albanese della nostra Serie A. La sua storia è come quella di tanti bambini, donne e uomini che hanno dovuto lasciare la lo­ro terra per poter vivere una vi­ta dignitosa. «Sono arrivato in Italia nel 1998 quando avevo quasi tredici anni - ricorda malvolentieri -. Con mia papà, mia mamma e la mia sorellina ho lasciato Scutari, la nostra città. Ormai era diventato im­possibile viverci. Ci siamo re­cati a Valona e ci siamo imbar­cati su uno scafo. Un viaggio da incubo: abbiamo attraversato l’Adriatico di notte, eravamo in tanti e avevo tanta paura per­ché sarebbe bastato un non­nulla per sparire per sempre. Siamo sbarcati vicino Lecce; eravamo come dei disperati naufraghi a caccia della sal­vezza che non potevano chiede­re aiuto a nessuno. Un’espe­rienza che non auguro a nessu­no e che mi ha lasciato sensa­zioni difficili da trasmettere. Dopo alcuni giorni riuscimmo a raggiungere Reggio Emilia dove ci attendeva un mio zio».
Ma l’odissea non era ancora finita. Anzi, non era che all’ini­zio: «Senza documenti eravamo come degli invisibili. Abbiamo cambiato casa almeno cinque volte in meno di un anno. Da Reggio ci siamo spostati a Bol­late, vicino Milano. In quel pe­riodo era come non esistere: niente scuola, niente amici, niente di niente. Andavo al campetto a giocare, perché ho la pallacanestro nel sangue, ma sempre con il terrore di es­sere scoperto e rimpatriato». Le cose per fortuna cambiarono in fretta: papà Ndoja trovò un im­piego stabile, come pure la mamma. Tornati ad “esistere” Klaudio poté iniziare a coltiva­re il suo sogno: giocare a ba­sket. Dopo aver incassato chis­sà perché un sacco di «no gra­zie » trovò posto in una squadra parrocchiale. «Devo tantissimo a Don Marco - aggiunge Ndoja -. Mi portò a provare a Desio: mi presero e rimasi lì due anni prima di approdare a Casalpu­sterlengo ».
Alla corte del presidente dei lombardi, Giovanni Francesco
Curioni, Klaudio da Scutari ci rimase per quattro stagioni: esordì a 19 anni in B1 insieme a due compagni d’avventura il­lustri: «I primi tre anni furono bellissimi. Feci la trafila delle giovanili ed entrai in prima squadra con Danilo Gallinari
e Pietro Aradori. La quarta stagione, invece, fu un disastro. Così andai a concluderla a Sant’Antimo». Nell’annata pas­sata Ndoja ha giocato a Borgo­manero in B2 e poi, chiamato a luglio dal direttore sportivo Gianmaria Vacirca e dal tec­nico Meo Sacchetti, il grande salto a Capo d’Orlando. «Ho co­ronato il mio sogno che coltiva­vo sin da bambino, quando ho iniziato a giocare con il mio Vl­laznia. Pensavo di avere più difficoltà ad inserirmi. Invece è stato semplice trovare spazio in campo come nello spoglia­toio. Perché ho compagni super e poi perché rispetto a quello che ho vissuto prima trovo che non ci sia nulla di veramente insormontabile. Sono felicissi­mo, perché sto vivendo un so­gno entusiasmante».
Non potrebbe essere altri­menti: i siciliani sono in un mo­mento splendido, pur sconfitti nell’ultimo turno di andata dal­la corazzata Siena si sono qua­lificati per la Final Eight di Coppa Italia. Chi l’avrebbe det­to a inizio stagione? E chi l’a­vrebbe detto che Ndoja da Scu­tari avrebbe coronato il suo so­gno? «Pochi in entrambi i casi. Mi dico che sono uno di quelli che ce l’ha fatta. La mia fami­glia mi segue con affetto ed or­goglio. E io sono felice. Non ri­cordo volentieri il passato. Ma penso ai miei connazionali che fanno fatica. Tutti gli anni rac­colgo materiale per la mia vec­chia squadra in modo da poter aiutare altri ragazzi a coltivare i loro sogni». Come Klaudio del resto, che ha ancora il suo da coltivare. Quello che ha nel cas­setto: «La Nba. Lo so che al mo­mento è irraggiungibile, ma so­gnare e sperare è lecito. O no?».
SANTAROSSA LASCIA BIELLA. (gt) Angelico Biella e Walter San­tarossa si separano. Lo hanno deciso di comune accordo alla scadenza del contatto a gettone prorogato di mese in mese da settembre.
AUGURI AI SACCHETTI. (gt) È fe­sta grande in casa Sacchetti dopo la nascita di Rebecca, fi­glia di Brian, ala della Carife Ferrara e nipote di ” nonno” Meo.

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Queste le agenzie di Box Office Sicilia.

Inoltre i biglietti in prevendita saranno disponibili a Capo d'Orlando anche presso il Caffè del Corso e la Tabaccheria Valenti.

 

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