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Ricerche dell'Archeoclub - martedì 20 marzo 2007 at 08:59
Quando gli "agatirni" invasero in massa il territorio dei Bruzzi Furono gli "agatirni" , antichi abitanti di Capo d'Orlando ad occupare, nel secondo secolo avanti Cristo, prima il territorio dei Bruzzi ( zona centrale montuosa dell'odierna Calabria ) e poi, a diffondere nella divina Roma i misteri dionisiaci?

E questa l'affascinante tesi su cui sta lavorando l'Archeoclub di Capo d'Orlando, che poggia le proprie argomentazioni sul rinvenimento a Tiriolo, antica cittadina del Catanzarese, nel cuore dell'antico territorio dei Bruzzi, di una delle tavole bronzee dove , per ordine del Senato romano sarebbe stato inciso il senatusconsultum de Baccanalibus. Si tratta di un decreto del senato di Roma con il quale si vietavano i culti in onore di Dioniso o Bacco. Sulle modalità e la sua diffusione si sofferma Tito Livio, secondo cui i riti dionisiaci erano penetrati a Roma dall'Etruria e ivi si diffusero come una malattia contagiosa.
Nel corso delle riunioni notturne gli uomini e le donne in preda all'ebbrezza del vino, compivano efferatezze oltre misura, non solo di carattere sessuale ma anche omicidi. E proprio Tito Livio nella sua opera "Ab Urbe Condita libro XVI " ci narra che il console romano Marco Valerio Levino nel 209 a.C. condusse via da Agatirno (sito su cui oggi sorge Capo d'Orlando) 4.000 cittadini, una moltitudine di gente dissoluta, un'accozzaglia di esuli, carichi di delitti e di omicidi che erano sempre vissuti di latrocini e di rapine dopo che un medesimo destino, per cause diverse, li aveva riuniti in Agatirno. Tito Livio nel narrare l'episodio si giovò come fonte anche del libro IX delle "Storie " di Polibio.
I 4.000 cittadini catturati nella città di Agatirno furono trasferiti oltre lo Stretto per devastare il territorio dei Bruzzi (che corrisponde a gran parte dell'odierna Calabria) nell'interesse di Reggio, perché secondo lo studioso di Capo d'Orlando Antonino Damiano la città di Agatirno, era il centro del culto dionisiaco dei Nebrodi. L'Archeoclub d'Italia, sede comprensoriale dei Nebrodi , presieduta da Carmelo Caccetta, che sta lavorando da anni sulla tesi dello studioso paladino , ha già preso i primi contatti con esponenti della cultura e delle istituzioni di Tiriolo .

Gazzetta del Sud

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