Comunicato stampa
PIRAINO - LA MURAGLIA DEGLI IMBROGLI Il cosiddetto consolidamento nasconde una strada a fondo cieco Le Perizie di Legambiente svelano l’inganno e dimostrano l’inutilità del faraonico progetto di consolidamento del Centro Storico di Piraino. Raffica di ricorsi per bloccare l’opera.
Con un esposto inviato a varie Autorità, Legambiente Nebrodi attacca il cosiddetto “progetto di consolidamento” approvato dal Comune di Piraino (Me), meglio noto come la “Grande Muraglia”, e chiede, tra l’altro, l’annullamento della relativa delibera di Giunta. Le ragioni dell’esposto sono suffragate da due approfondite relazioni tecniche che fanno emergere l’inutilità e la dannosità dell’intervento. I lavori di consolidamento, da oltre quattro anni al centro di una querelle tra Comune e Legambiente Nebrodi, prevedono lavori per circa 12 miliardi di vecchie lire, consistenti nella realizzazione di alti muraglioni con terrazzamenti lungo un fronte di circa 1 Km. I muri dovrebbero essere realizzati attraverso sbancamenti del versante collinare e l’abbattimento di querce e ulivi secolari ricadenti in un’area sottopostaa vincolo paesaggistico e, secondo gli ambientalisti ma e non solo, produrrebbero un gravissimo impatto ambientale ed uno svilimento delle peculiarità del territorio. La storia del progetto parte da lontano. Il primo incarico fu dato nel 1990, in piena epoca di Tangentopoli, dalla Giunta Municipale di Piraino; solo qualche anno dopo il Ministero degli Interni sciolse per condizionamenti mafiosi il Consiglio Comunale e decise il commissariamento del Comune. Del progetto non si parlo più fino a quando venne rilanciato nel 1998 con una nuova delibera subito contestata da Legambiente. Il progetto, giustificato da una discutibile e contesta relazione geologica, prevede il versamento di migliaia di metri cubi di cemento per la realizzazione di muraglioni fino a quattro metri di altezza in un territorio nel quale, come afferma la contro relazione redatta per conto di Legambiente dal dott. geologo Fabrizio Nigro, “Non è riconoscibile alcun indizio di avvenuto o incipiente dissesto idrogeologico, né attraverso l'analisi morfometrica, né attraverso quella mesostrutturale, né attraverso quella della distribuzione della vegetazione. Lo stesso geologo afferma pure che la propensione al dissesto asserita dal Comune “non viene peraltro supportata da dati territoriali specifici e puntuali, ma risulta piuttosto un'affermazione speculativa. E che altri elementi “inducono a considerare del tutto inaffidabili i risultati ottenuti dalla campagna di indagini geologiche commissionate dal Comune”. “In quest’ottica - conclude la relazione - gli imponenti interventi di consolidamento progettati appaiono del tutto ingiustificati ed esorbitanti nell'ottica del rapporto costi/benefici”. Non meno forti sono poi le conclusioni dell’altra relazione, redatta dal Laboratorio di Ricerche Territoriali dei Nebrodi e coordinata dal prof. ing. urb. Alberto Ziparo, docente di analisi e valutazione ambientale e pianificazione urbanistica presso la facoltà di architettura dell’Università degli studi di Firenze, che analizza la cosiddetta valutazione di impatto ambientale prodotta dal Comune. Afferma, tra l’altro il prof. Ziparo che “la V. I. A. del progetto di consolidamento è clamorosamente carente e lacunosa anche rispetto ai criteri tecnico-normativi, stabiliti per legge relativi alla redazione dello Studio di Impatto Ambientale.: non esistono infatti i quadri –Progettuale- Ambientale- Programmatico - da cui trarne una consistente relazione di descrizione dei progetti in fase preliminare di V.I.A.” ; che “L’intervento, nel suo complesso, non appare coerente alle Linee Guida al Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico 1996”; e che “cancella completamente quei caratteri che determinano e caratterizzano l’ identità dei luoghi “unici e irripetibili”, deturpandone financo gli aspetti complessivi e indirizzando il contesto paesaggistico ad effetti di degrado urbano e ambientale”.
Ma a determinare la richiesta di annullamento della delibera di Giunta ci sarebbero pure gravi difformità urbanistiche, una addirittura clamorosa e paradossale, dal momento che dissimulerebbe la costruzione di una strada sul costone ritenuto instabile e bisognoso di consolidamento. Una strada davvero strana, dal momento che non ha altro sbocco che una ripida scalinata. Il progetto, infatti, prevede la realizzazione di una strada non prevista dal P.R.G. dissimulata come “via di fuga” con un mero espediente nominalistico. E’ la stessa la Relazione Tecnica del progetto ad affermare che il miglioramento della strada pedonale esistente (un sentiero pedonale largo circa un metro) “oltre a svolgere funzioni di collegamento urbano all’occorrenza può servire come via di fuga, supplendo così al ristretto sistema viario del centro urbano (…)” Insomma si è progettata una vera e propria strada di circonvallazione, peraltro fondo cieco, come suggeriscono il disegno ed il percorso della Muraglia, strada non prevista né ragionevolmente prevedibile negli strumenti urbanistici in quanto ricadente su aree sottoposte a vincoli e chiaramente inidonee. L’altra difformità riguarda le modalità dell’intervento. Infatti, le norme di attuazione del PRG, peraltro recentemente variato per potere approvare il progetto, stabiliscono che in quella zona possono eseguirsi interventi di consolidamento del Centro Urbano da effettuarsi mediante l’esecuzione di opere di bioingegneria integrate da opere di sostegno dei terreni, dei relativi percorsi di accesso nonché delle necessarie e sussidiarie opere idrauliche di limitato impatto ambientale (…)”. Nel progetto, invece, non vi è traccia di queste tecniche, ma grande abbondanza di interventi massicci con impianto di muri in cemento armato e tiranti con un fortissimo impatto ambientale e un pesante stravolgimento paesaggistico. “Riteniamo che il progetto di consolidamento del centro storico di Piraino sia motivato esclusivamente dal desiderio di attivare la spesa di 12 miliardi di vecchie lire – commenta il Presidente di Legambiente Nebrodi Salvatore Granata. Non vi sono ragioni di pubblica utilità per realizzarlo, come ben dimostrano le autorevoli relazioni tecniche che supportano l’esposto. Piuttosto, la sua esecuzione stravolgerebbe il paesaggio e si risolverebbe in un danno per la collettività.”
“Sono state confermati, aggiungono i responsabili per Piraino di Legambiente Nebrodi Tiziano Granata e Salvatore Crisafulli, i timori che Legambiente ha avuto fin dall’inizio: l’Affare della Grande Muraglia è soltanto una grande operazione speculativa, architettata all’epoca di tangentopoli, di cui l’attuale Amministrazione Comunale dovrà assumersi la responsabilità per aver portato avanti con superficialità una faraonica opera di pubblica inutilità, che oggi si rivela essere una strada abusiva”. “Quella di Piraino è una battaglia esemplare di Legambiente – conclude Enrico Fontana, responsabile dell’Ufficio Nazionale Ambiente e Legalità che segue da vicino la vicenda –, e non è la prima e neanche l’ultima, rivolta ad impedire scempi ambientali e spreco di denaro pubblico. Legambiente e l’osservatorio Ambiente e Legalità continueranno a vigilare e a intervenire con scientificità, affinché non si ritorni ad una nuova stagione di cemento selvaggio, soprattutto nelle piccole realtà come Piraino in cui problematiche apparentemente minori nascondono grossi interessi”. Roma, 2/9/2004 Ufficio stampa
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