E
sovra i monti, lontano sugli orizzonti
è
lunga striscia color zafferano:
irrompe
la torma moresca dei venti,
d’assalto
prende le porte grandi
gli
osservatori sui tetti di smalto,
batte
alle facciate da mezzogiorno,
agita
cortine scarlatte, pennoni sanguigni, aquiloni,
schiarite
apre azzurre, cupole, forme sognate,
pergolati
scuote, le tegole vive
ove
acqua di sorgive posa in orci iridati,
polloni
brucia, di virgulti fa sterpi,
in
tromba cangia androni,
piomba
su le crescenze incerte
dei
giardini, ghermisce le foglie deserte
e
i gelsomini puerili poi vien più mite
batte
tamburini; fiocchi, nastri...
Ma
quando ad occidente chiude l’ale
d’incendio
il selvaggio pontificale
e
l’ultima gora rossa si sfalda
d’ogni
lato sale la notte calda in agguato.
in
tromba cangia androni,
piomba
su le crescenze incerte
dei
giardini, ghermisce le foglie deserte
e
i gelsomini puerili poi vien più mite
batte
tamburini; fiocchi, nastri...
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