In un infuocato comizio le verità del sindaco vicino alla sfiducia Carrello al contrattacco «C'è stato accanimento nei miei confronti, non mi dimetto».
Il comizio del primo cittadino di Capo d'Orlando, Massimo Carrello, a soli quindici giorni dalla votazione della sfiducia che potrebbe decretare anticipatamente la fine della sua sindacatura, è stato un vero atto d'accusa contro gli ex alleati dell'Udc .Un comizio, quello di Carrello, che nonostante il freddo polare che attanagliava la centrale piazza Matteotti è riuscito a riscaldare l'interesse di molti orlandini accorsi in massa per essere testimoni di quello che potrebbe essere l'ultimo atto politico di Carrello sindaco. Alla fine, il primo cittadino era soddisfatto di aver detto la sua verità sulla crisi: «Ora la gente ha capito che per me è stato veramente difficile governare senza quella maggioranza in Consiglio che avevamo conquistato e che via via si è sgretolata. Ma forse già dal giugno del 2003, e cioè da quando siamo stati eletti, avrei dovuto capire che quella non era una maggioranza funzionale al sindaco. Insomma, la gente ha capito che la colpa delle disfunzioni amministrative è anche da addebitare agli altri e non solo al sottoscritto, come i miei avversari politici vorrebbero far credere». Durante l'arringa sul palco, come dicevamo, Carrello non ha lesinato accuse contro i quattro consiglieri dell'Udc ed il loro riferimento a Palazzo dei Leoni, Salvatore Librizzi. Sotto la scure di Carrello in particolar modo il presidente del consiglio comunale, Filippo Lanza, accusato di non essere super partes «così come avrebbe dovuto essere – dice Carrello – sia per l'alta carica istituzionale che ricopre sia per il fatto che è stato eletto anche con i voti di quei consiglieri che ora, con la sua firma sulla mozione, contribuisce a mandare a casa». Ma l'attacco al presidente va anche oltre a proposito dell'ordine del giorno del prossimo consiglio comunale, quello del 5 dicembre quando si dovrà votare la seconda mozione di sfiducia: «Il presidente l'ha inserita al primo punto negandomi di presentare la nuova giunta, così come avevo richiesto prima della presentazione della sfiducia. Un atto in barba al regolamento comunale che, come si sa, dà priorità ai punti richiesti dal sindaco. Un vero accanimento, quello messo in pratica nei miei confronti, e che mi vede al centro di un attacco di cui non capisco le motivazioni ma che posso solo ipotizzare». Carrello immagina che al centro dell'accanimento ci siano le tante richieste di approfondimento che avrebbe avanzato su procedimenti amministrativi in corso di istruttoria negli uffici comunali. A proposito del dietrofront di Alleanza nazionale, il forzista Carrello parla di negazione della politica: «Allora – aggiunge il sindaco – alle prossime elezioni cosa succederà nella Casa delle libertà, noi di Forza Italia come dovremmo comportarci con gli alleati? Spero solo che la firma di Vincenzo Triscari sulla mozione di sfiducia, sia soltanto una provocazione». Triscari è uno dei tre rappresentanti di An in Consiglio comunale; gli altri due invece si sono schierati accanto a Carrello. Essere stato scomodo per molti: questo, secondo Carrello, il vero motivo della crisi. Ma come ha ribadito in conclusione, «pur essendo consapevole del mio destino sono pronto a nuove battaglie anche da questo palco; ma se qualcuno ha creduto a mie possibili dimissioni, si è sbagliato di grosso. Dovranno sfiduciarmi, in modo da lasciare tutti insieme palazzo Europa».
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