Comunicato Stampa n. 100 del 11 febbraio 2005
Il giudice Ingroia incontra i ragazzi dell’Istituto comprensivo 2
Importante lezione di legalità oggi alla scuola media di Piana di Capo d’Orlando, nell’ambito della presentazione del libro dal titolo “Giustizia e verità. Gli scritti inediti del giudice Paolo Borsellino”. Organizzato dall’Istituto comprensivo 2 e dalla Fondazione Acio, si è tenuto un incontro con il magistrato Antonio Ingroia - sostituto procuratore a Palermo ed amico, prima ancora che collaboratore, del procuratore Paolo Borsellino - riservato ai ragazzi delle terze classi. Presenti, fra gli altri, il sindaco Massimo Carrello, l’onorevole Tano Grasso e il presidente dell’Acio, Sarino Damiano. Carrello, che ha ringraziato la dirigente Giulietta Milio e la Fondazione Acio per l’impegno profuso nella educazione alla legalità, ha tenuto a sottolineare che «mafia non è solo Sicilia, ma è ovunque ci sia qualsiasi cosa che invade la libertà altrui». Il sindaco ha ribadito l’importanza di investire sulla scuola «perché sono i ragazzi il nostro futuro: se trasmetteremo loro principi sani, avremo una società sana», ed ha invitato all’ottimismo: «l’amico Tano Grasso dimostra che se ci si impegna tutti contro una cosa brutta, la si può sconfiggere». Il sindaco Carrello ha poi fatto cenno al nuovo corso politico avviato a Capo d’Orlando. «Io per aver portato un po’ di democrazia - ha sostenuto il primo cittadino - ne pago ancora le conseguenze. Ma le pago volentieri perché oggi, in questo paese, si può anche dissentire senza il timore di essere inseguiti. Ricordate - ha aggiunto Carrello, rivolgendosi ai ragazzi - che la pace costa più della guerra e che chi toglie l’occasione della lite non è debole, ma è il più forte in quanto avrà la solidarietà degli altri ed aggrega di più». La preside Milio ha ribadito l’impegno della scuola, che ha anche usufruito di finanziamenti europei in tal senso, per far capire ai ragazzi che «la mafia non è solo a Palermo e non è solo quella che uccide». Secondo Milio l’obiettivo da perseguire è quello di «far capire ai ragazzi il valore della libertà e la differenza netta fra diritto e favore. Dove c’è cultura - ha precisato la dirigente dell’Istituto comprensivo 2 - non c’è spazio per la mafia». Il sostituto procuratore Ingroia, autodefinitosi «giudice ragazzino» ai tempi di Borsellino, ha ripercorso le tappe salienti del suo personale rapporto con il giudice assassinato dalla mafia. «Paolo - ha ricordato - credeva molto nel suo lavoro e credeva che la mafia non è solo un’organizzazione di delinquenti, perché se fosse solo questo, le forze dell’ordine l’avrebbero eliminata in poco tempo. La mafia è un sistema di potere, di sviluppo, economico, che dovete conoscere perché questi non sono solo problemi del giudice o delle forze dell’ordine. Se volete essere padroni del vostro futuro - ha aggiunto Ingroia - dovete conoscere cos’è la mafia, quindi dovete studiare». Il giudice ha poi messo in evidenza le profonde differenze fra la sua scuola e quella di oggi, poiché allora «era impensabile parlare di mafia». La lotta alla mafia comincia dunque dai banchi di scuola. «Paolo era un grande ottimista - ha ricordato ancora Ingroia - perché senza ottimismo la mafia non si può combattere. E’ la rassegnazione che rende forte la mafia. I mafiosi sono potenti, ma sono pochi rispetto alla stragrande maggioranza dei siciliani onesti che, se organizzati, possono riconquistare il potere».
Ufficio Stampa
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