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Dal Comune - venerdì 25 febbraio 2005 at 15:40
Comunicato Stampa n. 132 del 25 febbraio 2005

Il sindaco Carrello all’incontro con il giudice Di Lello e i ragazzi del Liceo “Piccolo”

Il sindaco Massimo Carrello ha preso parte stamani, al Liceo scientifico e classico “Lucio Piccolo”, alla presentazione del libro “Giudici” del magistrato Giuseppe Di Lello, edito nel 1994 da Sellerio di Palermo. Il primo cittadino ha così incontrato l’autore dell’opera che ricostruisce i comportamenti della magistratura impegnata nella lotta alla mafia, il presidente dell’Acio, Rosario Damiano, l’esponente dell’antiracket, Tano Grasso, gli studenti degli ultimi anni e i docenti dell’istituto. Interessante e formativo l’incontro fra i ragazzi e il magistrato che ha ripercorso le grandi tappe degli ultimi sessant’anni, dal separatismo di Giuliano e Aprile fino alle ultime riforme della giustizia. Il giudice Di Lello, che con Falcone e Caponnetto gestì il famoso maxiprocesso alle cosche, ha lanciato alcuni messaggi precisi ed inquietanti, ma che debbono invitare alla vigilanza piuttosto che allo sconforto.
«Oggi abbiamo una mafia sommersa che si è accorta del grave errore fatto con la strategia stragista di Riina - ha spiegato Di Lello - ed è tornata a controllare il territorio, a fare affari, a controllare il racket. Un controllo che è anche un controllo politico del territorio». Ma il magistrato ha anche messo in guardia dal come si affronta il problema: «Se si fanno comizi sulla mafia - ha detto Di Lello - si rischia di esaltarne la forza. Il confronto è invece un approccio vincente alla legalità». A tal proposito Giuseppe Di Lello ha ricordato il colloquio avuto da Gino Pontecorvo con Giovanni Falcone, in seguito al quale il produttore rinunciò a girare un film sulla mafia proprio per evitare di esaltarla.
Sul fronte politico, il giudice Di Lello ha criticato le riforme che rischiano di intaccare il principio dell’indipendenza della magistratura, ma ha anche invitato i suoi colleghi a rivedere il proprio comportamento. «Non c’è dubbio - ha detto - che anche la magistratura debba fare un passo indietro: troppe dichiarazioni pubbliche, troppi contatti con la stampa, troppe conferenze stampa. I giudici dovrebbero occuparsi soltanto di fare processi e sentenze, anche perché gran parte del loro lavoro è anche coperto dal segreto istruttorio». Ai cittadini, invece, l’invito «a criticare sempre le sentenze dei giudici perché anche questa è democrazia», e «a battersi sempre per l’indipendenza della magistratura che è garanzia per tutti».
Un’ultima battuta, anche su sollecitazione degli studenti, il giudice Di Lello l’ha riservata all’economia e allo sviluppo. Sottolineando che i gruppi industriali e della grande distribuzione che vengono in Sicilia hanno sempre preferito scendere a patti con la mafia, il magistrato ha ribadito che «non possiamo fermare lo sviluppo per il timore che la mafia ci metta le mani: bisogna agire per la trasparenza».

Ufficio Stampa

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