C’è un progetto ambizioso che vorrebbe una super Pepsi, disegnata per compiere il tanto agognato salto di categoria, ma che possa già tracciare il solco in cui seminare i presupposti per ridare alla piazza cestistica targata Caserta il lustro che più le si addice. Il presidente Rosario Caputo, che in questa fase di costruzione preferisce tacere perché si sta lavorando soprattutto sui contatti e sullo studio di fattibilità di alcune operazioni di mercato, non ha mai nascosto di voler battere anche la pista prettamente burocratica per restituire alla Juvecaserta non solo la Lega A, ma anche la sua storia, quella che permetterebbe di tornare a fregiarsi del titolo di campione d'Italia, di detentrice di Coppa Italia e di due scudetti a livello giovanile. Nel segno della continuità. La novella Juve, infatti, fortemente voluta dalla triade Caputo-Giannini-Miniero, è figlia del terzo millennio, nata dalla fusione di due formazioni casertane all'epoca militanti nella B d'Eccellenza: la Ellebielle e i Falchetti; un'unione concepita per non disperdere forze ed energie, con il preciso intento di restituire una precisa identità al basket di Terra di Lavoro. Gli sforzi della dirigenza juventina non sono stati affatto vani: in questi ultimi tre anni, ripartendo dalla Legadue, i colori bianconeri sono tornati a distinguersi per risultati, stile e credibilità. Purtroppo il fallimento risalente al ’98 ha fatto sì che tutte le proprietà legate alla precedente gestione siano passate, come lo stesso impianto di Pezza delle Noci, sotto il controllo della curatela, per cui oltre alle proprietà, restano sotto il controllo del tribunale anche i titoli e i trofei che dettero vanto alla pallacanestro casertana, resa grande in Italia e in Europa da Giovanni Maggiò e dalla sua famiglia. In verità Rosario Caputo già l'anno scorso aveva avanzato un contatto a livello federale per tentare di riacquisire i titoli al momento «congelati» dal giudice; ma la prassi prevede passaggi ben più complessi di una semplice istanza e manifestazione di volontà; necessitano garanzie molto più consistenti anche sotto il profilo economico. Una pratica, questa, già percorsa dalla Scavolini dopo il fallimento del 2005, chiusa felicemente grazie al concreto apporto dell'Amministrazione comunale di Pesaro. Al di là del desiderio e dell'auspicio di voler legare il passato e il futuro della Juvecaserta, il presente del sodalizio rimasto nelle mani di Rosario Caputo parla di un nuovo assetto sia a livello societario dopo l'addio (o arrivederci?) di Miniero e Giannini, sia a livello di squadra; un assetto che passa innanzitutto attraverso l'ingaggio del nuovo general manager e del nuovo allenatore. L'immediato futuro della Pepsi si poggia su due fattori predominanti: proprietà e imprenditorialità. È sulla ricerca di ciò che dedico tutto il mio tempo messo a disposizione della Juve», ha ammesso il presidente Caputo. È ovvio che il primo passo, fondamentale, è legato alla figura del general manager. Volendo dare per scontato l'ingresso negli uffici del Palamaggiò di Pierfrancesco Betti (Eldo Napoli) radio mercato insiste su un possibile biennale (più opzione per il terzo anno) da offrire al coach Bucchi il quale potrebbe non restare a Napoli. Questo quadro favorirebbe l'ingaggio del play dell'Eldo Valerio Spinelli che ritornerebbe sul parquet di Castelmorrone dopo la felice esperienza vissuta in serie B con la Ellebielle di Ciccio Ponticiello. Un'accoppiata italiana Spinelli-Ghiacci, che spesso si tinge d'azzurro, farebbe faville. Per la panchina bianconera si stanno vagliando anche altre possibilità, come quella che porta a Luca Dalmonte sulle cui orme c'è anche l'Air Avellino pronta a divorziare da Matteo Boniciolli, nonostante il contratto che lega il coach triestino alla società irpina fino al 2008. Anche Boniciolli, Perdichizzi (Capo d'Orlando), Pancotto (Udine) che ha già lavorato con Betti e ora anche Pillastrini, dopo il mancato accordo con la Fortitudo Bologna, figurano sul taccuino Pepsi.
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