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Comunicato Stampa - venerdì 8 aprile 2005 at 14:48


Città del Vaticano - Comunicato Stampa. 200 CAPI DI STATO E 300.000 FEDELI IN PIAZZA SAN PIETRO - NOSTRO AMATO PAPA CI BENEDICE DALLA FINESTRA CASA DEL PADRE.


CITTA' DEL VATICANO, 8 APR. 2005 (VIS). Prima della Santa Messa Esequiale per il defunto Romano Pontefice Giovanni Paolo II, tenutasi questa mattina sul sagrato dalla Patriarcale Basilica Vaticana, con la partecipazione di oltre 300.000 persone e 200 Capi di Stato e di Governo, la salma del Pontefice defunto è stata deposta in un cassa di legno di cipresso, in presenza di un ristretto numero di persone.

Fra i presenti al rito il Cardinale Eduardo Martínez Somalo, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, il Cardinale Francesco Marchisano, Arciprete della Patriarcale Basilica Vaticana, il Cardinale Angelo Sodano, già Segretario di Stato, il Cardinale Joseph Ratzinger, Decano del Collegio Cardinalizio, il Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale per la Diocesi di Roma, l'Arcivescovo Leonardo Sandri, Sostituto della Segreteria di Stato, l'Arcivescovo James M. Harvey, Prefetto della Casa Pontifica, l'Arcivescovo Oscar Rizzato, Elemosiniere del Sommo Pontefice e l'Arcivescovo Stanislaw Dziwisz, Segretario Particolare del Santo Padre.

Il Cardinale Camerlengo ha introdotto il rito della chiusura della bara. L'Arcivescovo Piero Marini, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice ha dato lettura del Rogito, biografia del Papa in lingua latina, le cui copie sono state firmate dai presenti. Successivamente si è cantata l'antifona ed un salmo ed infine tutti hanno pregato per qualche tempo in silenzio. Il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice e il Segretario del Sommo Pontefice hanno steso un velo di seta bianco sul volto del Defunto. Poi il Cardinale Camerlengo ha asperso la salma con l'acqua benedetta. Il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche ha deposto nella bara una borsa con le medaglie coniate durante il Pontificato del Pontefice defunto ed il tubo con il Rogito, dopo averlo sigillato con il sigillo dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.

Mentre la bara veniva chiusa è stato detto il Salmo 41.

Il feretro di Giovanni Paolo II è stato portato in processione in Piazza San Pietro e deposto su di un tappeto steso sul sagrato di fronte all'altare. Infine sul coperchio della bara è stato collocato un Libro dei Vangeli aperto. La processione era formata dai Membri del Collegio Cardinalizio e dai Patriarchi delle Chiese Orientali, che indossavano paramenti di colore rosso e la mitra di colore bianco in segno di lutto. Prima di prendere posto, hanno baciato l'altare. La Santa Messa Esequiale, presieduta dal Cardinale Joseph Ratzinger, è stata concelebrata da 164 Cardinali.

Milioni di fedeli giunti a Roma per i funerali di Giovanni Paolo II che non hanno trovato posto in Piazza San Pietro, hanno potuto seguire la cerimonia su 27 maxi schermi collocati in diversi punti della città, nei due stadi, all'Università di Tor Vergata, al Circo Massimo, presso la Patriarcali Basiliche di San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura, in Piazza del Popolo, in Piazza Risorgimento, al Colosseo ed in Via della Conciliazione.

In diversi momenti della Messa alcuni fedeli issavano striscioni in diverse lingue e cartelli sui quali era scritto in italiano "Santo subito". La richiesta, accompagnata da interminabili applausi, si è potuta sentire al termine dell'omelia del Cardinale Ratz.inger.

Al termine dell'orazione dopo la Comunione, stando presso il feretro di Giovanni Paolo II, il Cardinale Decano del Collegio Cardinalizio ha compiuto il rito della Ultima Commendatio e della Valedictio (commiato). Successivamente il Cardinale Vicario per la Diocesi di Roma si è recato presso il feretro e, al termine del canto delle Litanie dei Santi, ha guidato la supplica della Chiesa di Roma che ha concluso con una preghiera.

