Sindoni: sentenza ingiusta Il sindaco dopo la condanna per appropriazione indebita e falsità
E' sereno Enzo Sindoni, sindaco di Capo d'Orlando, nel commentare la sentenza di primo grado dei giudici del Tribunale di Patti che, per l'inchiesta "Limoni d'oro", lo hanno condannato a due anni e cinque mesi di reclusione. Il suo avvocato, Carmelo Occhiuto, parlando di sentenza esagerata, ha già annunciato ricorso. Di tutte le ipotesi di appropriazione indebita e falso in titoli contestate a Sindoni nella sua qualità di amministratore delegato dell'Upea (Unione produttori esportatori agrumicoli) ne è rimasto in piedi solo uno, quello in danno di una sola persona offesa. Dopo la sentenza di primo grado , sono usciti dall'inchiesta tutti i collaboratori di Sindoni, assolti per non aver commesso il fatto o perchè il fatto non sussiste, e questo ,secondo Sindoni , la dice lunga sulla possibilità poter affermare la sua innocenza nel processo di secondo grado. Così Sindoni commenta la sentenza: «La sentenza del processo "Limoni d'oro" non influenzerà in alcun modo l'attività amministrativa . Sono assolutamente sereno e convinto del fatto che la sentenza pronunciata in coincidenza con la ripresa della mia attività di pubblico amministratore sia assolutamente casuale. Certo, due anni e cinque mesi di reclusione a fronte di una sola operazione contestata nei riguardi della mia persona, fanno pensare ad un pronunciamento sproporzionato da parte del Tribunale di Patti. Tutto ciò se si raffronta alle migliaia di operazioni controllate e ai notevolissimi danni economici che ne sono derivati alla mia azienda. «Il tempo è galantuomo, e io – conclude Enzo Sindoni – sono la dimostrazione vivente di questo assunto. La vita continua ed io continuerò la mia battaglia per l'etica e la verità: ricorrerò contro questa sentenza ingiusta». L'inchiesta, avviata dall'allora sostituto procuratore della Repubblica di Patti, Roberto Arata, sulla gestione di alcune cooperative agricole, si era conclusa nel luglio del 1996 con l'arresto di Giovanni Sindoni, 73 anni , imprenditore agrumicolo di Barcellona, Antonio Catalano, 73 anni, titolare di un'azienda agricola in provincia di Reggio Calabria e la figlia Domenica, 35 anni, accusati di ricettazione di assegni. Dei venti indagati sono stati condannati a pene varie anche Giovanni Sindoni, Dante Caracciolo, Antonio Catalano, Domenica Catalano, Diego Nava e Paolo Chirico. Sindoni, dopo aver retto le sorti della città dal 1994 al 1999 e dopo una pausa di due anni e mezzo, nel giugno scorso è ritornato con un vero plebiscito di voti alla guida del Comune di Capo d'Orlando |