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Rassegna Stampa |
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La Gazzetta del Sud - giovedì 31 luglio 2008 at 15:53
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Era il 14 ottobre del 2006, secondo turno, quando Tyus Edney, in assoluto il più forte playmaker del campionato italiano dal 2000 a oggi, conosceva Capo d'Orlando, fantastica località di poco più di diecimila anime così lontana dalla sua California e dal mondo che l'ha visto protagonista. Al debutto stagionale casalingo, il "PalaFantozzi" faceva la differenza come in tante altre occasioni e i biancazzurri stendevano la Fortitudo, issandosi in vetta a punteggio pieno. Per evitare il ko, ai felsinei non bastava la buona prestazione di Edney (19 punti). Quell'ambiente d'incanto restava comunque nella mente di "Titti" che qualche settimana fa ha chiesto a Pozzecco: «Mi parli di Capo d'Orlando?». L'idea cominciava a farsi largo: il play americano con moglie brasiliana aveva deciso di chiudere quindici anni di basket ad altissimo livello in un posto magico, di quelli che si incontrano nella favole, dove tutto luccica. Ripetendo, magari, le gesta del Poz, che all'annata dell'addio non poteva chiedere di più. Facile immaginare la risposta del triestino, che a Capo d'Orlando ha lasciato un pezzo del suo cuore. Così tra il manager Vacirca e gli agenti del giocatore è iniziata una trattativa che si è conclusa positivamente nel giro di pochi giorni. Ieri a mezzogiorno è arrivato l'annuncio ufficiale. È stata tale la voglia di Edney di giocare a Capo d'Orlando che le sue richieste economiche sono state contenute e non hanno mai spaventato Enzo Sindoni, autore dell'ennesimo colpo della sua presidenza, di sicuro il più prestigioso. Il punto di equilibrio è stato trovato a inizio settimana ed economicamente l'operazione-Edney è simile a quella che dodici mesi fa ha consentito di ingaggiare Pozzecco. A permettere questo investimento i soldi risparmiati con la partenza di Slay a cui aggiungere il buy-out di 50 mila dollari incassato da Avellino. Veste il biancazzurro un playmaker che incarna perfettamente la filosofia di gioco di Meo Sacchetti: si correrà ancora di più, senza un vero centro sul parquet quando Wojcik sarà in panchina. Tyus Edney, è ovvio, non è più quello di cinque-sei anni fa (altrimenti sarebbe costato un milione di dollari), ma resta un fuoriclasse nella testa e nei modi. Se la condizione fisica lo sorreggerà, potrebbe diventare la grande sorpresa dell'anno. Ci spieghiamo meglio: per qualche tifoso e molti addetti ai lavori del basket italiano, Edney è ben avviato sul viale del tramonto e per la Pierrel è un grosso rischio averlo preso. Non si considerano, però, alcuni fondamentali fattori: le motivazioni e il carattere di "Titti", giunto forse al passo d'addio e quindi desideroso di lasciare il ricordo più bello; le eccezionali qualità di Sacchetti; la magia di un centro cestisticamente unico come Capo d'Orlando. Oggi, quindi, non ci sembra il caso di sentenziare troppo. Soprattutto se pensiamo che due anni fa il play era Mokongo. Tyus Edney per questo territorio è il massimo, un campione da adorare come è stato fatto con Pozzecco, per provare a ottenere gli stessi risultati: punti, spettacolo, velocità, assist, canestri impossibili, vittorie pesanti per la salvezza. Un acquisto intelligente anche per l'immagine e in chiave Coppa, perché se è vero che l'Orlandina non ha alcuna chance di passare la fase a gironi (Khikmi, Besiktas e il Triumph che si qualificherà attraverso i preliminari sono di un altro pianeta), avrà però l'opportunità di presentare in Europa il suo gioiello che è amato e rispettato in tutto il continente. Un biglietto da visita impareggiabile. LA CARRIERA – 35 anni, alto meno di 180 cm, un concentrato di fosforo, energia e talento, Tyus Edney ha fatto l'università a Ucla (1991-1995), condotta sino al titolo Ncaa. Lo sbarco nella Nba è nel 1995-96 con la maglia dei Sacramento Kings dove rimane due stagioni prima di passare ai Boston Celtics. Nell'estate del 1998 approda in Europa allo Zalgiris Kaunas di Sabonis: in Lituania vince l'Eurolega, battendo in finale la Kinder Bologna e conquistando anche il riconoscimento di miglior giocatore delle final four. L'anno dopo l'arrivo alla Benetton. A Treviso rimane 4 stagioni, con la parentesi del 2000-2001, quando torna nella Nba voluto dai Pacers. In Veneto vince 2 scudetti e 3 Coppe Italia. Lasciati i "verdi" a 31 anni, comincia una nuova fase della sua carriera, da vero giramondo: gioca a Roma, poi in Grecia nell'Olympiacos, quindi nel 2006 è alla Fortitudo prima della parentesi con gli ucraini dell'Azvomash Mariupol con cui ottiene l'ennesimo titolo nazionale. LE ALTRE TRATTATIVE - Dopo la doppietta Caner Medley-Edney, rimangono da annunciare due esterni: per Simone Flamini, ex Napoli, è questione di ore, mentre per la guardia-ala comunitaria che prenderà il posto di Colin Falls (destinato a Jesi) si è notevolmente complicata la pista che porta al finlandese di Valparaiso, Shawn Huff. Ma l'alternativa è già stata individuata e si tratta di un elemento che farà parlare molto di sè.
Paolo Cuomo
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