Terminata la supplica della Chiesa di Roma, i Patriarchi, gli Arcivescovi Maggiori e i Metropoliti delle Chiese Metropolitane "sui iuris" orientali cattoliche, recatisi davanti al feretro, rivolti verso l'altare, hanno recitato la supplica delle Chiese Orientali dell'Ufficio dei Morti della Liturgia Bizantina. Tutti i presenti hanno pregato in silenzio. Poi il Cardinale Decano ha asperso con l'acqua benedetta la salma del Romano Pontefice defunto e l'ha incensata, mentre la schola cantava il responsorio.

Mentre il feretro di Giovanni Paolo II veniva portato nella Basilica Vaticana al luogo della tumulazione, i fedeli hanno cantato il cantico evangelico del Magnificat. I Cardinali e gli Arcivescovi che erano stati presenti al rito della chiusura della cassa, hanno accompagnato il feretro in Basilica. La celebrazione è stata presieduta dal Cardinale Camerlengo. Le spoglie del Sommo Pontefice sono state portate nelle Grotte Vaticane attraverso la porta detta di Santa Marta.

La cassa di legno di cipresso contenente le spoglie del Romano Pontefice è stata legata con nastri rossi, sui quali sono stati impressi i sigilli della Camera Apostolica, della Prefettura della Casa Pontificia, dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice e del Capitolo Vaticano. Quindi è stata collocata nella cassa di legno zincata che immediatamente è stata saldata; su di essa sono stati impressi sigilli degli Uffici suddetti. Sul coperchio vi sono la croce e lo stemma del Pontefice defunto.

Il notaio del Capitolo della Basilica Vaticana ha redatto l'atto autentico della tumulazione e lo ha letto di fronte ai presenti.

Alla Santa Messa Esequiale per il Santo Padre Giovanni Paolo II hanno partecipato i Sovrani regnanti di 10 nazioni, 57 Capi di Stato, 3 Principi ereditari, 17 Capi di Governo, i Capi di 3 Organizzazioni Internazionali ed i Rappresentanti di 10 Organizzazioni Internazionali; 3 Consorti di Capi di Stato, 8 Vice-Capi di Stato, 6 Vice-Primi Ministri, 4 Presidenti di Parlamento, 12 Ministri degli Esteri, 13 Ministri e gli Ambasciatori di 24 Nazioni.
Le Delegazioni religiose, per un totale di 140 persone, comprendevano Rappresentanti delle Chiese Ortodosse, delle Chiese Ortodosse Orientali, delle Chiese e Comunità Ecclesiali d'Occidente, Organizzazioni Cristiane Internazionali, della National Association of Evangelicals, Rappresentanti delle Delegazioni ed Esponenti dell'Ebraismo, Delegazioni di Religioni Non Cristiane, Islam, Buddhismo, Sikh, Hindu ed Organizzazioni per il Dialogo Interreligioso.
.../ESEQUIE:GIOVANNI PAOLO II/... VIS 050408 (890)
NOSTRO AMATO PAPA CI BENEDICE DALLA FINESTRA CASA DEL PADRE

CITTA' DEL VATICANO, 8 APR. 2005 (VIS). Di seguito riportiamo il testo dell'omelia, letta in italiano dal Cardinale Joseph Ratzinger, che ha presieduto la Liturgia Esequiale di Giovanni Paolo II:

"'Seguimi' dice il Signore risorto a Pietro, come sua ultima parola a questo discepolo, scelto per pascere le sue pecore. 'Seguimi' - questa parola lapidaria di Cristo può essere considerata la chiave per comprendere il messaggio che viene dalla vita del nostro compianto ed amato Papa Giovanni Paolo II, le cui spoglie deponiamo oggi nella terra come seme di immortalità - il cuore pieno di tristezza, ma anche di gioiosa speranza e di profonda gratitudine".

"Questi sono i sentimenti del nostro animo, Fratelli e Sorelle in Cristo, presenti in Piazza San Pietro, nelle strade adiacenti e in diversi altri luoghi della città di Roma, popolata in questi giorni da un'immensa folla silenziosa ed orante. Tutti saluto cordialmente. A nome anche del Collegio dei Cardinali desidero rivolgere il mio deferente pensiero ai Capi di Stato, di Governo e alle delegazioni dei vari Paesi. Saluto le Autorità e i Rappresentanti delle Chiese e Comunità cristiane, come pure delle diverse religioni. Saluto poi gli Arcivescovi, i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli tutti giunti da ogni Continente; in modo speciale i giovani, che Giovanni Paolo II amava definire futuro e speranza della Chiesa. Il mio saluto raggiunge, inoltre, quanti in ogni parte del mondo sono a noi uniti attraverso la radio e la televisione in questa corale partecipazione al solenne rito di commiato dall'amato Pontefice".

