La minoranza chiede la nomina dell'esecutivo Carrello ancora alle corde. Citata una legge regionale che fissa in sette giorni il tempo per la scelta degli assessori per sostituire i dimissionari.
Il sindaco di Capo d'Orlando, Massimo Carrello, è ancora alla ricerca di una giunta di salute pubblica che possa coagulare il consenso delle opposizioni che, fallito il tentativo della mozione di sfiducia per un solo voto, si preparano al secondo assalto al Palazzo. L'ultima ipotesi di giunta che verteva sull'ex sindaco paladino Carmelo Antillo, sembra sia naufragata, affondata dalle dichiarazioni di Salvatore Mantineo, coordinatore di An che con i suoi tre uomini in Consiglio comunale rappresenta una consistente fetta della esigua forza politica rimasta fedele a Massimo Carrello (tre su sette consiglieri). Le parole di Mantineo che esortavano il sindaco ad una maggiore attenzione verso la governabilità e quindi alla riconquista di quella maggioranza consiliare perduta da tempo, avrebbero indotto Carrello a fare marcia indietro poiché sembra che l'esecutivo che aveva approntato non avrebbe potuto creare quella testa di ponte necessaria almeno a far passare in Aula i programmi da perseguire. Così la crisi politica che attanaglia la città continua, raggiungendo un vero record non solo dal punto di vista politico ma anche da quello amministrativo poiché il primo cittadino è senza giunta da più di un mese. Ma è legittimo tutto questo alla luce di una legge regionale (art. 12 L/R n.7 del 26/8/1972) che fissa in sette giorni il termine per la nomina degli assessori in sostituzione dei dimissionari? Un quesito che si sono posti i gruppi consiliari d'opposizione che hanno inoltrato una interrogazione al presidente del Consiglio comunale, Filippo Lanza e allo stesso sindaco Carrello. Secondo gli interroganti, la normativa di riferimento cui fanno cenno, obbliga il primo cittadino a ricostituire con immediatezza un esecutivo per far fronte alle esigenze ed ai problemi della collettività. La nota è anche un altro attacco politico alle gestione Carrello della cosa pubblica . Così si legge che «la sua sindacatura è stata sin dall'inizio caratterizzata da un modo di amministrare approssimativo e palesemente volto alla strenua difesa delle poltrone conquistate attraverso meccanismi di scarso livello etico-politico, serviti soltanto a determinare l'oggettivo disastro politico-amministrativo di Capo d'Orlando». Le opposizioni puntano l'indice poi contro le mancate dimissioni del primo cittadino che, prima della trattazione della mozione di sfiducia, sembravano quasi possibili e dicono: «considerato l'immobilismo ed il malgoverno che hanno caratterizzato il suo operato e quello della sua giunta, si era ritenuto di potere contare su un momento di orgoglio e di responsabilità, attraverso l'unico rimedio possibile rimasto e cioè quello di affidare ad un commissario la gestione della cosa pubblica fino a quando la cittadinanza fosse stata in condizione dio esprimere nuovamente il voto». Il toto-assessore così impazza in città nonostante il sindaco neghi e rinneghi ogni paternità sui nomi dei papabili assessori dell'ipotetica giunta da varare. Una cosa comunque è certa: le riunioni si susseguono a ritmo costante negli ambienti politici, sia di sinistra che di destra, mentre l'incertezza che regna sovrana a Palazzo Europa sta determinando nell'opinione pubblica il timore che la situazione di stallo in cui versa la città da quasi due anni possa, purtroppo, rappresentare la norma di questa amministrazione.
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