Occorre evitare effetti negativi. Transumanza vietata, gli allevatori chiedono la modifica del decreto.
Si allarga la protesta degli allevatori contro il decreto del ministro della Salute, Livia Turco che in buona sostanza impedisce la transumanza degli animali. Dopo la presa di posizione degli allevatori e del consigliere provinciale, Nino Reitano, sono stati i sindaci di Capizzi , Nino Iraci e di San Fratello, Giuseppe Ricca ad inviare una lettera al presidente della Regione Cuffaro per chiedere un incontro urgente a Palermo per affrontare la questione e concordare «utili iniziative condivise al fine di mitigare gli effetti devastanti del provvedimento governativo». I sindaci sottolineano infatti che l'attuazione dell'ordinanza ministeriale rischia di «distruggere l'ingente patrimonio zootecnico dei territori nebroidei e cancellare un tipo di allevamento che, da sempre, ha costituito la trave portante dell'economia nebroidea. I risvolti di questa ordinanza che prevede il sequestro e l'abbattimento degli animali in pascolo vagante, transumanza o alpeggio, privi dei certificati previsti dal regolamento di polizia veterinaria, non soddisfano lo scopo dichiarato della "prevenzione sanitaria", ma sono la testimonianza di una logica e di un intento fortemente repressivi. Non può l'assenza di un certificato produrre una misura così drastica. Certo, è giusto eliminare i problemi sanitari, ma ciò potrà avvenire con la collaborazione di tutte le parti in causa, vagliando il problema e impegnandoci tutti – e quindi allevatori compresi – a trovare una soluzione concreta e non tale da arrecare solo danni enormi ed irreversibili per coloro che da anni con la loro attività forniscono un contributo alla nostra economia». Un dato che viene confermato proprio dal Comitato spontaneo degli allevatori dei Nebrodi che hanno scritto oltre che a Cuffaro anche allo stesso ministro Livia Turco. "Noi allevatori del settore – si legge nella parte conclusiva del documento – non possiamo sopportare assolutamente gli effetti devastanti e deleteri di una ordinanza che se non ragionevolmente modificata in tempi brevi, comporterà l'inevitabile cancellazione di una nobile ed importantissima attività economica, per la quasi impossibilità di attenersi alle sue previsioni normative, con drastiche conseguenze occupazionali, economiche e sociali».
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