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SCUOLA: LA PROTESTA. DI LA TUA - venerdì 31 ottobre 2008 at 09:20
La nuova (e vecchia) gioventù

di Roberto Puglisi

Via Libertà è una grande muraglia impenetrabile. Più facile passare con un cammellone di seicento chili attraverso la cruna di uno spillo rachitico. Che fare al cospetto della Grande Protesta della scuola e dell'università con connessi problemi di viabilità? Opzione Gustavo Selva, cioè fingere un malore e farsi trasportare a destinazione in ufficio tramite 118? Se hanno beccato lui... Che fare dunque? Unica e dolorosa scelta: abbandonare la Zingarmobile (nomignolo con cui gli invidiosi appellano la tua macchina, solo perché ha vent'anni e sembra un coacervo di lamiere putrefatte) al suo destino in Vicolo Stretto. E tiremm innanz, negli anfratti della massa di coloro che rivendicano.

All'inizio, mischiarsi al corteo è una seccatura. C'è caldo, nonostante un gruppetto di minacciose nubi fantozziane. Poi, l'incontro sulla via di Damasco (sempre via Libertà è, non ha cambiato nome) con una professoressa di religione dei tempi andati. Dice che è rimasta precaria. All'epoca dei suoi esordi, il Palermo militava in serie C. Santino Nuccio infiammava la Favorita, non ancora “Barbera”, con le capriole contro la Juve Stabia in un giorno di pioggia. E nessuno immaginava la Juve vera nelle nostre deserte contrade. Allora, nella testa del passante frettoloso che ha lasciato la sua auto nel Vicoletto, si accende una specie di strana e arrabbiata lucina. Gelmini a parte, sotto quanti governi di destra e sinistra la prof di religione è rimasta avvinghiata al suo precariato? Il tuffo nella protesta, camminando verso l'ufficio, è quasi un riflesso condizionato.
La nuova gioventù somiglia moltissimo alla vecchia. A quella che metteva in piazza le proteste della Pantera. E anche vent'anni fa, al di là di ministri e ministeri, il sogno inconfessato era ben evidente negli slogan. Un compito semplice semplice: rivoluzionare il mondo. È l'aspirazione dei sedici anni che si rinnova, fino a quando, appunto, ci sono i sedici anni. In attesa del cambio di testimone con i sedicenni contemporanei. Perfino singolarmente gli adolescenti di oggi sembrano fresche gocce d'acqua di quelli di ieri. C'è l'intellettuale con i capelli a zazzera e gli occhialini gramsciani sul camion che guida il corteo, in effetti una sciccheria logistica che ha modificato le polverose strategie della fanteria della rivendicazione, meccanizzandole. C'è quello che ne approfitta per dare sfogo alle sue pulsioni amorose, dolcemente condivise dalla Holly di turno (o era Hobby?). C'è quello che salta. C'è quello che balla da solo, perché è timido... La colonna sonora è mutata. Gli altoparlanti del camion amplificano la canzone de “I Cento passi” elettrizzando la nuova gioventù. Nel cuore della mischia, la gente si cerca. Dove sta il Garibaldi? E il Meli? Dove sono i ragazzi del Meli? Sembra di stare sul Carso, dentro il fuoco nemico, a caccia dei commilitoni dispersi.
Il colpo d'occhio del serpentone intasa la prospettiva di via Libertà a perdita di sguardo. Un pensiero nostalgico alla macchina, proditoriamente situata su una zona blu incustodita, confidando nella cecità degli addetti al controllo o nell'efficacia del cartello recante la scritta “guasta” che sempre accompagna tali parcheggi inosabili. L'ufficio è a prora come l'America di Colombo. È il momento di salutare la gioventù vecchia o nuova che sia e i capelli bianchi della prof di religione, sperando che il futuro le sia propizio, ma con questi chiari di luna... Eppure su un cartello c'è vergato col pennarello rosso: “Adotta un precario”. I Cento passi si spengono in lontananza con la loro musica, pungendo con un residuo di inconsapevole e sorda malinconia. L'ultimo frammento della protesta almeno è consolante. Un ragazzo rasato con la felpa di Forza Nuova si avvicina a un gruppetto con le magliettine di Che Guevara. “Avete da accendere?”. Sì. Anzi, gli offrono pure un mezzo sorriso – non esageriamo - e una sigaretta.


