CAPO D'ORLANDO Votata la sfiducia a Massimo Carrello. In attesa del commissario amministrerà il vicesindaco Carmelo Antillo. Vanno a casa sindaco e consiglio comunale. La mozione ha ottenuto quattordici voti favorevoli e cinque contrari.
Da ieri sera Capo d'Orlando non ha più sindaco e consiglio comunale. Il Consesso civico infatti, sfiduciando Massimo Carrello, ha decretato anche il proprio scioglimento. A reggere le sorti della città, in attesa del commissario a acta, dovrebbe essere il vicesindaco Carmelo Antillo, nominato insieme alla giunta meno di un mese fa. Quattordici i voti a favore della sfiducia-bis (il 9 ottobre la prima fallì per un solo voto), uno in più rispetto alle firme poste a suo tempo sulla mozione, cinque invece i contrari. Era assente in aula solo il consigliere comunale Fernando Biscuso. Hanno voto a favore della sfiducia i consiglieri della lista civica “Unione di Centro”, Amadore, Bongiorno, Galati ed il presidente del Consiglio Filippo Lanza; Sergio Leggio di Forza Capo d'Orlando; Sirna e Timpanaro per la Margherita; Letizia e Reale del Movimento; Restifo e Pecorella della lista Orlandina; Germanà della lista “per Ciccio Ingrillì”; l'indipendente Oteri e Triscari di An. Contrari alla mozione e quindi fedeli a Massimo Carrello invece gli altri due consiglieri di An, Fardella e Schepis, l'azzurro Abate e gli indipendenti Milio e Lipari. Il dibattito, iniziato alle 15.30 e conclusosi con la votazione nominale palese alle 19.45 , non ha riservato sorprese se non lo scontro in aula tra le due anime di Alleanza nazionale. Da un lato Fardella e Schepis che ,forti di un documento della direzione provinciale, proclamavano ufficialmente l'appoggio di An a Carrello, dall'altro il collega di partito Vincenzo Triscari che disconoscendo la paternità del documento, votava la sfiducia. Nell'aria invece il divorzio tra Carrello e la sua lista d'appoggio “Insieme per Capo d'Orlando” che rimasta con un solo consigliere, Aurelio Mirabelli non gli ha perdonato il licenziamento degli assessori di riferimento per sostituirli con una giunta non suffragata da riferimento alcuno in Consiglio e quindi a rischio sfiducia come poi accaduto. L'avventura di Carrello già dal suo nascere non fu mai suffragata da serenità politica, tanto è vero che al primo consiglio comunale, durante l'elezione del presidente del Consesso, nacquero le prime avvisaglie di quelle che poi furono una vera emigrazione di massa. Il sindaco che aveva una corposa maggioranza finì poi per rimanere con soli cinque uomini al suo fianco. La Casa delle Libertà, che l'azzurro Carrello voleva costruire sulla base di una alleanza che si ispira all'aggregazione, non vide mai la luce. L'analisi di Carrello invece è ben diversa: «Non è stata An a sfiduciarmi, bensì un semplice consigliere comunale, vedi la lettera presentata in Consiglio ; poi per quanto riguarda l'Udc, a Capo d'Orlando non esiste questo partito bensì un'aggregazione civica che si ispira all'Unione di Centro». Dopo la sfiducia è partita la campagna elettorale. Lo dice Carrello aggiungendo: «io già sono in campagna elettorale e con me coloro che credono ancora nel mio progetto politico».
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