COMUNICATO STAMPA
Paradossale: Il progetto delle prescrizioni esecutive del centro storico “A Uletta” prevede la demolizione di un pezzo della casa della famiglia di Enzo Bontempo. A denunciarlo è lo stesso ambientalista il quale parla di autentica provocazione e di istigazione alla speculazione fondiaria nelle aree libere.
Da che mondo è mondo si sa che quando si individua un’area come centro storico, nel caso “Tessuti urbani storicizzati”, si vuole conservare e riqualificare l’esistente. Così è sembrato essere anche per il nuovo P.R.G., di Capo d’Orlando che ha destinato a zona B0, il quadrilatero compreso tra piazza Duca degli Abruzzi, Piazza Caracciolo, Via Andrea Doria e Via Goldoni. Ciò significa che da subito in quella zona non si possono fare nuove costruzioni né demolire e ricostruire quelle esistenti, perché l’obiettivo principale è il recupero edilizio e la valorizzazione delle tradizioni costruttive. Questo tipo di interventi, proprio per evitare improvvisazioni e libere interpretazioni, è subordinato all’approvazione di Prescrizioni Esecutive, vale a dire un vero e proprio Piano Particolareggiato del centro storico. Come cittadino e come ambientalista che continua a battersi contro la cementificazione del paese e per la difesa di quel che resta del centro storico, ho apprezzato questa previsione che peraltro coinvolge direttamente gli immobili della mia famiglia. Pertanto, non ho avanzato alcuna osservazione rivolta al ripristino della zona B5 che avrebbe consentito l’edificazione dell’area libera, anzi ho condiviso l’osservazione presentata dal mio Circolo di Legambiente per una generalizzata riduzione dei volumi da insediare a Capo d’Orlando. Ultimamente, per motivi patrimoniali, ho avuto modo di rivedere le previsioni del Piano Regolatore per quella zona ed anche il progetto, non ancora portato in Consiglio Comunale, delle Prescrizioni Esecutive. Con grande sorpresa ho scoperto che questo progetto, contraddicendo clamorosamente le premesse del Piano Regolatore, prevede la demolizione di un pezzo della casa di famiglia e nuove costruzioni sull’area di risulta e sul restante terreno in fregio alla Via Andrea Doria. A nessuno sfugge la stravaganza del progetto, dal momento che coinvolge “Un brano della città, quello tradizionale denominato ‘A Uletta, compreso tra le piazze Caracciolo e Duca degli Abruzzi e le vie Goldoni e Lungomare Andrea Doria, che sarà oggetto di Prescrizione Esecutiva (PE 1). Quest’ultima ed i successivi piani particolareggiati dovranno fornire indicazioni di norme regolamentari puntuali e capaci di incentivare l’utilizzo di elementi di decoro e di arredo delle facciate, delle pavimentazioni, delle coloriture, delle ringhiere, degli elementi decorativi, delle coperture legate alle tradizioni locali.” Là dove ” Verranno promossi, inoltre, i cambiamenti di destinazione d’uso che, almeno ai locali ubicati nei piani terra, consentano di essere adibiti a servizi alla produzione locale dell’artigianato, dei prodotti tipici locali marinari, di quelli tradizionali della cultura del Parco dei Nebrodi, a locali di ristoro, enoteche, laboratori artistico-artigianali, anche solo espositivi ecc.. Nell’insieme, ricercando, individuando e, conseguentemente, apponendo vincoli di salvaguardia per il mantenimento degli aspetti tipologici ed architettonici di edifici tradizionali che rappresentano memoria dell’antico abitare del luogo.” (Citazione dalla Relazione del PRG). Ma credo che, oltre ad essere stravagante questo progetto contenga anche una grave provocazione nei miei personali confronti: da un lato perché propone l’abbattimento di un pezzo della mia casa di famiglia, che costituisce parte di quel famoso “brano” di tessuto urbano storicizzato da tutelare e conservare, dall’altro perché configura una autentica istigazione alla speculazione dal momento che vuole consentire la costruzione di nuovi edifici nell’area libera a confine con la Via Andrea Doria. Se questo era ed è lo scopo di questo progetto, si sappia che rigetto fermamente questa provocazione. Continuerò, come sempre, a battermi per un paese migliore, contro la cementificazione selvaggia e contro le speculazioni. Assieme ai miei congiunti, ho già chiesto alle Autorità Comunali, il ritiro dell’insano progetto e la conferma di tutti i vincoli di tutela sulla zona, e non avrò pace fino a quando questo non avverrà e fino a quando non sarà fatta chiarezza su questa strana ed inquietante vicenda. Capo d’Orlando, 28/12/2004 Enzo Bontempo
|