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Rassegna Stampa

La Gazzetta del Sud - martedì 20 maggio 2008 at 17:12

Tra passato e futuro. Meo Sacchetti, insieme al ds Gianmaria Vacirca il grandissimo protagonista della terza stagione in serie A dell' Orlandina Basket, ieri è tornato nella sua "patria adottiva" Varese a godersi il meritato riposo riabbracciando la moglie, i tre figli e la nipotina Rebecca.
Il baffuto coach di Altamura, tuttavia, è pronto a tornare in sede per essere immediatamente operativo dal 2 giugno, forte del contratto biennale sottoscritto un mese fa, e rilascia una intervista "a tutto campo" sul bilancio dell'intera annata e i programmi futuri.
«È stata una stagione esaltante – dice Sacchetti – sotto l'aspetto dei risultati sicuramente con un piccolo rammarico per come siamo andati nei playoff visto che, sinceramente, avevamo la convinzione di potere fare meglio. L'annata è stata buona perché siamo passati attraverso degli "step" molto importanti. Innanzitutto l'infortunio di Pozzecco, rimasto fuori nelle prime sei giornate in cui riuscimmo a dare una immagine di squadra molto importante perché, pur imperniata su Gianmarco, dimostrò di avere altri giocatori di qualità. Poi il rilascio per motivi finanziari di Diener, un affare al quale la società non poteva dire di no, e quello per infortunio di Slay: lì avemmo un attimo di smarrimento, però prendemmo due giocatori, Mejia e Beck, non delle stelle ma perfettamente integratisi nel gruppo».
– Forse nei playoff avete patito un cedimento della condizione atletica: solo Ndoja correva al massimo.
«Non è questo. Siamo arrivati verso la fine del campionato con il problema al tendine d'Achille di Pozzecco, che ne ha limitato rendimento e allenamenti, e poi Wallace che ha avuto problemi al gomito con la borsite; non si è tirato indietro, ma avevamo pensato pure di fermarlo per un po'. Quindi non eravamo in condizione ottimale, ma non è una questione fisica perchè non siamo certamente crollati anche se, negli ultimi quarti, abbiamo avuto poca confidenza con il canestro e questo ci ha penalizzati, soprattutto in gara-1 e gara-3 ad Avellino».
– Gli episodi di un anno: quale il più bello e il più brutto?
«Sintetizzo tutto in due date vicinissime tra loro. Il raggiungimento dei playoff il 17 aprile a Biella, vincendo e senza ascoltare i risultati degli altri campi, e il giorno dopo, il 18 aprile, l'arresto del nostro presidente Enzo Sindoni».
– In attesa della risposta di Vacirca, è vero che lei potrebbe fare il "manager" alla Ferguson nel calcio o alla Boniciolli ad Avellino, ricoprendo tutti e due i ruoli?
«Per ora non c'è niente. Andrò negli Usa, ai preview della Nba, giusto per vedere dei giocatori di alto livello che magari non sono nelle nostre possibilità, ma non si può mai sapere cosa si trova. Aspettiamo quello che dirà Gianmaria, se ci saranno notizie positive vedremo il da farsi. Prima bisogna valutare quello che succede e poi fare le contromosse, e i tempi non sono ancora stretti per andare a fare subito acquisti».
– Si riparte dal dopo-Pozzecco: come?
«Sì, e ci dovrà essere un altro tipo di squadra. Vorrei che ancora ci gustassimo la stagione: abbiamo festeggiato insieme al presidente perché pensare adesso al futuro mi sembra una cosa di poco rispetto verso i giocatori che ci hanno dato tanto. È logico che le scelte si dovranno fare, e di sicuro la squadra non sarà quella dello scorso anno. Non ci sarà Pozzecco, Wallace ha un grande mercato e si ripartirà da un playmaker americano: su questo aspetto non ci dovrebbero essere dubbi».
– Per lei un'annata d'oro: oltre a quello che ha fatto alla Pierrel, anche l'arrivo della nipotina Rebecca e suo figlio Brian promosso in A con la Carife Ferrara. Come trascorrerà queste poche vacanze a disposizione?
«Ora sono a Varese con la famiglia – conclude Sacchetti – attendo la conclusione dell'anno scolastico per mio figlio di 15 anni, ma penserò già alla nostra prossima stagione in Serie A».
Giuseppe Lazzaro

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