La squadra paladina sconfitta in casa da Cantù dopo una pessima partenza (0-14) che l'ha costretta a inseguire sempre Upea, la rimonta si ferma sul ferro
Si infrangono sul ferro, proprio sul suono della sirena, le speranze dell'Upea di acciuffare una vittoria assolutamente impossibile fino a 6' prima, quando arrancava ansimante, distanziata di 14 lunghezze (49-63). Il tiro che avrebbe sbancato, nasce, naturalmente, nell'ultima azione della gara, dopo che Cantù, realizzando 1/2 dalla linea della carità con Jones, si era portata avanti sul 72-70: a –4'' rimessa a metà campo di Levin per Nnamaka, decentrato a sinistra, che scarica in angolo, sempre dal lato mancino, per Janicenoks: bella sospensione ma il ferro sputa la palla della triplona, e così rimane strozzata in gola la gioia per i 3000 del “PalaFantozzi”. È stato un finale di partita esaltante per i paladini che hanno così riscattato una prova che per lunghi tratti è stata deludente. La metamorfosi dell'Orlandina si ha negli ultimi 5' (55-65), quando Perdichizzi comanda la difesa a zona, pur consapevole di esporsi alla fucileria ospite che in avvio di frazione aveva crivellato la retina con Mazzarino e Barrett. Come d'incanto i paladini ritrovano gli equilibri in difesa: dominano ai rimbalzi grazie agli aiuti dei piccoli, e subiscono una serie di falli di sfondamento, mentre in attacco Carter e Janicenoks furoreggiano infilando una sequela di giochi da 3 punti: 60-68 a –2'55'', 65-69 a –2'04'', 67-69 a –1'20''. La rimonta viene coronata a 38'' dal termine con una “bomba” da 3 di Perry in faccia a Jhonson (70-69). Cantù sembra definitivamente in ginocchio ma si rialza con un canestro in penetrazione di Michelori a 28'' (70-71), quindi viene fischiato uno sfondo a Perry a 7''. Pressing a tutto campo, e a 4'' il fallo di Janicenoks su Jones che dalla lunetta fa 1/2 (70-72). Quindi l'assalto finale e la beffa del ferro sulla possibile triplona del lituana. Le cifre della partita dicono che l'Orlandina ha dovuto soccombere pur avendo prevalso sia al tiro dal campo (45% contro 35%) che ai rimbalzi (40 a 35). Hanno fatto pendere la bilancia dalla parte di Cantù le palle recuperate, ben 21 contro 15 dei locali, e soprattutto i tiri liberi realizzati: 20 su 25 accordati, dimostrazione di un arbitraggio fiscale nei confronti della difesa biancazzurra. Disastroso anche l'avvio con l'Orlandina in apnea e sotto i colpi di un terrificante break di 14-0, quando in campo non c'era Jelic, che in mattinata era uscito con qualche contusione da un incidente stradale. La rimonta innescata dal lungo e dal coraggio dei paladini si è spenta però sul ferro. Adesso si va a Milano.
|