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Rassegna Stampa

La Gazzetta del Sud - martedì 8 aprile 2008 at 09:18

Acclamato dal pubblico, ha rappresentato una delle ultime icone di una pallacanestro diversa, con maggiore classe e più genuina dell'ultima generazione di fenomeni. Antonello Riva, oggi team manager di Rieti, è stato applaudito domenica sera al "PalaFantozzi" e, al termine della sfida vinta dalla Pierrel, ha parlato del campionato, del basket di oggi, dell'ottimo torneo della compagine paladina lanciando un appello a Pozzecco.
Esordiente in serie A nel 1979, sino al 2001 una vita spesa con le maglie di Cantù, Milano, Pesaro, Gorizia, nuovamente Cantù, ultima fetta di una carriera sensazionale a Rieti dove ha portato la squadra in Legadue prima di sedersi dietro la scrivania. In bacheca anche l'oro europeo di Nantes '83 e una classe inconfondibile, con il nome di battaglia (conosciuto a tutte le latitudini) di "Nembo Kid della Brianza".
«Se vogliamo semplificare al massimo – dice Riva commentando la gara di domenica – dobbiamo dire che Capo d'Orlando ha fatto canestro e Rieti no. Difatti la percentuale da tre è quasi il doppio per loro. Forse noi non abbiamo iniziato con la giusta determinazione e, invece, potevamo mettere un po' di energia per impedire a Capo d'Orlando di mettere subito un certo margine di vantaggio. A me non piace parlare male degli arbitri, ma forse quando siamo arrivati a ridosso, un paio di punti, ci sono stati due-tre fischi un po' dubbi. Questo senza nulla togliere alla vittoria della Pierrel, perché quando una squadra vince di 10 significa che è stata superiore all'avversario; ma, ripeto, mi sarebbe piaciuto vedere l'esito della sfida senza questi fischi"».
– Resta la vostra bella stagione da matricola: salvezza raggiunta e ancora potete sperare per un posto nei playoff.
«Fuor di dubbio: se all'inizio ci avessero detto che, a quattro giornate dalla fine, avremmo avuto la salvezza e lottato per i playoff, avremmo messo non una ma mille firme. Siamo soddisfatti, ma come abbiamo dimostrato contro l'Orlandina non siamo in vacanza. Anzi, ci giocheremo tutte le nostre chances per cercare di arrivare nelle prime otto e, se non dovessimo farcela, ci godremo questa salvezza».
– Come giudica il campionato della Pierrel?
«È una squadra che in attacco non ha niente da invidiare a nessuno, ruotando intorno a questo grande talento di Pozzecco che però, da solo, non avrebbe potuto portare la squadra così in alto. Ciò vuol dire che intorno ci sono dei buonissimi giocatori, ed è un gruppo che nessuno vuole trovare nei playoff. Complimenti alla Pierrel e un "in bocca in lupo" per un grande finale di stagione».
– Quali sono le differenze tra il basket dei suoi tempi, del quale siete stati straordinari protagonisti lei ieri e oggi il "Poz" e Myers, e quello di oggi?
«Il basket è uno degli sport in continua evoluzione e che cambiano più velocemente rispetto agli altri. È naturale che, rispetto a 30 anni fa, il gioco si sia velocizzato: le regole sono cambiate e ci sono stati tanti cambiamenti. Forse un rammarico è che il nostro pubblico non si identifica appieno in un giocatore rappresentativo per la propria squadra per questi mutamenti. Una volta parlare di Fantozzi, Meneghin, Riva faceva riferimento ad una squadra».
– Lei si è ritirato a 43 anni, Pozzecco lo ha annunciato tra un paio di mesi: vuol lanciare un messaggio?
«Se Gianmarco ha preso questa decisione, ci ha pensato e l'ha valutata. Ha avuto grandissime soddisfazioni ed emozioni nella sua carriera e quello che gli posso dire è di pensarci fino in fondo, perché se un grande giocatore può dare al nostro movimento tanto, da migliore italiano quale è lui, è meglio pensarci ancora un po'».
Giuseppe Lazzaro

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