"'Seguimi' - da giovane studente Karol Wojtyła era entusiasta della letteratura, del teatro, della poesia. Lavorando in una fabbrica chimica, circondato e minacciato dal terrore nazista, ha sentito la voce del Signore: Seguimi! In questo contesto molto particolare cominciò a leggere libri di filosofia e di teologia, entrò poi nel seminario clandestino creato dal Cardinale Sapieha e dopo la guerra poté completare i suoi studi nella facoltà teologica dell'Università Jaghellonica di Cracovia. Tante volte nelle sue lettere ai sacerdoti e nei suoi libri autobiografici ci ha parlato del suo sacerdozio, al quale fu ordinato il 1° novembre 1946. In questi testi interpreta il suo sacerdozio in particolare a partire da tre parole del Signore. Innanzitutto questa: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Gv 15, 16). La seconda parola è: "Il buon pastore offre la vita per le pecore" (Gv 10, 11). E finalmente: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore" (Gv 15, 9). In queste tre parole vediamo tutta l'anima del nostro Santo Padre. È realmente andato ovunque ed instancabilmente per portare frutto, un frutto che rimane. "Alzatevi, andiamo!", è il titolo del suo penultimo libro. "Alzatevi, andiamo!" - con queste parole ci ha risvegliato da una fede stanca, dal sonno dei discepoli di ieri e di oggi. "Alzatevi, andiamo!" dice anche oggi a noi. Il Santo Padre è stato poi sacerdote fino in fondo, perché ha offerto la sua vita a Dio per le sue pecore e per l'intera famiglia umana, in una donazione quotidiana al servizio della Chiesa e soprattutto nelle difficili prove degli ultimi mesi. Così è diventato una sola cosa con Cristo, il buon pastore che ama le sue pecore. E infine "rimanete nel mio amore": Il Papa che ha cercato l'incontro con tutti, che ha avuto una capacità di perdono e di apertura del cuore per tutti, ci dice, anche oggi, con queste parole del Signore: Dimorando nell'amore di Cristo impariamo, alla scuola di Cristo, l'arte del vero amore".

"Seguimi! Nel luglio 1958 comincia per il giovane sacerdote Karol Wojtyła una nuova tappa nel cammino con il Signore e dietro il Signore. Karol si era recato come di solito con un gruppo di giovani appassionati di canoa ai laghi Masuri per una vacanza da vivere insieme. Ma portava con sé una lettera che lo invitava a presentarsi al Primate di Polonia, Cardinale Wyszyński e poteva indovinare lo scopo dell'incontro: la sua nomina a Vescovo ausiliare di Cracovia. Lasciare l'insegnamento accademico, lasciare questa stimolante comunione con i giovani, lasciare il grande agone intellettuale per conoscere ed interpretare il mistero della creatura uomo, per rendere presente nel mondo di oggi l'interpretazione cristiana del nostro essere - tutto ciò doveva apparirgli come un perdere se stesso, perdere proprio quanto era divenuto l'identità umana di questo giovane sacerdote. Seguimi - Karol Wojtyła accettò, sentendo nella chiamata della Chiesa la voce di Cristo. E si è poi reso conto di come è vera la parola del Signore: "Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece l'avrà perduta la salverà" (Lc 17, 33). Il nostro Papa - lo sappiamo tutti - non ha mai voluto salvare la propria vita, tenerla per sé; ha voluto dare se stesso senza riserve, fino all'ultimo momento, per Cristo e così anche per noi. Proprio in tal modo ha potuto sperimentare come tutto quanto aveva consegnato nelle mani del Signore è ritornato in modo nuovo: l'amore alla parola, alla poesia, alle lettere fu una parte essenziale della sua missione pastorale e ha dato nuova freschezza, nuova attualità, nuova attrazione all'annuncio del Vangelo, proprio anche quando esso è segno di contraddizione".