Messina, come ai tempi del no al ponte

di Gabriella Cerami

“No ai tagli e alla riduzione delle ore. E poi, quando saremo all’università, quante tasse dovremo pagare?”. Questo urla una ragazza, appena sedicenne, al megafono. Intanto la piazza messinese si scalda, il corteo parte e cammina alla volta della Prefettura. Si pensa al presente, ma un occhio, i ragazzi delle scuole superiori, lo proiettano al futuro. “Oggi si manifesta contro la riforma Gelmini, ma, più in generale, contro le politiche dell’istruzione attuate dal Governo - afferma un insegnante – questi, sono tagli da macellaio”. Secondo la Cgil, un corteo di queste dimensioni, a Messina, non si vedeva dai tempi del “No Ponte”. Bambini delle scuole elementari con le maestre, ragazzi delle scuole medie e superiori, tanti professori, volti noti della politica, ex assessori e sindacalisti, tutti insieme a protestare, come poche volte è avvenuto nella storia di questa città. Non si vede, però, l’assessore alla Scuola, Salvatore Magazzù, nessun intervento da parte sua, forse è rimasto chiuso nel Palazzo, nonostante Messina, oggi, si sia riscoperta ribelle. Consapevolezza nelle parole dei ragazzi, forse ancora poca maturità politica, ma chi è in piazza a manifestare sa bene per quale motivo si trova lì. “Non lasceremo nulla all’improvvisazione – dice Gabriele del liceo classico F. Maurolico – in classe con i professori abbiamo studiato il testo della riforma. Non siamo strumentalizzati dai partiti politici e continueremo a oltranza la nostra protesta. A noi del liceo classico non possono ridurre le ore di latino e di greco; come faremo, durante gli esami, ad affrontare la seconda prova?”. Presenti anche tanti bambini con le loro insegnanti. “Non si può tornare al maestro unico. – dice un maestra del Coordinamento degli insegnati - Ciò significherebbe sempre meno assunzioni, licenziamenti e più disoccupazione” Gli studenti ammettono che molti scioperi, nel passato, sono stati un abuso. Sono stati dettati dalla voglia di non entrare a scuola per saltare un’interrogazione. “Questa volta il problema è reale. – spiega Giuseppe, un altro studente liceale – I professori sono con noi e noi siamo con loro, uniti contro la riforma Gelmini e contro la legge 133. Speriamo nel referendum e nell’abrogazione. Gli insegnanti stanno preparando un documento che invieranno a Roma. Il movimento nasce dalla base, non dai partiti. Siamo noi studenti comuni a dire no a una riforma che non è una riforma e che penalizza studenti e insegnanti. I metodi di protesta da attuare li decideremo insieme ai docenti.” Gli studenti urlano ancora sotto le finestre del Palazzo del Governo, hanno chiesto un incontro col Prefetto Francesco Alecci. Si pensa alla manifestazione nazionale del 7 novembre e si ipotizza una forma di protesta più estrema. “Si arriverà all’occupazione delle scuole e dell’Università” si vocifera.


Palermo, città paralizzata

Tre cortei hanno paralizzato l’intera città. Due previsti, anche dal comando dei vigili urbani: quello di via Libertà degli studenti delle scuole medie e superiori e quello che è partito dall’università. Uno che ha spiazzato tutti. Un gruppo di studenti si è dato appuntamento in via Leonardo da Vinci e da qui rendendo ancora più caotico il traffico a Palermo si è diretto verso piazza Politeama. A Palermo circa cinquemila studenti universitari, partiti da viale delle Scienze, hanno percorso le vie del centro storico e hanno da poco raggiunto piazza Castelnuovo, dove nel frattempo era confluito il corteo organizzato dai sindacati contro la riforma della scuola, proveniente
da un’altra area della città. I tre serpentoni si sono riuniti attorno alle 12 e 30. Almeno 100 mila manifestanti secondo i sindacati. Per la questura molto meno. Un successo per gli organizzatori dei cortei che ha superato le loro stesse aspettative. Grandissima anche l'adesione allo sciopero da parte di docenti e personale Ata. Dopo la manifestazione a Palermo, rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil Snals e Gilda, si sono recati in prefettura. “Siamo qui per rappresentare al prefetto le ragioni della manifestazione - ha detto il segretario generale della Cgil di Palermo Maurizio Calà - Al prefetto consegneremo la nostra pervicace volontà nel continuare la lotta fino a quando il governo non capirà che è necessario rivedere la politica generale sulla scuola a partire dagli sconsiderati tagli annunciati”.

I.Ma.

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I Commenti dei lettori
Commento di CdL - Italia giorno venerdì 31 ottobre 2008 alle 09:32 - IP Logged
La solita sinistra per acchiapapre qualche consenso sciperano accanto ai baroni. A lavorare


 

 

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