LE INTERVISTE
Il tecnico esalta l’orgoglio dei suoi giocatori.
Perdichizzi: «Vittoria di squadra»
LIVORNO – Vittoria di squadra. Tutti hanno contribuito alla pesante quinta affermazione stagionale, la terza colta in trasferta. Giovanni Perdichizzi è soddisfatto.
Il coach dell’Orlandina, dopo aver sudato freddo in panchina e dopo aver contestato – in modo peraltro civile - una direzione di gara talvolta casalinga, si coccola, in sala stampa, i due meritati punti raccolti
sul parquet livornese.
«Per noi - dice - quella con i toscani era una partita di fondamentale importanza. Abbiamo preparato a puntino il match e, sul campo, i conti sono tornati. Complimenti ai ragazzi, che hanno giocato con grande determinazione.
La nostra è una vittoria di squadra. Tutti quanti si sono sacrificati per il bene comune».
–Alte le percentuali al tiro, ma soprattutto brillante il lavoro in difesa.
«Sì, siamo stati lucidi, sia in difesa che in attacco. Abbiamo soffocato sul nascere le iniziative dei nostri avversari. Buona la guardia montata sui tiratori più pericolosi di Livorno. Con le nostre rotazioni abbiamo mantenuto una buona intensità quasi sempre».
– Una buona partenza, e poi, nel secondo quarto, Livorno è cresciuta. «Sì, in avvio di gara, siamo
stati bravi a liberare i nostri tiratori, che, dalla distanza, hanno realizzato un buon numero di canestri pesanti.
Poi però Livorno ha aumentato la qualità della propria difesa. Per fortuna, anche nei momenti più critici, non abbiamo perso la testa. Credo che la vittoria sia più che giusta».
– Nel supplementare, avete ben presto conquistato un buon margine.
«Sì, dopo aver sprecato un ampio vantaggio nel quarto tempino, c'era il concreto rischio di incontrare difficoltà, a livello psicologico. E invece, ho visto fin dai primi secondi del supplementare le facce feroci, di chi non vuol perdere"».
– Esattamente come Livorno, avete ottenuto più vittorie in trasferta che in casa. Come si spiega questo
strano ruolino di marcia? «Nel girone d’andata, abbiamo pagato lo scotto dell’inesperienza. Talvolta abbiamo perso ingenuamente, dopo incontri giocati sui binari dell’equilibrio. Siamo una matricola. Per noi anche le sconfitte sono risultate preziose per crescere».