"Seguimi! Nell'ottobre 1978 il Cardinale Wojtyła ode di nuovo la voce del Signore. Si rinnova il dialogo con Pietro riportato nel Vangelo di questa celebrazione: "Simone di Giovanni, mi ami? Pasci le mie pecorelle!" Alla domanda del Signore: Karol mi ami?, l'Arcivescovo di Cracovia rispose dal profondo del suo cuore: "Signore, tu sai tutto: Tu sai che ti amo". L'amore di Cristo fu la forza dominante nel nostro amato Santo Padre; chi lo ha visto pregare, chi lo ha sentito predicare, lo sa. E così, grazie a questo profondo radicamento in Cristo ha potuto portare un peso, che va oltre le forze puramente umane: Essere pastore del gregge di Cristo, della sua Chiesa universale. Non è qui il momento di parlare dei singoli contenuti di questo Pontificato così ricco. Vorrei solo leggere due passi della liturgia di oggi, nei quali appaiono elementi centrali del suo annuncio. Nella prima lettura dice San Pietro - e dice il Papa con San Pietro - a noi: "In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è Signore di tutti" (Atti 10, 34-36). E, nella seconda lettura, San Paolo - e con San Paolo il nostro Papa defunto - ci esorta ad alta voce: "Fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore così come avete imparato, carissimi (Fil 4, 1)".

"Seguimi! Insieme al mandato di pascere il suo gregge, Cristo annunciò a Pietro il suo martirio. Con questa parola conclusiva e riassuntiva del dialogo sull'amore e sul mandato di pastore universale, il Signore richiama un altro dialogo, tenuto nel contesto dell'ultima cena. Qui Gesù aveva detto: "Dove vado io voi non potete venire". Disse Pietro: "Signore, dove vai?". Gli rispose Gesù: "Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi" (Gv 13, 33.36). Gesù dalla cena va alla croce, va alla risurrezione - entra nel mistero pasquale; Pietro ancora non lo può seguire. Adesso - dopo la risurrezione - è venuto questo momento, questo "più tardi". Pascendo il gregge di Cristo, Pietro entra nel mistero pasquale, va verso la croce e la risurrezione. Il Signore lo dice con queste parole, "... quando eri più giovane... andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi" (Gv 21, 18). Nel primo periodo del suo pontificato il Santo Padre, ancora giovane e pieno di forze, sotto la guida di Cristo andava fino ai confini del mondo. Ma poi sempre più è entrato nella comunione delle sofferenze di Cristo, sempre più ha compreso la verità delle parole: "Un altro ti cingerà...". E proprio in questa comunione col Signore sofferente ha instancabilmente e con rinnovata intensità annunciato il Vangelo, il mistero dell'amore che va fino alla fine (cf Gv 13, 1)".

"Egli ha interpretato per noi il mistero pasquale come mistero della divina misericordia. Scrive nel suo ultimo libro: Il limite imposto al male "è in definitiva la divina misericordia" ("Memoria e identità", pag. 70). E riflettendo sull'attentato dice: "Cristo, soffrendo per tutti noi, ha conferito un nuovo senso alla sofferenza; l'ha introdotta in una nuova dimensione, in un nuovo ordine: quello dell'amore...È la sofferenza che brucia e consuma il male con la fiamma dell'amore e trae anche dal peccato una multiforme fioritura di bene" (pag. 199). Animato da questa visione, il Papa ha sofferto ed amato in comunione con Cristo e perciò il messaggio della sua sofferenza e del suo silenzio è stato così eloquente e fecondo".

"Divina Misericordia: Il Santo Padre ha trovato il riflesso più puro della misericordia di Dio nella Madre di Dio. Lui, che aveva perso in tenera età la mamma, tanto più ha amato la Madre divina. Ha sentito le parole del Signore crocifisso come dette proprio a lui personalmente: "Ecco tua madre!". Ed ha fatto come il discepolo prediletto: l'ha accolta nell'intimo del suo essere (eis ta idia: Gv 19, 27) - Totus tuus. E dalla madre ha imparato a conformarsi a Cristo".

"Per tutti noi rimane indimenticabile come in questa ultima domenica di Pasqua della sua vita, il Santo Padre, segnato dalla sofferenza, si è affacciato ancora una volta alla finestra del Palazzo Apostolico ed un'ultima volta ha dato la benedizione "Urbi et orbi". Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice. Sì, ci benedica, Santo Padre. Noi affidiamo la tua cara anima alla Madre di Dio, tua Madre, che ti ha guidato ogni giorno e ti guiderà adesso alla gloria eterna del Suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Amen".
.../OMELIA ESEQUIE SANTO PADRE/RATZINGER VIS 050408 (1700)

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