Alvin Young "stella" del torneo. «Ma il merito è di tutta la squadra, del coach e della società». La classe del capitano. Nei momenti decisivi, ancora una volta Alvin Young ha confermato, se mai ce ne fosse bisogno, di essere l'uomo-guida dell'Upea quinta in classifica.
Proprio quando il match diventava duro e la asfissiante difesa napoletana non gli aveva più fatto trovare il tiro facile (3/13 da due alla fine), l'ex reggiano ha trascinato i suoi alla vittoria nell'ultimo, infuocato, minuto della sfida contro la Eldo di domenica: due falli guadagnati per un 4/4 dalla lunetta e il rimbalzo che ha preceduto gli ultimi due tiri dalla linea della carità, accolto dal boato del pubblico dopo che Morandais aveva mandato sul ferro il tiro della possibile vittoria partenopea. E, alla fine, è stato di nuovo tripudio. «È stata una partita durissima – ha detto Young – e che ci ha permesso di incamerare due punti importantissimi per il nostro campionato. Non era facile infilare due successi interni contro Biella e Napoli, ci siamo riusciti nella consapevolezza della nostra forza». E Young primeggia nelle classifiche di rito in tutto il torneo: primo posto come valutazione (22.3), primo nella classifica cannonieri con 217 punti (21.7 di media con il 48% da due, il 45% dall'arco dove è molto migliorato rispetto agli ultimi anni, il 66,2% dalla lunetta). Non solo attacco, però: Young si sbatte anche in difesa – vedi Gaines tenuto fermo nell'ultimo quarto contro Biella – e la conferma arriva anche dai 4.9 rimbalzi catturati con l'aggiunta di 2.6 palle perse e 2.5 recuperate, oltre a 2.4 assist. Chiaramente è lui l'uomo principale sul quale bisogna difendere per gli avversari, e Young è primo anche nella speciale graduatoria dei falli subiti: 7.4 a match. «Ma il merito – prosegue il capitano – è di tutta la squadra, del lavoro del nostro allenatore, degli assistenti, di una grande società e del nostro presidente, persona unica e speciale. Poi io sono stato acquistato per fare questo, e mi sembra che le cose stiano andate bene». Quando è stato presentato, Young aveva detto di essere venuto a Capo d'Orlando per vincere, parlando addirittura di scudetto. «Beh, non mi sono sbagliato visto che siamo tra i primi (ride, ndc). No, io dico che ogni partita bisogna giocarla per vincere, sempre, anche contro avversari impossibili. Ed è importante che questa squadra abbia saputo acquisire una certa mentalità vincente dopo il cattivo inizio precampionato. La vittoria all'esordio di Avellino e quella successiva in casa con la Fortitudo Bologna hanno confermato che invece eravamo diversi, e che potevamo recitare un altro ruolo in questo torneo. E così sta andando. Certo, c'è rammarico per avere perso in casa di un punto con Scafati, ma magari vincendo quella non avremmo vinto con Napoli visto che stavamo rischiando grosso. Ma questo è il bello della pallacanestro». Ovvia la domanda sul perché in questi anni, dopo l'esperienza a Reggio Emilia, Young non sia venuto prima nella Lega A italiana. «Le richieste non sono mancate, forse qualcuno non aveva molta fiducia in me. Non lo so. Sto benissimo qui – conclude – non è mai troppo tardi e sono contento di essere all'Orlandina». Ieri è ripresa la preparazione che proseguirà oggi. Nella tranquillità più assoluta, derivante dalla posizione di classifica e dall'inserimento nello spogliatoio di un bravo giocatore ed un grande uomo quale Leo Busca, la squadra si prepara alla difficilissima trasferta di domenica sul parquet della capolista Montepaschi Siena.
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