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Lettera di Padre Dino - giovedì 7 aprile 2005 at 13:05

 



LA SPERANZA CHE VA OLTRE LA FINE


poesia di Karol Woitjla


Nel tempo giusto


la speranza s'innalza


da tutti i luoghi soggetti alla morte -


la speranza ne è il contrappeso -


in essa il mondo, che muore,


di nuovo rivela la vita.


Nelle strade i passanti dai corti giubbotti


e dai capelli spioventi sul collo


tagliano con la lama del passo


lo spazio del grande mistero


che in ognuno di loro


si estende tra morte e speranza:


uno spazio che scorre verso l'alto


come la pietra di luce solare


rovesciata all'ingresso del sepolcro.


 


In questo spazio,


la più perfetta misura del mondo


TU SEI


e dunque ho un senso,


e scivolare nella tomba, passare nella morte,


disfarmi nella polvere d'irripetibili atomi


è per me parte della Tua Pasqua.


 


Sono un viandante


sullo stretto marciapiede della terra,


in mezzo corrono macchine,


partono razzi interplanetari...


Dappertutto un moto centrifugo,


(l'uomo... Sola scheggia di mondo


che abbia un moto diverso...)


sono un viandante


sullo stretto marciapiede della terra,


e non distolgo il pensiero dal Tuo volto


che il mondo non mi svela.


 


Ma la morte è un'esperienza finale


ed ha sapore d'annientamento,


con la speranza le strappo il mio "io",


glielo devo strappare,


superare così l'annientamento...


allora, d'intorno, si levano grida,


si leveranno di nuovo:


"Sei pazzo, Paolo, sei pazzo!"


ed ecco contro me stesso e contro una moltitudine


combatto per la mia speranza -


in me non la sostiene nessuno strato di memoria,


nello specchio in cui tutto passa non trova un riflesso


ma soltanto nel Tuo PASSAGGIO pasquale,


a cui si lega l'iscrizione più profonda del mio essere.


 


E così m'iscrive in Te la mia speranza,


fuori di Te non posso esistere, -


quando innalzo il mio "io" sopra la morte


svellendolo da un suolo di sterminio -


questo avviene


perché esso sta in Te


come nel Corpo


che dispiega la sua potenza


sopra ogni corpo umano


e rinnova il mio "io",


cogliendolo da un suolo di morte


in figura diversa eppure tanto fedele,


dove il corpo della mia anima


e l'anima del mio corpo


ritornano a congiungersi fondando sulla parola,


per sempre, la vita


fondata prima sulla terra,


dimenticando ogni affanno,


come al levarsi, nel cuore,


d'un Vento improvviso


al quale nessun uomo vivente può resistere


nè le cime dei boschi, nè in basso le radici che si fendono.


Il vento mosso dalla Tua mano,


ecco, diviene Silenzio.


 


Gli atomi dell'uomo antico


fanno compatta la gleba primordiale del mondo


ch'io raggiungo con la mia morte,


li innesto in me definitivamente


per trasformarli nella Tua Pasqua –


che è il Tuo PASSAGGIO.



...questa SPERANZA ci lascia il nostro Papa, "Speranza che non delude"; 


Speranza che chiediamo gli uni per gli altri, a Dio per la sua intercessione...


Viviamo insieme questo DONO che Dio ci ha fatto in Giovanni Paolo II.


Ti benedico di cuore


In Gesù e Maria


p. Dino

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