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Rassegna Stampa |
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Datasport - venerdì 18 gennaio 2008 at 17:36
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Gianmarco Pozzecco sta vivendo una seconda giovinezza a Capo d’Orlando. Peccato che sia l’ultima, almeno cestisticamente parlando. Si`, perche` la ‘mosca atomica’ ha deciso di dire basta con la pallacanestro al termine di questa stagione. La passerella finale il ‘Poz’ l’ha voluta concedere ai quei fortunati tifosi di Capo d’Orlando, che una domenica si` e una no si godono le gesta del playmaker piu` spettacolare che abbia mai calcato i parquet italiani. E non stiamo parlando solo di gesti atletici. La ‘follia’ di Pozzecco, invisa a tanti tecnici (come non ricordare il divorzio nel 2005 dalla ‘sua’ Fortitudo per le continue incomprensioni con Repesa), ha anche portato, a chi di questi l’ha compreso di piu` come Carlo Recalcati, tre titoli: lo scudetto e la Supercoppa a Varese nel 1999 e la medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Atene nel 2004. La sua carriera Pozzecco l’ha divisa fra Udine e Livorno (dove nasce cestisticamente), Varese (dove diventa grande e vince) e Bologna sponda Fortitudo (dove fa innamorare la parte della citta` biancoblu`). Poi i gia` citati disaccordi con Repesa e l’esilio, prima in Spagna (Saragozza) e in seguito la Russia, al Khimky Mosca, dove ‘Poz’ fa in tempo ad intascare un bel gruzzolo di dollari e ad incantare anche le fredde platee sovietiche. Infine il ritorno in Italia, a Capo d’Orlando, dove e` autentico trascinatore della squadra rivelazione del campionato con 16.8 punti e 8 assist di media. Datasport lo ha intervistato. E come si puo’ immaginare, non e` stata la solita, formale intervista.
Gianmarco, come mai la scelta di Capo d’Orlando per il tuo ritorno. Non sara` stato uno shock passare da Mosca a una cittadina della Sicilia? ‘Uno shock nel senso vivo in un posto dove ci sono 13mila anime e arrivo da uno dove ce ne sono 16 milioni. Sostanzialmente due realta` completamente diverse. Poi la tipologia delle persone: la` fanno fatica a salutarti e rivolgerti la parole, non socializzi anche, ma non solo per colpa della lingua. Qui e` un posto dove ti rompono le scatole, bonariamente e` chiaro, tutti.’
Riesci a girare per strada o ti saltano addosso? ‘No, riesco. La cosa stupenda comunque e` che qui ormai li conosco tutti. Non mi puo’ fermare per strada uno sconosciuto perche’ qui riconosco tutti. E’ come vivere in una famiglia enorme, allargata’.
Sei tornato in Italia dopo un lungo girovagare all’estero. Mi incuriosisce molto vedere il tuo riscaldamento pre-partita, dove passi un sacco di tempo a salutare persone piu` o meno note a bordo campo. Ma coach Sacchetti non si arrabbia? ‘Ti racconto questa: il primo anno che giocai alla Fortitudo e tornai a Varese dopo otto anni passati la` in maniera molto intensa (lo scudetto della stella nel 1999, ndr), Repesa si raccomando` con me di rimanere concentrato solo sulla gara e che non voleva vedermi salutare nessuno prima della partita. Ma come facevo io a non salutare queste persone, per esempio lo storico presidente Bulgheroni? Qui coach Sacchetti si e` reso conto che deve comunque lasciarmi il mio spazio. Io sono fatto cosi`, lo facevo fin da quando ero un bambino. Domenica per esempio vado a Cantu`. Facendo lo stupido con le persone, conosco questa ‘vecchietta’ che ha l’abbonamento sotto il canestro dove facciamo riscaldamento. Con lei ormai sono amico: sono ormai cinque anni che prima della gara la vado a salutare.’
Lei e` un po’ come Spyke Lee a New York… ‘Esatto. Sono quei personaggi storici all’interno di un Palazzo dello sport che incontri ogni anno e a cui ti affezioni. Lei non penso che faccia la regista, ma per me lei e` Cantu`.’’
Ma sei ancora sicuro di smettere alla fine dell’anno? ‘Smetto sicuramente’.
Ma anche se giochi cosi`? ‘Proprio perche` fortunatamente riesco a giocare come piace a me. Fondamentalmente perche` cio` accada faccio veramente dei sacrifici enormi. Per carita`, ne vale la pena, nel senso che li faccio piu` che volentieri, ma non posso rovinarmi la vita per giocare a pallacanestro. Sai qual e` il dramma?
No, dimmi. ’E’ che io pretendo moltissimo da me stesso. Se mi accontentassi di giochicchiare o di fare anche solo una buona pallacanestro potrei giocare altri cinque, dieci anni, adesso non lo so. Il problema e` che io pretendo da me il massimo, in ogni partita e in ogni allenamento. No, in allenamento no dai (ride, ndr). A ogni partita io voglio giocare a un determinato livello. Poi ti dico, rispetto a quattro-cinque anni fa, per fare questo devo sacrificare molte piu` cose. E il recupero fisico e` piu` lento.’
Da grande cosa farai? ‘A parte che io non diventero` mai grande… Adesso come adesso di preciso non lo so. Ho tanto entusiasmo pero`. Una cosa pero` la voglio fare, anche se sembrera` una cavolata: andare in giro in giacca e cravatta. In se` e` una cosa che non mi interessa, ma non avendolo mai fatto in vita mia vorrei provare. Pero` non deve essere un’imposizione, perche` altrimenti, come tutte le cose obbligatorie, perdono di valore e si perde anche l’entusiasmo nel farle. Pero` quando smettero` di fare il giocatore di basket, mi piacerebbe andare agli appuntamenti in giacca e cravatta. Ecco, ci sono i miei amici che stanno ridendo dietro di me…’
Grazie Gianmarco.
‘Ancora una cosa. Puoi scrivere che sono l’uomo piu` bello del 2008?’.
Detto fatto. Grande, inimitabile Poz.
Intervista di Claudio Barbieri
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