I numeri danno ragione a Viola e Upea Nel male e nel bene spettatori e incassi fanno felici reggini e orlandini.
La stagione magica dell'Upea. E quella tragica della Viola. La storica salvezza in serie A e la mesta caduta nel limbo della Legadue dopo sette anni (un totale di ventitré nella storia del club) di Olimpo. Due stati d'animi diversi tra le tifoserie, che vanno comunque accomunate ed esaltate per comportamento e attaccamento avuto. La palma di tifoso più paziente (e disciplinato, secondo posto in Coppa Disciplina) spetta a quello neroarancio, per numero totale di spettatori il tredicesimo dell'intera serie A. Una media partita di 2.826 tifosi, cifra che "normalizzata" dovrebbe superare i tremila. Eccettuate le ultime gare casalinghe quasi desertiche (a retrocessione pressoché avvenuta si sono toccati picchi negativi di due-trecento presenze), la Viola ha viaggiato col vento in poppa, più o meno ai livelli di Reggio Emilia e Napoli, due squadre cui si può certamente ascrivere un maggiore "appeal" tecnico. Un dato che conferma un ritorno all'antico dopo qualche annata di disinteresse. I seimila spettatori all'esordio con la Benetton, le oltre duemila tessere d'abbonamento sottoscritte in estate e le mille presenze alla presentazione della squadra sono stati un acconto di tanta passione mal ripagata dai risultati del campo. Si tratta addirittura del record degli ultimi cinque anni, annichilendo la media stagionale del "primo" Lino Lardo, eliminato alla bella dei quarti playoff ad opera della Benetton ("solo" 2452 spettatori ma con una media incasso più alta sol perché nelle due care casalinghe ai quarti v'è stato il sold out). In questo contesto va anche tenuto presente che Capin e soci hanno perso le ultime ventiquattro gare, ma nelle prime dieci partite si viaggiava nelle prime sei posizioni assolute. Numeri edulcorati, stavolta assolutamente in linea con la cavalcata dei ragazzi di Perdichizzi, anche per Capo d'Orlando. Sulla carta solo il sedicesimo posto per media spettatori (2.184), davanti a Roseto (2.167) e Avellino (1.812). Va però ricordato che il comune siciliano è il più piccolo dell'intera serie A (12.800) e che la capienza del PalaFantozzi (3.613) è tra le più striminzite della massima serie. Ecco perché l'incidenza del numero di spettatori è semplicemente sensazionale (il 17% della popolazione cittadina presente al palazzetto!), sbaragliando tutta la concorrenza, Bologna inclusa. Giusto per avere un'idea, basti pensare che con lo stesso indice, una città di centomila abitanti avrebbe ad ogni gara casalinga circa 17mila spettatori. Impossibile, perché in Italia un palazzetto così capiente non esiste. A supportare questa tesi anche un raffronto con la precedente esperienza della Sicilia Messina, in serie A nel 2003/04. Pure in questo caso, il piccolo centro batte il capoluogo di provincia, in termini assoluti: 2.184 a 2.148. La differenza diviene ancora più netta se si equiparano gli incassi di Pallacanestro Messina e Orlandina Basket. La compagine del presidente Sindoni ha addirittura doppiato le entrate al botteghino rispetto al quintetto in cui si esibirono Marlon Garnett, Matt Bonner e Marquis Estill (34.420 euro contro 17.567). L'assunto iniziale è stato dunque dimostrato. Nel bene e nel male, i tifosi di Viola e Upea, sono davvero impareggiabili.
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