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Romeo Sacchetti e Gianmaria Vacirca - mercoledì 19 marzo 2008 at 14:03
Mezza giornata di relax a Messina, per "festeggiare" in serenità la terza vittoria consecutiva ottenuta contro Scafati (record per l'Orlandina in serie A). Romeo Sacchetti e Gianmaria Vacirca, allenatore e direttore sportivo della Pierrel dei miracoli, lunedì hanno trascorso nel capoluogo alcune ore spensierate alla "scoperta" di alcuni angoli della città, lontano – per quanto strano possa sembrare dirlo – dai clamori della piccola Capo d'Orlando che è letteralmente impazzita per la sua squadra di basket, quinta in serie A e ormai a un passo dai playoff scudetto.
«Pressione? Anche in questo, Capo d'Orlando è un posto speciale – filosofeggia Sacchetti davanti a un aperitivo in piazza Duomo – è normale essere fermati per strada, ricevere complimenti e auguri, ma quello che mi è successo qualche tempo fa è unico: i giornali parlavano del mio contratto, del fatto che avessi la famiglia lontana e un giorno, mentre passeggiavo a San Gregorio, un signore mi ha fermato per dirmi che gli avrebbe fatto piacere, quando mia moglie fosse venuta la volta successiva, invitarci per un caffè a casa sua. Non penso che una cosa del genere possa accadere altrove».
Certo, l'ambiente orlandino (in tutte le sue componenti: tifosi, società, contorno) è particolarmente sano rispetto alla media del movimento. Però il "miracolo" di questa Pierrel è anche e soprattutto tecnico, quindi va ascritto a merito della coppia delle meraviglie Sacchetti-Vacirca. A maggior ragione dopo il cambio in corsa: fuori Diener e l'infortunato Slay, dentro Mejia, Beck e l'ex infortunato Falls. «È stato un momento molto delicato – sottolinea il coach passeggiando per le vie del centro – quando abbiam perso male in casa con Milano, all'esordio di Mejia, poteva davvero rompersi il "giocattolo"». Le scelte, però, si sono rivelate giuste e in questo senso fondamentale è stata l'addizione di Falls, quel tiratore da fuori che con la partenza di Diener veniva a mancare. «Ma noi avremmo comunque preso Beck – frena subito Vacirca – conoscevamo le sue qualità, abbiamo ritenuto che non rendesse solo per la situazione di Varese ed era la nostra prima scelta indipendentemente da Falls».
Più tardi, a pranzo a Ganzirri davanti allo scenario incomparabile dello Stretto, mentre i due fanno onore alla cucina messinese è inevitabile parlare del futuro. A tutti i livelli. «Una Coppa? Qualificarsi e poi rinunciare significa che come società non crescerai più – analizza Gianmaria – ma che andrai incontro a un ridimensionamento. Se si pensa che la piazza sia troppo piccola per una Uleb, la soluzione potrebbe essere giocare le partite interne tra Capo d'Orlando, Messina e le altre città siciliane, magari con il sostegno della Regione». Magari con Pozzecco... «Io credo che Gianmarco non abbia realmente deciso cosa farà – interviene Meo – e che deciderà solo al termine della stagione. Probabilmente, nemmeno lui pensava di poter giocare così bene quest'anno e, con il gruppo splendido che si è creato, ha ritrovato anche l'entusiasmo».
Più delicata appare invece la questione del rinnovo di Sacchetti e Vacirca, soprattutto del primo il cui nome è associato da qualche settimana a quello di Varese dalla stampa specializzata. Ma non sarà l'unica offerta che Meo riceverà a fine stagione, quando potrebbe liberarsi dal contratto con la Pierrel. «Questo è un posto bellissimo, passeggiare sul lungomare a San Gregorio in questo periodo è una meraviglia. La famiglia? Complicato trasferirsi – spiega il baffuto coach – anche perché poi, dopo qualche anno, rischi ovviamente di dover ripartire da capo in un altro posto ancora».
«Quello che paghiamo, secondo me, è la lontananza dagli aeroporti. Credo che già a Messina si incontrino meno disagi», aggiunge Gianmaria con l'espressione un po' triste di chi la fidanzata la vede poco proprio per questo motivo. Ma lui, il "genietto" milanese, sembra davvero vicino al rinnovo (probabilmente l'ultimo di questa squadra dei miracoli, visto come nicchia quando gli si chiede delle chances di rifirmare Wallace), mentre l'impressione è che il presidente Enzo Sindoni dovrà dare un segnale tangibile al coach di Altamura per trattenerlo. E non è tanto questione di soldi, quanto di considerazione: Sacchetti – lo diciamo noi, ovviamente – non è più una scommessa, ma un grande allenatore.
La giornata dei due "turisti per caso" a Messina finisce: si torna al lavoro, in palestra o dietro la scrivania. Un lavoro che speriamo duri il più possibile.
Max Passalacqua

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