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Rassegna Stampa |
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La Repubblica - domenica 6 gennaio 2008 at 15:47
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Nel mesto scenario del basket italiano Gianmarco Pozzecco è uno dei pochi che continua a godersela, come quasi sempre ha fatto. Beato lui. Stasera torna a Bologna contro la Virtus che fu quasi sua in estate. E ci torna, beato di nuovo, con tanti motivi per sorridere. Sta davanti in classifica e pure le statistiche lo incoronano come il miglior regista del campionato: 15.3 punti, ma soprattutto 8 assist di media, un record, come però anche le 6 perse, generosissimi regali d´addio agli avversari. Ma Poz è questo, eccede sempre e comunque. Davvero sarà l´ultima volta in campo contro la Virtus? «Certo, questa è la mia stagione di commiato. Nessun dramma: ogni volta è una festa, pare una tournée: la gente mi vuole bene, o magari applaude perché finalmente smetto, ma io provo emozioni fortissime. Sapere che dopo questa non giocherò più al PalaMalaguti e con la Virtus mi mette in uno stato particolare: quando uscirò dal campo starò davvero male. Prima o poi doveva capitare, ma in fondo sono stato fortunato: non potevo scegliere un posto migliore di Capo D´Orlando per chiudere». Nessun rimpianto per la Virtus: giusto, i numeri sono inattaccabili. «Pensavo che saremmo sempre rimasti dietro. Ma non è questo il punto. Mi sorprende vedere la Fortezza in difficoltà, ma la mia scelta estiva è dipesa da altre valutazioni. Sono andato in Sicilia perché era davvero la soluzione migliore per rendere al meglio, a Bologna, per mille motivi, non avrei potuto esprimermi così. Con Pilla sono amico da tanti anni e Sabatini mi ha sempre trattato con i guanti, la sua correttezza è stata massima. Davvero mi addolora che non siano dove desiderano: sì, avrei potuto dare una mano, in effetti sto dimostrando ancora una volta di valere i migliori. Se devo essere contento per qualcuno, allora penso a quelli che sentenziavano: "Perché la Virtus prende Pozzecco? È vecchio, un rompiballe, finito". Alla faccia loro, che sono comunque una minoranza». Pozzecco si diverte e saluta, tutta Bologna arranca: sotto i portici si piange, cosa è successo? «La questione è generale, Siena esclusa. La stessa profonda crisi la stanno vivendo Treviso e Milano. Il malumore è generalizzato, ma è normale. Mancano i risultati e la gente non va a palazzo o si lamenta. La nostra cultura sportiva è imperniata esclusivamente su quello. Non si può fare molto: pochi soldi, non arrivano i fenomeni. Danilovic sbagliava una partita all´anno e quando contava la palla entrava sempre. Ora vanno in campo buoni giocatori, che possono avere più di una serata storta e qualche volta andare in crisi, quando sono sotto pressione. Quei califfi non ci sono più: ecco perché sono tutti più tristi». Eh sì, succede anche in Fortitudo? «Mamma mia, anche questo è un bel tormento. Ma anche qui non si tratta di una sorpresa. Da quando se n´è andato Seragnoli è sempre andata male, come immaginavo e come avevo detto in tempi non ancora sospetti. Questione di disponibilità economica, ci mancherebbe, ma non è tutto. Seragnoli capisce di basket, quando commenta una partita sa bene che cosa è successo in campo. Non metteva sempre mano nella vita della squadra, anzi, rispettava il copione, ma la sua presenza era sempre carismatica, palpabile e sapevi di essere sotto occhi esperti. Chiusa quell´era, sono cominciati i problemi». FRANCESCO FORNI
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