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Rassegna Stampa |
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La Gazzetta del Sud - martedì 22 gennaio 2008 at 09:48
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Armarsi e (ri)partire. Stamane, al rientro dall'amara trasferta in Brianza, la Pierrel riprende la preparazione in vista del difficile ma affascinante tour de force che l'attende, cercando di assorbire meglio possibile la trasferta sul parquet di una Cantù che si dimostra un'autentica bestia nera per i paladini: sei partite disputate, cinque sconfitte patite con tre "ko" interni ed una sola vittoria riportata due anni fa al "Pianella". «Le nostre condizioni non erano delle migliori – giustifica la battuta d'arresto C.J. Wallace – perché non ci siamo potuti allenare bene in settimana». Più che non allenarsi bene, forse sarebbe stato più corretto dire: «non ci siamo allenati per niente». Difatti lo stesso Wallace e Slay hanno praticamente lavorato a parte (anche se a Cantù sono stati tra i migliori), mentre Howell non lo ha fatto proprio per l'infortunio al labbro che lo ha bloccato anche domenica sera. «È il nostro atteggiamento difensivo che dobbiamo migliorare», ripete coach Meo Sacchetti per niente contento dei 55 punti subìti nel primo tempo per la seconda volta di fila: e se contro Napoli il passivo era stato recuperato, a Cantù non è stato così. Sono mancati i punti di Diener, in calo nelle ultime giornate (ma forse perché ben studiato dalle difese avversarie, dopo il suo esplosivo girone di andata) e poi ecco DaShaun Wood, autentico "one man show" del match con una prestazione mirabolante da 39 punti, il 100% dal campo (8/8 da due, 5/5 da tre) e 54 di valutazione. «E per fermarlo – ha scherzato Sacchetti in sala stampa – ci voleva una pistola». Anche qualche decisione arbitrale di Cicoria ha lasciato discutere: evidentemente, una "giacchetta in grigio" che spesso fa lamentare lo staff biancazzurro e che non è piaciuta al presidente Enzo Sindoni, rientrato dal Venezuela giusto in tempo per stare insieme ai suoi giocatori. Il futuro adesso vede l'Orlandina impegnata in un'altra durissima trasferta sul parquet della Benetton Treviso, quindi l'Armani Jeans Milano al "PalaFantozzi", la Final Eight di Coppa Italia (8 febbraio contro l'Angelico Biella) e la Lottomatica Roma, ancora in casa. «Si tratta di gare difficili – dice Wallace – ma non impossibili per noi che abbiamo già firmato diverse imprese. La cosa più importante in questa settimana è tornare ad allenarci tutti quanti insieme, perché una Pierrel al completo è capace di tutto». Alla fine, cosa resta della trasferta brianzola? Semplice: il trattamento riservato a Gianmarco Pozzecco. A Cantù era definito il "nemico" per eccellenza, sia in occasione degli infuocati derby con Varese che nel triennio con la Fortitudo Bologna. Ma, dopo tre anni di assenza, il "Poz" è stato accolto come un ex di turno nella solita, incredibile attestazione di affetto che il play dell'Orlandina sta trovando in ogni parquet d'Italia: applausi, cori e persino uno striscione Poz: un saluto al nostro miglior "peggior nemico". Gianmarco al termine ha salutato la tifoseria canturina con le lacrime agli occhi, concedendo un "aeroplanino" alla Montella in segno di ringraziamento e un saluto alla maglia del suo grande amico Chicco Ravaglia, appesa al soffitto in ricordo del promettente giocatore scomparso in un incidente stradale. «Ho giocato a Bologna – ha detto Pozzecco – e mi hanno applaudito e me l'aspettavo; ho giocato a Rieti e potevo aspettarmelo; sono tornato a Varese e non aspettavo altro. Parlo così perché, secondo me, quello che ha dimostrato il pubblico di Cantù è encomiabile, abbiamo dato una dimostrazione di sportività assoluta. Non sono io il protagonista, ma il pubblico di Cantù. In settimana sono entrato in alcuni siti, chat e forum dove i tifosi canturini parlavano bene di me, però non avrei mai e mai pensato che la gente di Cantù mi potesse tributare una cosa del genere. Non ci sono parole per descrivere la mia gratitudine: una Olimpiade, uno scudetto, l'applauso che ricevo ogni volta che entro a Varese e "questo" sono le cose che mi porterò dentro per tutto il resto della mia vita. Non mi interessa aver vinto una Coppa Italia, una Supercoppa perché questo mi ripaga di tutti i sacrifici che ho fatto nella mia vita». Ma anche il tributo di Cantù conferma che Pozzecco sembra sempre più deciso ad appendere le scarpe al chiodo al termine della stagione. Giuseppe Lazzaro
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